Il comunicatore
- Autore: Maurizio Lorenzi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Imprimatur
- Anno di pubblicazione: 2018
Poliziotto scrittore o scrittore poliziotto? Maurizio Lorenzi è l’uno e l’altro, con merito, tanto per il valido autore di non pochi testi e racconti che per il sottufficiale della Polizia di Stato, Questura di Bergamo. È la stessa sede del protagonista del romanzo col quale sta girando l’Italia, in un fitto tour di presentazioni: “Il comunicatore”, uscito a maggio 2018 (320 pagine 16,50 euro), per i tipi Imprimatur, la casa editrice di Reggio Emilia con cui ha pubblicato “Eroi senza nome”, nel 2014 e “Identikit. Il disegnatore di incubi”, nel 2016, entrambi premiati dalle giurie dei riconoscimenti letterari internazionali il Molinello, di Rapolano Terme (SI) e Montefiore, Cattolica.
MaLo, come ama firmare i suoi articoli sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”, col quale collabora, sta virando verso una narrativa mista. Associa realtà e fiction allo stesso tempo. Esperienze professionali autobiografiche e immaginazione, nello stesso testo.
In questo nuovo titolo c’è tanta vita in Polizia, in aggiunta a una dose di immaginazione e a non poco mistero. Ci sono pratiche d’ufficio, il tran tran di casi e fascicoli, qualche arresto adrenalinico e imprevisti risolti con intrepida improvvisazione. Spicca il fermo di un ricercato, eseguito "en travestì", indossando un costumone di gommapiuma da gallo.
A rompere la routine del servizio di tutti i giorni di Lorenzo Manzi, assistente capo della Questura di Bergamo, ci sono le missioni all’estero per il rimpatrio di detenuti stranieri espulsi. A queste trasferte oltreconfine si legano le fatidiche “scatole”, che il poliziotto è incaricato di consegnare ogni volta, non si sa bene da chi e perché.
Quello ch’è certo è che in ogni località straniera in cui viene a trovarsi effettua puntualmente la consegna che gli viene indicata: scatole di cartone imballate con nastro adesivo. Ignora cosa contengano, non conosce il destinatario. Il suo compito è consegnare e basta, recapitare e non sapere. Pensa che seguire le istruzioni che gli vengono date di volta in volta per raggiungere il luogo del conferimento significa rispettare “le regole del gioco”. Solo così potrà continuare a viaggiare e viaggiare vuol dire sentirsi libero. Essere libero.
Manzi odia la routine. Quella ti ammazza dentro. Ogni variazione è un’opportunità di apprendere una nuova idea, una potenziale buona idea.
Indubbiamente è un romanzo. Ma si tratta di un giallo o piuttosto di un documentario a soggetto su operazioni di polizia di stretta attualità? Espatrio coatto di extracomunitari nei guai con la giustizia italiana: il ministro dell’interno Salvini ne autorizzerebbe a migliaia.
Manzi agisce in coppia con un collega scombinato. Ettore veste sciatto, fuma come un turco, ma insieme sono efficaci. Scortano in aereo gli espulsi e protestare non serve. Chi oppone resistenza si ritrova ammanettato con regolari fascette di feltro, sollevato per le ascelle e stretto in ultima fila tra i due accompagnatori, con vista diretta sui wc del velivolo e nessuna speranza di restare nel Bel Paese.
Per un cittadino straniero, l’espulsione è una misura alternativa alla pena, nel caso di una condanna alla reclusione. Il paradosso è che, secondo le contraddittorie norme italiche, per porre in essere un’espulsione coattiva bisogna essere certi dell’identità del reo, che fa di tutto per negarla. Ma la Questura bergamasca compie miracoli ed ecco i reietti smascherati, con tanto metodo e qualche furbizia, che non è mai di troppo. Anche un po’ di fortuna, al momento giusto.
I lettori viaggiano con Lorenzo, Ettore e l’estradato di turno, a volte sono diavolacci che dà soddisfazione mandare a casa loro dietro sbarre più severe, altre dei poveri cristi, neanche tanto malaccio. Qualcuno, come il messicano Garcia, è un vettore di ovuli di cocaina, ma solo perché ricattato dalla terribile malavita sudamericana. Per spingerlo a volare in Italia, gli hanno rapito il figlio e non sa più niente della moglie.
È quasi divertente scoprire il modo d’agire dei colleghi ai quali consegnano gli estradati. Efficientissimi gli europei del centro nord: tedeschi e olandesi collaborano cordialmente, in ogni tappa dei voli intercontinentali. Lodevole l’affabilità dei peruviani, che cercano di evitare qualsiasi lungaggine burocratica. Da prendere a schiaffi, invece, agenti e funzionari indiani, la loro flemma ottusa non fa sconti ai poliziotti italiani. Un atteggiamento addirittura ostile. Non a caso, la disavventura dei marò Latorre e Girone suggerisce di tenersi a debita distanza dalla pachidermica giustizia indiana.
I loro vicini pachistani sembrano non avere fretta di fare o non fare, ma basta una mazzetta per imprimere ben altra velocità e veder fioccare i timbri. In Montenegro, i controlli sono solleciti, tappeto rosso per la polizia italiana, nonostante il gran traffico di arrivi per l’espulsione di montenegrini da mezza Europa.
Ci sono due albanesi da portare a Tirana, passando dall’aeroporto. E lì accade qualcosa, che ci fa ricordare quanto il romanzo di Maurizio abbia tra gli altri il pregio d’essere una fiction. Ed anche ben fatta, non c’è che dire.
Il comunicatore
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