Lasciando stare chi lo fa per diletto, per compiacere qualcuno oppure per fare dispetto a qualcun altro, diciamo subito che l’attività del recensore è alquanto complicata, specialmente se da recensire ci sono opere di autori emergenti, i quali, probabilmente per la poca esperienza, non vogliono credere ai loro occhi quando vengono mosse delle obiezioni e si accaniscono nello spiegare che ti stai sbagliando oppure che magari dici anche il vero, ma che va bene così. Basta fare bella figura con gli amici, senza bisogno di andare tanto a scandagliare il testo per il sottile.
Ebbene, nella mia modesta carriera di recensore, mi sono capitati soggetti di tutti i tipi.
C’è la persona intelligente che capisce che tu hai quel ruolo preciso e che non ti stai accanendo, bensì lavori nel massimo rispetto delle regole e dell’onestà che ti compete. Quindi ringrazia e accetta le critiche, mai fine a se stesse ma che dovrebbero portare l’autore a riflettere e si ritira in buon ordine; anche se vedi che condivide gli articoli pregni di lodi scritti degli amici, mentre la tua recensione cade subito nell’oblio. Ma è legittimo che così sia.
C’è chi ti chiede una recensione e poi quando la legge, se vede che hai detto qualcosa di negativo, non si fa più sentire, come se non fossi mai esistito. Persone che leggono tutto in sordina, senza mai proferire verbo. Ma anche questi son modi di reagire, magari infantili, ma lo sono.
C’è poi la categoria che si inalbera e ti contesta in maniera puntigliosa parola per parola, magari con messaggi privati che giungono a raffica nei momenti meno opportuni e che fanno vacillare le tue capacità di giudizio. In realtà, metterebbero a dura prova quella di chiunque.
Può capitare, per esempio, che una persona ti invii un’opera, diciamo così, non proprio brillante e che poi se la prenda con te se elegantemente, per non infierire troppo, hai accennato a “qualche imprecisione linguistica”. Poi ti chiama tutta trafelata e ti chiede, in modo supponente: «Ma quali sarebbero queste imprecisioni?». E allora tu spieghi che, per esempio, alla riga tale ha scritto “ogniuno” con la i e allora fa subito un cambio di rotta e ti dice che le sarà scappato. Salvo poi che meno di un mese più tardi, ti prega di far cancellare la recensione dal sito, perché ha ritirato dal commercio il suo libro. Non paga, mentre riaggancia, ti domanda con spocchia perché l’hai chiamata “autore emergente”, se lei è da nove anni che scrive sul suo blog. A certe domande, non vi sono proprio risposte.
E infine, dulcis in fundo, la situazione che più fa sorridere. C’è il libro che proprio non te la senti di recensire perché hai letto cose arcane e allora contatti l’autore e spieghi, in maniera educata, che sarebbe meglio se non se ne facesse niente. E a questo punto, senza capire quale sia lo spirito di una recensione, né il tuo amore per la buona lettura e il fatto che credi nel tuo operato e ci investi del tempo, ti risponde che è naturale che nel suo romanzo ci siano tanti errori di grammatica, perché in fondo lui ha solo la licenza media, di professione fa il macellaio e quindi ha fatto anche troppo, per le sue possibilità. Ebbene, secondo le idee di quest’ultima categoria, tu, recensore serio e ligio al dovere, dovresti scrivere una cosa più o meno uguale a questa: “Fra tutte le opere di coloro i quali hanno la licenza media (senza nulla togliere, ci mancherebbe) e non sono scrittori di professione o non si sentono tali, un libro che non fa proprio schifo in maniera totale sarebbe..”. Capite quanto strana sia la gente?
Vorrei spezzare una lancia in favore di tutti quei recensori coscienziosi e soprattutto consapevoli. Fateci vivere! Non siamo invidiosi del vostro successo, né vogliamo stroncarvi ad ogni costo. È che sopra ogni cosa amiamo la lettura e quindi ci addolora leggere certe schifezze. E poi, voglio dire, avete chiesto voi stessi il nostro parere, oppure no? A che pro, quindi, se poi non vi fidate?
Da cancellare e resettare quanto detto, nel caso in cui la recensione dovesse essere positiva. E ce ne sono tante, intendiamoci. Anche gli esordienti scrivono buoni libri, non vorrei mai aveste capito il contrario. Ve ne sono che non hanno nulla da invidiare agli scrittori più navigati. Allora, in quel caso, non la finiscono più di ringraziare, postare, condividere. Pensate che si diventa persino amici su Facebook.
In difesa della categoria vorrei dichiarare, una volta per tutte, che noi siamo sempre gli stessi. Siete voi che andate "dove vi porta il vento".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il duro mestiere del recensore
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Purtroppo oggi c’è tanta gente che scrive non perché abbia qualcosa da dire, ma soltanto per tentare di imbroccare il best seller e sistemarsi per la vita.
Molti, non rendendosi conto dei propri limiti, giocano a fare gli scrittori. Poi, alla prima critica negativa (giusta e doverosa), se la rifanno con il povero recensore di turno.
Cara Cristina, il tuo articolo è azzeccato in pieno. La cosa migliore è farsene una ragione.
Giovanni Basile
Ottimo articolo che condivido in pieno. Anch’io scrivo romanzi e recensisco libri. Dunque ho particolarmente apprezzato.