Il distacco dal mondo
- Autore: Christian Bobin
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2005
Sono state soprattutto le case editrici di ispirazione cattolica (Servitium, Qiqajon, San Paolo, e recentemente la pugliese AnimaMundi) a introdurre in Italia i libri di Christian Bobin, scrittore francese nato nel 1951, che tuttavia non si può definire un autore clericale, o particolarmente fedele all’ortodossia ecclesiastica. La sua è una produzione meditativa e raccolta, di prose poetiche intense, miranti al recupero di una dimensione spirituale dell’esistenza, illuminata da momenti epifanici di grazia, di rivelazione.
Di sé ha scritto:
“Quel che si dice in me non sta nei miei libri. I libri sono un controrumore al rumore del mondo. Quel che si dice in me si confida al silenzio, non è altro che silenzio. I libri sfiorano questo silenzio”.
Il silenzio, la quiete, il ritrarsi da ciò che distrae e confonde, raccogliendosi nell’intimità del cuore, è anche la tessitura tesa alla base di questo libriccino, “Il distacco dal mondo”, che in ogni pagina condensa un insegnamento sapienziale, senza presunzioni o retorica, quasi che Christian Bobin parlasse tra sé e sé, con scarsa attenzione a un eventuale pubblico di lettori. Non c’è declamazione, né intento pedagogico: solo umile riflessione, indagine del pensiero interrogante.
“Se consideriamo la nostra vita nel suo rapporto col mondo, dobbiamo resistere a quel che pretendono fare di noi, rifiutare tutto ciò che si fa avanti – ruoli, identità, funzioni – e soprattutto non cedere mai nulla della nostra solitudine e del nostro silenzio… Da un lato rifiutare tutto, dall’altro tutto accordare… il mondo s’allontana nel tempo stesso che l’eterno si avvicina, silenzioso e solitario», «L’amore è distacco, oblio di sé… Meglio sarebbe chiederci che cosa ci rende tanto difficile amare qualcuno senza legarlo subito alla nostra vita, il che equivale a domandarci perché ci è così difficile amare”.
Christian Bobin invita a ritrovare nel proprio io, gonfio di cose inutili e poco concentrato su quello che conta davvero, lo stesso abbandono fiducioso del bambino che si addormenta nel chiasso della folla, che impara a parlare innamorandosi del suono di ogni vocale, o che si impegna nel suo gioco con la stessa dedizione dei santi. L’unica santità possibile consiste infatti nell’accorgersi del bene, ovunque esso si annidi: lo ha insegnato Francesco d’Assisi, con la sua gaiezza e povertà, con la sua vicinanza a tutte le creature (a lui anni fa Christian Bobin ha dedicato un libro, “Francesco e l’infinitamente piccolo”). Dovremmo recuperare la leggerezza
“dell’uccello che per cantare non ha bisogno di possedere il bosco, nemmeno un solo albero”
e la volontà di compiere ogni atto, anche il più banale e quotidiano, con la massima applicazione, perché questa cura verso le cose minime si riflette immancabilmente nell’ordine universale. Consapevoli della nostra inessenzialità, impariamo a conquistare l’essenziale:
“Riconosco lo splendore del vero soltanto nella gioia e in quella coscienza di noi stessi che l’accompagna sempre, la coscienza radiosa di non essere nulla”.
Autore molto letto e molto amato in Francia, Christian Bobin, questo poeta del poco, indifferente ai palcoscenici, alle cattedrali e ai salotti, deve ancora ottenere un pieno riconoscimento qui in Italia. Ma per lui anche saper aspettare, senza allontanarsi troppo dalla propria attesa, rimane comunque un privilegio.
Il distacco dal mondo
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Ringrazio ancora oggi l’amico e maestro di vita Christian per avermi spedito l’originale in francese. Non volli che si mettesse il mio nome come traduttore, ma chiesi che al termine dell’opera fosse pubblicato anche il brano di Vangelo di Luca, la vedova di Naim. Di questo sarò sempre grato.
marcello