Il disagio della libertà
- Autore: Corrado Augias
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
Perché agli italiani piace avere un padrone
Apparentemente, “disagio” e “libertà” sono due sostantivi che neppure dovrebbero figurare nella stessa frase. Quale condizione, infatti, appare meno disagevole della libertà? Almeno, se si intende la libertà come arbitrio, possibilità di fare qualsiasi cosa faccia comodo o dia piacere senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, certi che alla fine arriverà comunque il perdono, la clemenza, il condono. Il discorso cambia, però, se ci si rende conto che la vera libertà non è questa, ma è responsabilità, coraggio delle proprie decisioni, e che soprattutto, come cantava Giorgio Gaber, “libertà è partecipazione”. E’ la libertà vera, quella intesa come impegno sociale, che può portare con sé un disagio difficile da sopportare. In fondo è molto più facile delegare ad altri il “disbrigo” delle faccende più noiose per potersi dedicare indisturbati ai passatempo più piacevoli.
Esattamente questo è ciò che sembra essere il carattere generale del popolo italiano, almeno a giudicare dal fatto che, in novant’anni di storia, l’Italia ha avuto due governi, uno ventennale e l’altro di durata di poco inferiore, i cui leader avevano, per così dire, una spiccata predisposizione al comando assoluto. Comando esercitato nel primo caso con l’autoritarismo e la repressione, nel secondo, in modo più subdolo e non meno pericoloso, con la persuasione e la seduzione. Due ventenni in meno di un secolo non possono essere considerati episodi isolati: perché, quindi, ci si chiede, gli italiani hanno questa predisposizione a ricercare un “uomo forte”, un “padrone”?
A questa domanda cerca di rispondere Corrado Augias con questo corto saggio, interessante e scorrevole, scritto in modo chiaro e intelligibile, senza però mai scendere nel troppo semplicistico, e senza prescindere dalle doverose citazioni. Non si tratta, però, di un trattato su Mussolini o su Berlusconi: non si vogliono approfondire le caratteristiche dei due governi, ma principalmente quelle della maggioranza degli italiani che, più che subire la limitazione della propria libertà che ha sperimentato sotto entrambi, l’ha accettata supinamente, o addirittura, in molti casi, di buon grado.
Corrado Augias ci spiega che le ragioni sono storiche, culturali e territoriali. Storiche poiché il nostro Paese è giovane ed è stato riunito più per opera di un’élite di intellettuali che effettivamente del popolo: si cita ad esempio la spedizione di Carlo Pisacane, che dovette scontrarsi con i contadini, con quello stesso popolo che era partito per liberare ma che era impreparato ad accoglierlo, prima ancora che con l’esercito borbonico. Culturali, per l’influenza ancora molto forte di una religione vissuta da molti più come se fosse una credenza popolare che come fede sincera. Territoriali, per la fortuna di un clima mite e di un ambiente favorevole che però spinge verso le attività più spensierate, e soprattutto per la forma allungata della nostra penisola che rende molto difficile una vera omogeneità della sua popolazione, riunita, con sangue e fatica, solo 150 anni fa.
Sebbene Augias, nella stesura di questo saggio, non faccia mistero delle proprie idee politiche e non si possa quindi considerare del tutto “super partes”, l’analisi compiuta su questo aspetto del nostro carattere nazionale è mirata, precisa e fastidiosa, perché tocca spesso nervi scoperti. In questo senso, ha centrato il suo obiettivo: farci riflettere, sebbene sia scomodo. E questa è la libertà.
Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone
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