Il corpo della ragazza di John Banville

Guanda nella Collana “Guanda Noir” edita Il corpo della ragazza (2023, titolo originale The Lock-Up, traduzione di Irene Abigail Piccinini) di John Banville, nato nel 1945 a Wexford, in Irlanda, dove ha pubblicato il volume nel 2023 con protagonista l’ispettore Strafford, già apparso in Delitto d’inverno (Guanda 2021) e Il dubbio del killer (Guanda 2022).

Tutti quei lettori che amano i libri cosiddetti “gialli”, sanno che quando avviene un delitto, è nel passato della vittima che occorre andare a indagare per arrivare alla soluzione dell’enigma. Pensiamo, per esempio, al celebre romanzo di Agatha Christie Assassinio sull’Orient Express, (1934) capolavoro della grande giallista inglese.
Anche l’Ispettore St. John Strafford, della polizia di Dublino, protestante circondato da una marea di cattolici, lo sa bene. E anche qui con ostinazione e perizia si getta nei meandri di un caso difficile. Ancora una volta Banville costruisce una trama geniale riuscendo a non deludere i suoi lettori, regalando un romanzo di classe, che coinvolge fin dalle prime righe. Leggere per credere.

“Strafford si stupiva sempre di come la gente, quando veniva a sapere che era un detective, tendeva a diventare nervosa o truce o entrambe le cose”.

Non che avessero tutti motivo di sentirsi colpevoli, naturalmente, o che fossero anarchici avversi per principio a una forza di polizia. Il motivo era più subdolo. Il paese era stato colonizzato dagli inglesi per ottocento anni. Adesso lo stato libero d’Irlanda si trovava impantanato nella stasi degli anni Cinquanta, ma la gente aveva la memoria lunga e il risentimento nei confronti dei passati oppressori era corrosivo. Bastava sentire parlare Strafford per capire che era protestante e quindi, inevitabilmente, non era uno di loro. Il poliziotto apparteneva alla minoranza protestante anglo-irlandese. Il detective della Garda St John Strafford era un’anomalia, come lui stesso ben sapeva, e se per un istante avesse avuto la ventura di dimenticarlo, non sarebbero mancati quelli smaniosi di ricordargli, con un’occhiataccia fredda o una battuta sarcastica, chi e che cos’era precisamente. Nonostante ciò il poliziotto sapeva fare molto bene il proprio lavoro, grazie anche a un potente intuito. E l’avrebbe dimostrato per l’ennesima volta. Un giorno di fine settembre, quando l’aria aveva un fulgore argenteo, umido, e le raffiche di vento intermittenti scarmigliavano le cime già ingrigite degli alberi, “il meccanico sudicio” Peregrine Otway aveva trovato dentro un box da lui affittato una giovane donna morta, in apparenza uccisa dal gas di scarico della sua auto, un’Austin A40 Sports cabriolet. Rosa Jacobs, nubile, era un’accademica al Trinity College, studiosa di ebraismo. Si trattava di suicidio oppure di omicidio?

“Era solo la sua fantasia morbosa, oppure la morte, specie in un caso triste come quello, in cui era uno spreco inutile, lasciava un’impronta nell’ambiente in cui era avvenuta?”.