Il dolore è una cosa con le piume
- Autore: Max Porter
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2016
Il dolore è una cosa con le piume di Max Porter giaceva da anni nella mia lista delle prossime letture e ora che finalmente anche il suo momento è arrivato posso dire che sono felice di averlo ripescato, comprato e letto perché mi è piaciuto davvero assai. Io ho letto la versione in lingua originale (Grief is the Thing with Feathers), edita da Faber&Faber, ma se preferisci procedere con la versione in italiano, troverai il volume edito da Guanda con la traduzione di Silvia Piraccini (2016).
Mi rendo conto, mentre scrivo queste righe, che ho tra le mani uno di quei libri che o si ama o si odia, di quelli che o fanno per te o ti sembrano ostili dalla prima all’ultima parola: non è immediato l’ingresso nel mondo di questo libro, ma una volta trovata la giusta chiave di lettura e interpretazione rivela tutta la sua potenza espressiva. Max Porter riesce, in un’opera che sa un po’ di prosa, un po’ di poesia, un po’ di teatro, ad affrontare il tema della morte e, soprattutto, dell’elaborazione del lutto con realismo e delicatezza. È un’opera volutamente frammentaria, ma talmente ben architettata che ogni sua parte regge perfettamente tutte le altre: nulla di quello che viene detto rimane sospeso e di tutto quello che viene taciuto non sentiamo la mancanza. Il dolore è una cosa con le piume è una lettura che è anche un’esperienza fatta di e con le parole.
Parlando di questo libro a scuola con un collega di inglese ho scoperto che il titolo è un verso di Emily Dickinson ripreso e modificato, esattamente come accade ai versi, sempre di Dickinson, che fanno da introduzione all’opera. Il verso originale recita “hope is the thing with feathers”, ossia “la speranza è una cosa con le piume”: Porter modifica questo verso e trasforma la speranza in dolore, mentre le piume diventano inevitabilmente quelle di Corvo, uno dei protagonisti di questa meraviglia letteraria.
I dettagli che costruiscono le circostanze attorno al nodo centrale della storia sono pochi, molto pochi. Sappiamo che siamo in un appartamento di Londra e che i protagonisti sono quattro: un padre e i suoi due figli, alle prese col dolore per la recente scomparsa della moglie/mamma, e un corvo arrivato per aiutarli a sopportare e incanalare questo dolore, a rimanere uniti, a non annegare nel senso di smarrimento e a trasformare il vuoto in qualcos’altro. Lo so, all’inizio la presenza di Corvo destabilizza e non poco, ma a mano a mano che ci si addentra nei meandri di questo racconto/non racconto, la sua figura acquisisce una centralità sempre più delineata.
Non vi è né narratore esterno né una voce narrante a definire i contorni del nucleo della storia: sono gli stessi protagonisti che, con le loro personalissime voci, fanno proseguire il racconto, anche se mi pare più opportuno parlare di frammenti di una narrazione più soggettiva che oggettiva, più focalizzata sulla personale prospettiva dei personaggi che su quanto accade al di fuori e attorno a loro. L’unico contesto che conosciamo è quello della soggettività, nessuno ricostruisce dettagliatamente quel prima che ci ha portati fino al momento impreciso nello spazio e nel tempo in cui ci troviamo, dove tutto è cambiato, dove c’è da ricostruire, interpretare sfumature, unire pezzi e attimi più o meno fragili per avere, almeno, la parvenza di un tutto.
C’è la voce del padre e c’è quella dei due figli (mai definita, mai identificata); c’è, anche, quella di Corvo, nero e imperturbabile, ironico, saggio e sarcastico, sempre sul pezzo, scontato mai. Ognuno di loro è poco più che un’ombra — il personaggio fisicamente più delineato e presente è proprio Corvo, ma non penso che questa sensazione sia casuale, visto che è proprio la sua la presenza chiamata a riempire, a proteggere e cullare —, eppure (e qui mi pare stia proprio la magia di questo libro) ognuno è una voce che non si confonde con le altre, ognuno ha un proprio stile, un proprio lessico mentre vive e ci restituisce a modo proprio l’esperienza del “dopo”. Il linguaggio dei personaggi, da solo, ne connota l’identità, così come il loro modo di approcciare la realtà dei fatti: le parole sono scelte con accuratezza ed esprimono dolore e assenza, addirittura sembra quasi che li ricostruiscano.
Questa assenza di contorni fisici, che caratterizza sia i personaggi che il luogo spazio-temporale in cui si muovono, avvolge anche le parole, che sembrano quasi uscire dalla nebbia, quella del mattino che addormenta ogni cosa salvo la vita che si muove: i personaggi si spostano come all’interno di un fitto banco di nebbia che copre tutto il resto e si ha l’impressione che solo la solida presenza fisica di Corvo possa penetrarla e diradarla. Corvo riempie le stanze, avvolge e trattiene, mentre il padre soffre struggendosi in un romanticismo malinconico e, a tratti, patetico, rievocando la presenza della moglie ora che, di lei, è rimasto solo il ricordo nell’assenza, e i figli crescono e diventano sempre più consapevoli delle proprie esperienze presenti e passate. La voce dei ragazzi è una sola, dicevamo, confusi come se fossero una sola entità, un corpo con due teste. Non sappiamo mai chi dei due sia a parlare, né capiamo se sia sempre lo stesso o se si alternino; non hanno nome né età, non sappiamo nulla di preciso, ma di certo capiamo che a volte sono storditi, a volte arrabbiati, a volte disillusi e che con Corvo si divertono, sentendo e apprezzando la sua protezione.
Chiunque abbia vissuto un lutto importante si riconoscerà nello struggimento del padre, nel senso di impotenza che lo pervade, nel suo angosciante soffermarsi sul cambiamento, sull’esserci prima e il non esserci più poi, mentre vaga, senza capire bene che fare, tra prima e dopo, in uno spazio che ha il sapore del nulla. Corvo è lì per portarlo fuori dalla sua bolla di disperazione, per stare coi suoi figli, per ricostruire la famiglia ora che deve imparare a stare dritta poggiando su tre colonne e non su quattro, preparandola e accompagnandola ad accogliere il dopo. Chi ci è passato lo sa perfettamente: è tutto normale, questo misto di disincanto, apatia, trauma, ansia, incredulità e solitudine, ed è proprio per questo che Corvo, in fondo, lo avremmo voluto tutti in un momento così difficile, col suo cinismo dissacrante, il suo umorismo nero e feroce, diretto e veritiero, lui che non racconta bugie e dice chiaro e tondo che non basta un po’ di zucchero per far andare giù la pillola, ma che, comunque, ce la si fa, ce la si fa sempre, è l’esperienza che glielo insegna.
Come in un racconto di Bestiario di Julio Cortázar, nel quale una tigre gira indisturbata per le stanze di una casa e nessuno sembra stupirsi né inquietarsi per l’inusuale presenza, né il padre né i due figli si pongono troppe domande e accettano senza troppo discutere la lenitiva presenza di Corvo e lo lasciano fare, perché di un faro hanno bisogno, perché da soli brancolerebbero nel buio e continuerebbero a girarci attorno senza uscirne davvero mai definitivamente: il nero volatile è dunque, nell’opera di Porter, una sorta di coach arrivato per ricordare al padre e ai suoi figli il calore e la luce della vita che continua, con e oltre il dolore. Presenza salvifica e accattivante, saggia e leggera allo stesso tempo, Corvo cerca di sollevare le tre anime perdute e ferite che popolano l’appartamento londinese: ne è amico, confidente, appoggio, lucido consigliere e severa guida. È anticonvenzionale, non segue nessun rigoroso protocollo, l’etichetta e il bon ton non sono certo cose per lui, ma il suo esserci in modo così chiassoso e sfrontato è indispensabile per tutta la famiglia: per anni ne sarà il collante e la aiuterà a ripartire con nuovi equilibri e nuovi sapori nell’anima.
Le pagine si susseguono e noi lettori capiamo che gli anni sono trascorsi, che i figli sono cresciuti e che Corvo, terminato il suo compito, se ne è pure andato altrove, ma nessuno lo ha mai davvero dimenticato, lui che senza chiedere o pretendere ha riformulato e ristabilizzato tutto, dentro e attorno a loro. Alla fine ce la fanno a chiudere il cerchio, a salutare la madre/moglie e a smettere di trattenerla dove non può più essere, attorno alle loro vite, dentro le loro vite, perlomeno in modo fisico: il dolore rimarrà, questo mi pare quasi scontato, busserà alle loro porte anche in futuro e verrà a cercarli, ma la vita ha ritrovato il suo posto e la perdita è stata inglobata nel divenire autentico del nostro essere mortale.
Corvo ha traghettato padre e figli verso l’altra sponda del fiume, lì dove l’assenza smette di essere anche presenza e la vita riparte, la famiglia va avanti, pur sapendo che capiterà ancora di voltarsi per guardare dietro, ma ci si prova con convinzione a ricominciare senza vivere perennemente perseguitati dal ricordo, scappando sempre senza riuscirci. Corvo ha insegnato loro che ci si ricostruisce, ci si ricompatta, più forti o più deboli di prima, io questo non lo ho ancora capito, ma poco importa, qui sta a ognuno di noi darsi una personale e soggettiva risposta.
Si riparte, dunque, portandosi appresso il ricordo dell’esperienza, la sensazione di ossa rotte e poi riparate, senza lasciarsi fagocitare dal cuore buio del dolore, pur sapendo che fuori davvero non si è mai. Ci si riforma, si rimane diversi, si rimette la testa fuori dall’acqua e si respira aria nuova, si sbattono le coperte, ma non ci si dissocia mai del tutto da quell’evento che ha sconquassato le nostre vite. Eravamo una cosa prima, siamo degli individui diversi ora, ricostituiti dopo il distacco, le ferite ricucite alla bell’e meglio. Ed è proprio qui che Corvo decide che per lui è il momento di andarsene, di lasciare la famiglia, adesso pronta a ripartire, perché, si sa, la vita non può interrompersi mai, finché vita c’è.
Il linguaggio di Max Porter è ricercato e complesso; ti consiglio, dunque, la lettura della versione in lingua originale solo se hai una conoscenza abbastanza solida della lingua inglese.
Il dolore è una cosa con le piume
Link affiliato
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il dolore è una cosa con le piume
Lascia il tuo commento