Il diavolo innamorato di Jacques Cazotte

Il diavolo innamorato è il capolavoro letterario di Jacques Cazotte, francese, poeta, romanziere, filosofo, esoterista martinista, monarchico convinto, ferocemente incarcerato, quindi ghigliottinato nel 1792, nel periodo del Terrore.
In Italia il breve romanzo è stato tradotto dallo studioso parapsicologo Ugo Dettore nel 1952 per la Biblioteca Universale Rizzoli, è stato rieditato da Libraio editore (pp. 208, 2021), con le belle illustrazioni di Eduard De Beaumont del 1845. Lo troviamo oggi in una nuova edizione per Quodlibet con la curatela di Ermanno Cavazzoni e la classica traduzione di Dettore.
Cazotte ha il merito di aver anticipato i motivi tematici del Romanticismo (ricerca spirituale rivolta al trascendente, anelito verso l’infinito, valorizzazione del cuore e dei sentimenti, rivalutazione delle tradizioni popolari) contro la fredda logica dell’Illuminismo al tramonto.
Trama in sintesi: la ricerca dell’ignoto spinge il giovane capitano spagnolo don Alvaro, nobile in Estramadura ma stanziato a Napoli nella guarnigione del re, a contattare un cabalista, da cui impara a evocare gli spiriti e a dominarli.
Gli viene insegnato a materializzare addirittura Belzebù, in una grotta situata tra le rovine di Portici. Belzebù appare con una figura mostruosa, la testa enorme di un cammello con orecchie lunghissime e lingua altrettanto lunga, voce stentorea simile a un tuono e chiede: “Che vuoi?”, mettendosi in apparenza al servizio dell’uomo.
Il diavolo è anche una silfide, elemento dell’aria, uno dei quattro elementi, presenza aerea ma pure signora dei boschi, configurandosi come forza della natura da dominare.

Il testo pone, in maniera fiabesca e fantastica, il problema eterno della conoscenza. Nella veste orrida il diavolo non potrebbe far presa su Alvaro, ma si tramuta in una bellissima fanciulla, Biondetta, che gli giura eterno amore e devozione; il giovane si convince di volerla sposare. Biondetta promette di rivelare i segreti dell’energia di cui è a conoscenza, teorizza che l’uomo è il signore degli elementi, padrone dell’universo, senza freni.
Anche in ciò il diavolo ricalca lo schema tradizionale, detentore della sapienza occulta, oltre che seduttore e stimolo del desiderio sessuale. C’è una componente nuova in lui: Biondetta scopre di avere un cuore, non è solamente istinto e vuole, o così pare, sacrificarsi totalmente alla potenza di Eros.
Pensa:

"Mi è permesso di assumere un corpo per unirmi con un uomo giusto: eccolo. […] perdo il diritto naturale delle Silfidi e l’aiuto delle mie compagne, godrò in compenso la felicità di amare e di essere amata. Mi metterò al servizio del mio vincitore, gli svelerò la sublimità del suo essere, di cui egli ignora le doti; ed egli sottometterà a noi non solo gli elementi di cui abbandono il dominio ma anche gli spiriti di tutte le sfere. Egli è fatto per essere il re dell’universo, e io ne sarò la regina, la regina adorata da lui.”

Sarà vero amore, oppure il grande mentitore sta mentendo anche a sé stesso?
Lasciamo che il lettore scopra l’epilogo della storia arcana, nella quale è sottolineato il ruolo della volontà umana cosciente, il compito della scelta consapevole di fronte agli eventi, le inclinazioni passionali da imparare a dirigere e da cui non farsi trascinare ciecamente. La vera magia consiste in ciò, nel diventare via via sempre più padroni di sé.
Interessante è lo spaccato sociale alla vigilia della Rivoluzione Francese che suo malgrado Cazotte non può occultare: un singolo cavaliere disponeva di una miriade di servitori, addetti alle minime incombenze della sua persona, preposti anche alla sua vestizione; i vassalli proprietari terrieri usavano la terra come a loro piaceva, i contadini si nutrivano con i resti dei lauti banchetti serviti ai loro padroni; il vino e i liquori erano consumati a profusione dalla nobiltà destinata al comando per nascita, dedita agli sport equestri, alla frequentazione dei casinò e dei casini, circondata da lussi preclusi al popolo.