Il cortile di pietra
- Autore: Francesco Formaggi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2017
Diceva la scrittrice statunitense Flannery O’Connor che
“chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia, possiede informazioni sulla vita per il resto dei propri giorni”.
Sembra proprio aver attinto anche a queste “informazioni” Francesco Formaggi per il suo secondo, intenso romanzo, “Il cortile di pietra” (Neri Pozza, 2017).
Dopo un percorso non del tutto lineare che lo ha portato, nel 2013, all’esordio con “Il casale” – una sorta di microcosmo dove, in una condizione di isolamento, erano emerse “le paure, le angosce, le perversioni dei personaggi nella loro evoluzione verso il male” – Formaggi racconta l’esperienza di un’infanzia che, nonostante mille difficoltà e l’abbandono, ingaggia una sua personale lotta del crescere.
Lo scenario, vago nelle sue coordinate geografiche e storiche, è quello del collegio di suore dove il protagonista, il piccolo Pietro di sei anni, viene condotto dall’ispettore, dopo essere stato strappato alla vita di miseria, ma anche agli affetti, della casa familiare:
“Da lontano gli parve un cimitero, il muro di pietra dietro il quale svettavano alberi a punta. Oltre il cancello in ferro battuto vide una torre di pietra accanto a un edificio grigio e per un attimo le due finestre nere spalancate e la fessura al centro, poco più in basso, gli sembrarono gli occhi e il naso schiacciato di un teschio”.
In questo luogo chiuso, di ossessiva e ripetitiva sopraffazione che segrega dal mondo esterno, la vita è scandita dai lavori giornalieri, dagli abusi, dalle punizioni inflitte dalle suore e dalle angherie dei ragazzi più grandi. Col freddo, la sporcizia, la malnutrizione e la mancanza di cure, i bambini diventano facile preda di malattie ed è nella “fossa” che finisce chi non ce la fa a sopravvivere.
A salvare Pietro da questi orrori, è l’amicizia con Mario, più grande di lui d’età, minuto e apparentemente fragile ma d’animo ribelle, capace di resistere alle botte ed alle frustrate:
“la ‘peste’, come lo chiamavano le suore, perché faceva sempre casino, e più di una volta aveva provato a scappare. L’avevano sempre ripreso e picchiato un sacco di volte, ma lui avrebbe continuato a provarci, diceva: prima o poi scappo da qui”.
L’improvvisa capacità conquistata da Pietro di far fuggire se stesso e l’amico è frutto della paziente e tenace certezza che, alla fine, tutto si sarebbe sistemato:
“Chiuse gli occhi. «Siamo scappati, ce l’abbiamo fatta, siamo forti». Sorrise, ebbe un colpo di tosse. «Siamo proprio forti. Sai che nessuno era mai scappato dal collegio?» Pietro era seduto accanto al fuoco, fece di no con la testa e la abbassò. Era spaventato, e si accorse di provare per Mario un affetto così grande da non riuscire più a contenerlo”.
Nomi, rumori, silenzi, odori, voci, parole incomprensibili, giochi, persone, miseria, colori, animali, stanze, orti, muri, confini, anfratti segreti, ripostigli, nascondigli, fantasie, suggestioni, vita, malattia, morte… nella fantasia di Pietro e dei bambini, il collegio non solo si popola di presenze conturbanti, essenze immateriali, quasi emanazioni di chi, prima di loro, era stato fra quelle mura, ma diventa luogo di esperienze primarie da cui emergono le domande tipiche di questo periodo della vita. Dalla scoperta dell’ambigua natura delle cose, agli stravolgimenti dell’immaginazione, dall’interpretazione della trama del mondo, degli affetti e dei ruoli, alle scoperte che avvengono prima di saperne decifrare il senso profondo.
Ed oltre che una storia “comunitaria” di quotidiana sopraffazione e di riscatto finale, quella narrata da Francesco Formaggi è la storia dell’infanzia come stagione in cui avvengono gli incontri e gli scontri decisivi, in cui la vita si fissa in destino, in cui si diventa quel che si è.
L’intreccio – e con esso le implicazioni psicologiche che ne derivano – è stato approfondito con attenzione e acuta sensibilità: “Il cortile di pietra” è un romanzo scritto con coraggio, che esplora dall’interno, attraverso ambienti, atmosfere ed emozioni, il mondo dell’infanzia. Anche il linguaggio, senza forzature e senza cadere mai nel sentimentalismo, assume tonalità e registri differenti: al controllo stilistico si aggiunge una prosa nitida, precisa nei particolari, volta a far registrare al lettore il sottile rapporto che si stabilisce fra paesaggio esterno e paesaggio interiore, fra realtà e sentimenti.
E, soprattutto, ci consegna una delle figure infantili più vive e toccanti della nostra narrativa moderna.
Il cortile di pietra
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