Il coraggio del pettirosso
- Autore: Maurizio Maggiani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
“Il coraggio del pettirosso” (prima edizione 1995) è un romanzo di successo ma controcorrente, vincitore del Campiello e del Premo Viareggio.
Il protagonista, Saverio Pascale, è bloccato in un letto d’ospedale ad Alessandria d’Egitto dopo aver rischiato di annegare. Il suo medico curante, l’armeno dottor Modrian, gli consiglia caldamente di scrivere per guarire, di imprimere le vicende della sua vita sulla carta. La scrittura viene suggerita non solo come passatempo, ma quale vera e propria medicina in grado di medicare le ferite del corpo e quelle più profonde dell’animo. Grazie al potere della scrittura, che giorno dopo giorno diviene più febbrile, Saverio riesce ad uscire dall’atonia in cui era caduto, recuperando al contempo il significato di un’esistenza che fino a quel momento gli era sfuggito. Egli, infatti, sconta il triste destino degli esuli e porta addosso la malinconia degli apolidi, quale figlio di un emigrante anarchico italiano in Egitto.
Leggendo “Il coraggio del pettirosso”, mi è venuta in mente una poesia di Ferlinghetti, intitolata I vecchi italiani. I versi descrivono una comunità di emigranti italiani in America, composta prevalentemente da anziani che ancora leggono l’Umanità nova e si ostinano a vivere le contraddizioni e le vicende della madrepatria, con lo stesso coinvolgimento giovanile di quando vivevano in Italia, carichi di fragili entusiasmi e segnati da profonde disillusioni, così simili agli anarchici esuli alessandrini del libro di Maurizio Maggiani.
“Il coraggio del pettirosso” è prima di tutto il resoconto del viaggio, sia fisico che spirituale, che Saverio intraprende alla ricerca delle proprie radici, o forse per risalire alle origini di quella razza speciale di uomini a cui crede di appartenere. Non è dunque un caso che il protagonista si paragoni a Mohamed Sceab, l’amico di Ungaretti suicida perché senza patria. Il percorso di Saverio è inverso rispetto a quello di Sceab: mentre quest’ultimo si lascia vincere dalla penosa condizione di apolide, suicidandosi nella solitudine di un sordido albergo parigino, Saverio viaggia in lungo e in largo per placare una sete di conoscenza che ne costituisce il più profondo stimolo per andare avanti. Ed è proprio l’inesausta ricerca di sé a salvarlo, a condurlo infine entro il rassicurante porto della consapevolezza, verso il mitico villaggio di Carlomagno da cui ha avuto origine la sua stirpe.
Maurizio Maggiani ha costruito con sapienza un romanzo che si lascia leggere a più livelli, ogni volta con rinnovato piacere. “Il coraggio del pettirosso” è però soprattutto un libro sul valore della diversità, un elogio della lotta e del pensiero alternativo. Anarchici, apolidi e eretici ne sono i protagonisti e, forse, i naturali destinatari.
Il coraggio del pettirosso
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