Il dono di Natale
- Autore: Grazia Deledda
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2023
Il dono di Natale (Garzanti, 2023) di Grazia Deledda (Nuoro 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936) è una raccolta di sette novelle scritte fra il 1905 e il 1930 dalla scrittrice sarda, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 1926, che rievocano la festa più amata dell’anno.
I racconti sono tratti dalle seguenti raccolte di novelle di Grazia Deledda:
Il dono di Natale, Comincia a nevicare, Il vecchio Moisè da Il dono di Natale, Fratelli Treves, Milano 1930. La croce d’oro da “Il fanciullo nascosto”, Fratelli Treves, Milano 1928. Il Natale del consigliere da Chiaroscuro, Fratelli Treves, Milano 1921. Il sogno del pastore da “Il nonno”, Fratelli Treves, Milano 1908. Mentre soffia il levante da I giuochi della vita, Fratelli Treves, Milano 1905.
Con la sua prosa verista, Grazia Deledda, unica donna italiana a vincere il prestigioso Premio Nobel per la letteratura, autrice di capolavori quali Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915), La madre (1920) ha narrato la sua terra natia, quell’Isola mitica, terra senza tempo e luogo ancestrale.
Questa scrittura personale, che affonda le sue radici nella conoscenza della cultura e della tradizione sarda, permette a Grazia Deledda di comporre racconti natalizi come quelli di questa raccolta, che conducono il lettore attraverso la descrizione di un mondo arcaico pieno di umanità e di speranza come quello riprodotto nel racconto, che dà il titolo al testo.
È la notte di Natale, ma sembra una notte d’autunno, fresca e diafana. La luna illumina la pianura solitaria.
Il piccolo paese era coperto di neve, le casette nere, addossate al monte, parevano disegnate su di un cartone bianco, e la chiesa, sopra un terrapieno sostenuto da macigni, circondata d’alberi carichi di neve e di ghiaccioli, appariva come uno di quegli edifizi fantastici che disegnano le nuvole. Tutto era silenzio: gli abitanti sembravano sepolti sotto la neve.
Felle Lobina un bel ragazzo di undici anni, dai grandi occhi dolci, vestito di pelli lanose come un piccolo San Giovanni Battista, portava sulle spalle una bisaccia, e dentro la bisaccia un maialetto appena ucciso, che doveva servire per la cena. Era una sera speciale, i cinque fratelli Lobina, tutti pastori, tornavano dai loro ovili per passare la notte di Natale in famiglia. Era una festa eccezionale, per loro, quell’anno, perché si fidanzava la loro unica sorella con un giovane molto ricco. Come si usa in Sardegna, il fidanzato doveva mandare un regalo alla sua promessa sposa, e poi andare anche lui a passare la festa con la famiglia di lei. E i cinque fratelli volevano far corona alla sorella, anche per dimostrare al futuro cognato che se non erano ricchi come lui, in cambio erano forti, sani, uniti fra di loro come un gruppo di guerrieri. A casa di Felle c’era davvero aria di festa: odore di torta di miele cotta al forno, e di dolci confezionati con bucce di arance e mandorle tostate. Tanto che Felle cominciò a digrignare i denti, sembrandogli di sgretolare già tutte quelle cose buone ma ancora nascoste. La sorella, alta e sottile, era già vestita a festa, col corsetto di broccato verde e la gonna nera e rossa, intorno al viso pallido aveva un fazzoletto di seta a fiori e anche le sue scarpette erano ricamate e col fiocco. Pareva una giovane fata, mentre la mamma di Felle tutta vestita di nero per la sua recente vedovanza, pallida anche lei ma scura in viso e con un’aria di superbia, avrebbe potuto ricordare la figura di una strega, senza la grande dolcezza degli occhi, che rassomigliavano a quelli del suo figlio maschio più piccolo.
Felle attendeva con curiosità di sapere quale sarebbe stato il regalo che il fidanzato avrebbe portato a sua sorella, anche la piccola Lia, che viveva in una casupola accanto a quella della famiglia Lobina, attendeva con curiosità di sapere quale sarebbe stato il suo regalo.
“Un dono di Natale” veramente indimenticabile.
Grazia Deledda in queste poche pagine ci ricorda una sensazione che la nostra vita materialista ha scordato: quel meraviglioso e magico senso dell’attesa, che provavamo quando eravamo piccoli e contemplavamo con stupore e felicità il presepe. Un presepe, che appunto ricorda un borgo sardo immerso dalla neve.
Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Il dono di Natale
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