Il debutto di Debby
- Autore: Louisa May Alcott
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2016
“Il debutto di Debby” (Elliot, 2016, titolo originale Debby’s Debut, traduzione di Sabato Angieri) è il piacevole racconto dell’autrice statunitense Louisa May Alcott (Germantown, 29 novembre 1832 - Boston, 6 marzo 1888), celebre grazie al romanzo “Piccole donne”, un classico della letteratura mondiale.
La moderna personalità di Debby Wilder “creatura dal cuore felice”, qui descritta da Alcott, maestra nel delineare con sensibilità gli aneliti delle sue eroine di carta, è lo specchio di una nuova concezione del mondo femminile in un’epoca destinata a rapidi cambiamenti sociali e culturali, che Louisa May Alcott stessa intuì prima di altri.
In quell’allegra giornata di giugno, Deborah (Debby) Wilder, una ragazza di campagna, stava viaggiando in treno come una vera signora, con servitù e camerieri al seguito, insieme a Mrs Penelope Carroll, sorella di sua madre, destinazione una stazione termale. Zia Pen dapprima aveva ospitato la nipote a New York per una decina di giorni, ora “la saggia matrona” aveva invitato la sua “graziosa parente” a una gita estiva della durata di circa due mesi, ufficialmente con il pretesto di mostrare a Dora (così zia Pen chiamava la ragazza), un po’ di vita mondana e in segreto con la fondata speranza di trovare alla diciottenne un marito ricco. Ma Debby anche se aveva subito compreso l’agio e la comodità di un’esistenza confortevole come quella che stava vivendo, era una ragazza veramente pratica, con i piedi ben saldati a terra. Infatti se per Debby ballare rappresentava una delle gioie della vita, lo erano anche sbucciare il mais e falciare il fieno, lavoro visto come divertimento più piacevole del mondo e l’esercizio migliore per il corpo e per la mente. Durante il viaggio zia Pen si era addormentata e sua nipote leggeva inconsapevole che il suo destino le sedeva di fronte nelle sembianze di un gentiluomo serio dalla barba nera che osservava non visto quella giovane con “il viso di fiore di mela” e gli occhi vivaci. Quando zia Pen si era svegliata dal sonnellino, aveva visto Debby conversare con uno sconosciuto. La robusta signora aveva sentito parlare di incontri perfetti avvenuti fortuitamente in carrozze del treno, quindi alla pari di un generale di lungo corso, il suo compito era stato quello di compiere una ricognizione quando uno dei nemici si avvicinava all’accampamento.
Una rapida occhiata all’invasore fece capire a zia Pen che l’uomo era inadeguato per sua nipote. I capi di accusa erano il cappotto non più in voga, i guanti rammendati più volte e il fazzoletto né di cambrì né di seta.
“Un impiegato rispettabile, di bell’aspetto ma povero e per niente adatto a Dora”.
Infatti Frank Evan era mastro contabile in una ditta di importazioni. Il giorno dopo l’arrivo alla stazione termale Debby si era alzata alle cinque di mattina per osservare il miracolo dell’alba sul mare.
“Dietro il carattere semplice e l’allegria adolescenziale, Debby aveva uno spirito devoto e una natura piena della reale poesia della vita, due doti che donavano un dolcissimo fascino alla sua crescente femminilità e facevano di lei ciò che era”
una personcina schietta e generosa e non la tipica signorina dai modi affettati uscita dalle scuole femminili dell’alta società. Era per questo che nella sala da ballo dell’albergo, che aveva visto debuttare Miss Wilder, quest’ultima era simile
“a un bocciolo di trifoglio in un vaso di camelie; aveva ancora il fascino che le altre avevano perso, la freschezza della sua gioventù”.
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