Il club dei perdenti
- Autore: Giulia Rossi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2022
"Un romanzo è sempre vero. Anche quando non racconta la verità."
Questa è una delle frasi più significative che caratterizzano il romanzo Il club dei perdenti di Giulia Rossi, una storia di riscatto, di amicizia e di speranza. Il club dei perdenti, pubblicato dalla casa editrice Nord nel 2022, è il secondo romanzo di Giulia Rossi, che ha esordito nel 2019 con È così che si fa con lo stesso editore.
Il fatto che muove la vicenda avviene in una gelida notte d’inverno: un senzatetto rimane vittima della superficialità e della folle violenza di un gruppo di quattro ragazzini, che gli danno fuoco mentre dorme su dei cartoni nei pressi della stazione in una città di provincia (il cui nome poco dopo nella narrazione verrà svelato), riducendolo in fin di vita. Un gesto fatto senza una motivazione, solo per noia.
A farne le spese è un uomo che, ricoverato in terapia intensiva, si salva per miracolo, ma che, mentre viene indotto in coma farmacologico per risparmiargli il dolore, nessuno va a trovare; nessuno sembra conoscerlo in città, di lui non sembra importare nulla ad anima viva. Come se non bastasse, non ha documenti che possano rivelarne l’identità.
Entra in gioco a quel punto l’io narrante del romanzo, il giovane ma già affermato scrittore Lorenzo Fabbri, che viene contattato via telefono dalla polizia giunta sul luogo del tentato omicidio. Tra i pochi oggetti che il clochard teneva con sé risparmiati dalle fiamme, c’è infatti uno zaino all’interno del quale è conservata una copia dell’ultimo romanzo del protagonista, con un suo vecchio numero di telefono scritto su una pagina. Questo elemento porta a riflettere Lorenzo, che apprende la notizia dal telegiornale mentre si trova a casa sua, lontano dal luogo dove è avvenuto il fatto increscioso, che per l’appunto è proprio la sua città d’origine, Mestre, dalla quale si è trasferito in seguito agli ottimi sviluppi della sua carriera di scrittore, ma dove vive ancora sua madre.
Lorenzo si interroga in particolare sulla possibilità che non si tratti di una pura casualità. Ritiene di non conoscere l’uomo vittima di questo atto di violenza, ma se invece non fosse un estraneo e la sua vita e quella di quest’uomo fossero in qualche modo legate tra loro?
La narrazione si dipana da quel momento in bilico tra passato e presente del giovane scrittore, tra la sua infanzia trascorsa nel quartiere Piave a Mestre insieme ai suoi tre amici e compagni di scuola, con i quali è cresciuto negli anni Novanta, e la sua vita attuale, che si svolge circa vent’anni dopo, basata sulla scrittura e in particolare sulla stesura di un nuovo romanzo, che egli sta portando avanti proprio durante il racconto di questa vicenda. Si vengono così a intersecare le due storie, creando una sorta di romanzo nel romanzo, un modo attraverso cui i lettori vengono guidati nel corso della narrazione per poter conoscere a poco a poco i personaggi che popolano il libro e le loro vite.
Il titolo dell’opera è stato voluto dall’autrice e deriva dal nome del club fondato a circa dodici anni da Lorenzo e dagli altri suoi tre amici d’infanzia, in un’estate, per allontanare la noia e al contempo provare a combattere il degrado della loro città. Emanuele, Sara e Giacomo, appassionati di film e libri dell’orrore, si ispirano al capolavoro di Shephen King IT, che i quattro amici di Mestre hanno letto, dov’è appunto presente un gruppo di ragazzini che scelgono questo nome per la loro associazione.
Il forte richiamo a questo autore è prova della passione di Giulia Rossi stessa per la letteratura e per gli autori che l’hanno maggiormente colpita e ispirata. Tra di essi per sua stessa ammissione c’e anche Ian McEwan e in particolare il suo libro Espiazione, dal quale l’autrice ha tratto lo spunto per creare una sorta di metanarrazione e per sviluppare il tema, molto presente in questo libro, di come un’opera di narrativa possa aiutare a espiare la colpa per un errore commesso dal suo autore nella vita reale.
Altro tema che sta a cuore a Rossi è il racconto di una città e di un territorio che l’autrice ben conosce, Mestre e il quartiere Piave in modo più specifico, essendo lei nata, cresciuta e residente a oggi in questa città.
L’autrice non risparmia critiche alla sua città e al suo quartiere, che spesso è salito e continua a salire alla ribalta della cronaca per episodi di violenza o per altri reati, ma cerca attraverso questo romanzo di metterne in luce anche gli aspetti positivi, "lampi di bellezza in mezzo al grigiore", come lei stessa ha dichiarato.
Mestre, una città spesso dimenticata e non valorizzata, luogo di passaggio per pendolari e turisti da o verso Venezia, con la quale condivide anche nel nome la stazione ferroviaria, una delle più importanti per transito di passeggeri in Italia e che è tuttora parte integrante del comune, nonostante sia per le notevoli dimensioni che per la sua collocazione sulla terraferma possa essere considerata una realtà ben distinta dal capoluogo di regione del Veneto.
Il suo è "uno sguardo critico ma amorevole", come ha dichiarato in una presentazione, riferendosi al quartiere Piave, al quale ha dedicato questa sua opera.
Dal punto di vista stilistico il romanzo si presenta molto scorrevole, con un linguaggio a tratti anche semplice e colloquiale, ma efficace per descrivere la realtà della società contemporanea e mai banale, con alcune perle di rara bellezza, come ad esempio quella citata all’inizio, che denotano da parte della scrittrice consapevolezza del suo mestiere, del ruolo della narrativa e dell’importanza della lettura. Abbondano anche i dialoghi nella narrazione, spesso considerati uno scoglio difficile da superare nella stesura di un’opera per i giovani autori, ma che invece Giulia Rossi ha rivelato di essere riuscita a sviluppare con una certa naturalezza, grazie alla sua conoscenza e passione per le serie televisive, che l’hanno aiutata a superare questo ostacolo.
Numerosi sono i temi sociali trattati in questo libro: da quello dell’emarginazione di molte persone ritenute diverse, quello dell’affido familiare, temporaneo o definitivo che sia, passando per l’amicizia, quella autentica, che si mantiene viva nel tempo nonostante la distanza e le circostanze della vita che a volte allontanano le persone, solo per citarne alcuni dei più importanti. Leggerezza nel racconto dell’amicizia quindi tra i quattro ragazzi, ma anche impegno e serietà nel racconto del difficile rapporto a quell’età dei figli con i genitori, il degrado e la violenza delle periferie delle città italiane, di cui il quartiere Piave di Mestre è soltanto un esempio, e l’aspirazione dell’uomo contemporaneo al riscatto sociale e morale in qualunque modo esso possa realizzarsi in questa vita.
Il finale del libro è tutto da vivere, ma la speranza nonostante tutto riveste un ruolo importante in questa storia, non quella improntata alla retorica e della quale dovremmo liberarci, bensì una speranza costruita sull’impegno quotidiano e concreto per migliorare la realtà attuale dove siamo chiamati a vivere.
Giulia Rossi dimostra di saper assolvere molto bene questo compito, perché scrivere con passione, cercando di far riflettere le persone su temi e questioni importanti, ma regalando loro anche un sorriso e una giusta dose di sana immaginazione, significa contribuire a migliorare questo mondo.
Giulia Rossi è una giovane scrittrice di Mestre, si è laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e attualmente si occupa di comunicazione e formazione in ambito digitale.
"Scrivere di quello che si conosce" viene spesso consigliato agli autori giovani o emergenti, e questo sembra essere anche il motto di questa scrittrice, molto legata alla sua città, tanto da farvi numerosi riferimenti: alcuni più espliciti, come ne Il club dei perdenti, altri meno, ma comunque abbastanza riconoscibili, come in È così che si fa. Una scelta che non la sminuisce: d’altronde anche moltissimi altri scrittori, tra cui alcuni riconosciuti dalla critica come i più grandi nella storia della letteratura, hanno ambientato le loro opere nei luoghi natali, dove hanno trascorso una parte della loro infanzia, dove vivono o hanno vissuto o almeno dove sono stati o sui quali si sono documentati, perché questo consente di essere più credibili agli occhi dei lettori e di poter ritrarre un’ambientazione più vicina al proprio sentire e alla propria personalità.
Per quanto i riferimenti letterari segnalati dall’autrice come modello di ispirazione per questa sua storia possano sembrare un po’ troppo ambiziosi, l’umiltà che traspare dalle pagine di questo romanzo riflette quella dell’autrice, che non desidera imitare tali giganti della narrativa, ma trarne uno spunto per costruire delle sue storie originali, autentiche e vivide. Va anche detto però che nella vita, come questa scrittrice ci insegna, a volte alzando l’asticella e puntando un po’ in più alto della media ci sono più probabilità di raggiungere traguardi più elevati.
Chi scrive, leggendo Il club dei perdenti ha imparato ancora una volta, forse con questo libro anche di più, che nella apparente semplicità di una storia ci sono semi preziosi che ci permettono di coltivare la speranza di dare un senso alla nostra esistenza, imparando dai nostri errori per poter osservare il mondo con uno sguardo rinnovato, più aperto e consapevole.
Giulia Rossi è una scrittrice vera, non un personaggio costruito, che ama ciò che fa e lo mette al servizio degli altri con la limpidezza, la freschezza e la dolcezza di chi ama le sfide e mettersi in gioco non per spirito di competizione, ma per esprimere se stessa, la sua creatività, la sua visione del mondo, in una sola parola la sua anima, che ci regala con chiarezza espressiva attraverso questo suo originale, vivace e bel romanzo, vivamente consigliato.
Il club dei perdenti
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il club dei perdenti
Lascia il tuo commento