Il coltellino svizzero. Capirsi, immaginare, decidere e comunicare meglio in un mondo che cambia
- Autore: Annamaria Testa
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2020
Dalla casa editrice Garzanti è stato pubblicato da pochissimo (settembre 2020) Il coltellino svizzero , nuovo saggio della giornalista pubblicista Annamaria Testa, copywriter, saggista e docente in vari Master presso prestigiose università italiane. L’autrice ha maturato una lunga esperienza lavorativa nel campo della comunicazione, evidente già dall’incipit dell’opera:
“Oh. Grazie! Grazie per aver aperto questo libro. Qui vi dico in breve com’è fatto e che cosa potete aspettare di trovarci. La prima parte parla di fenomeni che ci riguardano da vicino: meccanismi di pensiero, di comportamento e di relazione che ci guidano e orientano ogni giorno la vita e le scelte di ciascuno di noi […]. Nella seconda parte, il focus si sposta verso i modi in cui ciascuno di noi si mette in relazione con gli altri e con il mondo, quello virtuale e quello reale”.
Colpisce immediatamente il modo di comunicare chiaro e diretto, in prima persona, della scrittrice con i suoi lettori, i quali, con argomentazioni esemplificative e dati numerici (risultati di ricerche universitarie americane), vengono guidati da un capitolo all’altro alla scoperta dei meccanismi della conoscenza di se stessi e della realtà circostante. La lettura è resa più agevole dall’inserimento di fili conduttori, sapientemente inseriti. I contenuti del saggio sono un aggiornamento e una riscrittura di oltre ottocento pubblicati in rete dall’autrice su due blog: “nuovoeutile.it” e “internazionale.it”. Anche la scelta del titolo, Il coltellino svizzero, viene spiegata fin dalle prime pagine: è uno strumento “che ha l’ambizione di rendersi utile senza occupare troppo spazio o infligge[re] troppo peso”.
Il punto di partenza per “capirsi, immaginare, decidere e comunicare meglio in un mondo che cambia” è porsi delle domande. Non si può comprendere nulla senza conoscere ciò che ci circonda e su come noi ci approcciamo agli altri e al mondo. “Domandare è virtuoso”, infatti “porre una domanda significa entrare in una relazione di scambio”. Porre domande (domande poste, però, senza presumere di possedere anzitempo le risposte), è fondamentale per trovare le risposte vere e conoscersi nel profondo.
Per mettersi in ascolto di sé bisogna individuare quali qualità (non necessariamente grandiose) si possiedono. Può sorprendere che la maggior parte degli individui di “valore” soffrono della sindrome dell’impostore (chi, avendo ottenuto ampi e ripetuti riconoscimenti del proprio valore si sente indegno e immeritevole).
Riconoscere i propri meriti e i propri successi, anche se non si è personaggi pubblici o di chiara fama, è fondamentale per compiere il primo passo per conoscersi veramente. Di contro, ci sono individui che soffrono dell’effetto Danning-Kruger (dai ricercatori che per primi ne hanno parlato), sono, cioè, persone incompetenti ma che hanno una “incondizionata fiducia nelle proprie capacità”.
Nel processo conoscitivo va posta attenzione ai bias cognitivi e alle strategie euristiche. I primi ci portano a decidere in modo automatico sulla base di pregiudizi o ideologie, i secondi sono modi di prendere decisioni in modo emozionale. Utilizzare, molto spesso lo si fa inconsapevolmente, queste categorie, ci permette di trovare risposte rapidamente, ma in modo ingannevole. Allo stato attuale delle ricerche, noi esseri umani siamo i soli in grado di pensare in modo introspettivo.
Continua Testa:
“Quando la mente vaga senza riuscire a trovare un oggetto adeguato, l’automatismo della noia […] scatta implacabile […]. Eccoci al punto: il lato luminoso della noia consiste nel fatto che l’essere annoiati ci spinte a cercare stimoli diversi e a tirare fuori la nostra curiosità. E la curiosità ci guida a cercare nuove opportunità. A livello collettivo, è un grande motore di conoscenza. A livello individuale, è un fattore di benessere e di salute mentale”.
E sempre solo noi uomini siamo in grado di riflettere sul pensiero stesso, ossia siamo in grado di “pensare il pensiero”, effettuare processi di metacognizione.
Nella seconda parte del saggio, le argomentazioni dell’autrice si concentrano sul rapporto di conoscenza tra il singolo e la realtà (anche quella virtuale) sottolineando come ciascuno è “travolto da un sovraccarico cognitivo” e di come i mezzi di comunicazione ci propongono informazioni incomplete e fuorvianti attraverso comunicazioni di tipo dicotomico (o bianco o nero), portando noi fruitori di prodotti, in modo del tutto inconsapevole, a schematizzare il mondo intorno a noi, e aiutandoci a prendere decisioni, farci opinioni in modo rassicurante e rapido; pertanto è fondamentale padroneggiare il lessico dei social, delle persone di potere, dei messaggi di ogni tipo che ci travolgono per orientarci nel nostro mondo.
A conclusione del saggio, l’autrice ci esorta a
“Coltivare una dose di consapevolezza: Osserviamo le nostre motivazioni e i nostri pensieri e governiamoli. Guardiamoci intorno con attenzione e meraviglia […]. Ricordiamo che stiamo condividendo un piccolo pianeta, bellissimo e fragile”.
Non bisogna essere esperti in psicologia comportamentale o nei linguaggi della comunicazione per intuire certi “meccanismi” che regolano i comportamenti e imparare a interpretare il nostro mondo, infatti ciascun lettore viene accompagnato a ogni step successivo dalla voce narrante, attivando maggiore consapevolezza dei processi comunicativi in un “mondo che cambia”.
Il coltellino svizzero merita di essere letto!
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