Il coltivatore di Malata
- Autore: Joseph Conrad
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il coltivatore di Malata” (Edizioni Croce, 2017, titolo originale The Planter of Malata, traduzione di Salvatore Asaro, introduzione e cura di Maria Paola Guarducci) fu completato dal grande autore polacco, naturalizzato britannico, Joseph Conrad, nato Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski (Berdyčiv, 3 dicembre 1857 - Bishopsbourne, 3 agosto 1924) nel dicembre 1913, uscito sul numero di giugno/luglio 1914 del Metropolitan Magazine di New York e poi nel 1915 incluso nel volume “Within the Tides”. Grazie alla casa editrice romana, la novella “piccolo capolavoro defilato e negletto”, viene ora tradotta per la prima volta in Italia, accompagnata dalla bella copertina che ritrae un particolare del dipinto Al-fresco Toilette, di Sir Samuel Luke Fildes (1889).
In queste brevi ma intense pagine, Joseph Conrad dimostra al lettore come spesso l’innamoramento è solo un’illusione, ovvero la ricerca di un’impossibile felicità. Una “novella cupa” che cela un mistero, emblematica per comprendere il pensiero di Conrad e la sua continua ostinazione nell’indagare l’animo umano. Dopo cinque anni di avventure, Geoffrey Renouard, esploratore di successo solitario e misantropo, si dedicava alla coltivazione sperimentale di piante da seta sull’isola di Malata, in una piantagione che l’amministrazione coloniale inglese gli aveva concesso in dono. L’uomo conduceva un’esistenza solitaria in compagnia di “rozzi selvaggi”, i braccianti della sua piantagione, infatti quello di Renouard era un vero autoesilio su di un’isola popolata solo da nativi. Ma non è forse vero che talvolta la solitudine può avere gli stessi effetti del veleno? Durante una visita sulla terraferma di una città australiana, l’esploratore aveva incontrato un suo vecchio amico, di mestiere giornalista al quale aveva confidato di essere rimasto colpito dalla grande bellezza di una giovane donna conosciuta la sera prima. Renouard, invitato a cena a casa del vecchio Dunster che era stato un politico molto importante nell’ambito della colonia, ma si era ritirato dall’incarico in seguito a un viaggio in Europa e a una lunga permanenza in Inghilterra, aveva posato il suo sguardo su Miss Felicia Moorsom. Era stato per Geoffrey, uomo stanco e disilluso, amore a prima vista, ecco dunque provare quella passione travolgente, assoluta capace di cambiare l’esistenza una volta e per sempre. Questo era accaduto al misantropo esploratore, ora il centro del suo mondo non era più una sperduta isola, ma Felicia. Miss Moorsom era alta, sinuosa e portava con estrema eleganza sul suo corpo ben diritto, un viso dai tratti particolari, nel quale splendevano occhi neri e profondi e che era incorniciato da una massa di capelli fluenti.
“Una ragazza che lascia il segno!”
dal fascino pericoloso che aveva impedito all’esploratore di comprendere “l’interiorità sfuggente della giovane”, come sottolinea nell’introduzione al testo Maria Paola Guarducci. Felicia, giunta in quell’angolo di universo da Londra con il padre, un filosofo in voga, impegnato a far denaro tra pubblicazioni e conferenze, e a una zia di mezza età elegante e snob, era sbarcata in quei lidi per uno scopo ben preciso. Uno scopo che impediva all’esploratore di condividere il futuro insieme all’oggetto del suo desiderio. Forse era anche per questo che adesso che la stella polare di Geoffrey Renouard era andata via lasciando solo il suo “profumo evanescente”, “il tramonto selvaggio” di Malata era simile
“al ricordo del cuore che in quei luoghi era stato spezzato”.
Il coltivatore di Malata
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