Il filo di luce
- Autore: Valeria Montaldi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2022
Il filo di luce (Rizzoli, collana “Historiae” 2022) è il nuovo romanzo storico di Valeria Montaldi. L’autrice milanese, laureata in Storia della Critica d’Arte, dopo circa venti anni dedicati al giornalismo con articoli su luoghi e personaggi del costume milanese, ha esordito nel 2001 nella narrativa con Il mercante di lana, cui sono seguiti Il signore del falco e Il monaco inglese, entrambi finalisti al Premio Bancarella, Il manoscritto dell’imperatore, La ribelle, La prigioniera del silenzio, La randagia e Il pane del diavolo. I suoi romanzi sono stati pubblicati anche in Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Serbia, Ungheria, Brasile.
“Siamo donne e siamo sole, senza nessuno a proteggerci: dobbiamo far conto su noi stesse e il lavoro è l’unico mezzo che abbiamo per non diventare schiave della volontà altrui”.
Frase emblematica, purtroppo veritiera, sia nella Milano del Quattrocento dominata dal Duca Francesco Sforza sia oggi, nel Terzo Millennio, inutile farsi illusioni. Ecco perché il romanzo di Valeria Montaldi, dedicato “A Giulia e Anna”, appare quanto mai attuale, perché racconta una storia di emancipazione, imprenditoria e soprattutto solidarietà femminile ambientata nel XV secolo. E sono le donne, tante, a tessere il filo di luce della vicenda. La sfortunata Giovannina, morta di parto in carcere, sua figlia Margherita, che sarebbe riuscita a prendere in mano il proprio destino. Tebalda, vedova di un appestato, la quale, nel giro di poco tempo, era prima diventata serva, poi prostituta e anche mezzana. Elide, conversa all’Ospitale della Colombetta, dalla vita travagliata, che aveva insegnato a Margherita i primi rudimenti della lavorazione della seta. Elisabetta Visconti, moglie di Cicco Simonetta, personaggio realmente esistito, che l’autrice ha eletto a coprotagonista del romanzo, con Margherita, perché entrambe, accomunate da una forte e determinata personalità.
“Qualunque disgrazia ci travolga, si può sempre ricominciare”.
Margherita non avrebbe mai dimenticato l’ammonimento di Elide, il cui incontro sarebbe stato l’inizio della sua rinascita, lei fin da piccola, preda delle voglie malsane di uomini immorali, che aveva compreso che “il destino di tutte le donne che non nascevano ricche, era quello di arrangiarsi da sé”. Quindi, grazie a Elide, Margherita aveva imparato a leggere e a scrivere, a parlare con proprietà, a diventare sarta e poi la svolta. Lavorare come filatrice dal setaiolo di Contrada Sant’Andrea, presso la manifattura di Niccolò Brivio, una delle migliori di Milano.
“Imparerai in fretta, ne sono certa”.
Valeria Montaldi, da sempre sensibile alla condizione femminile, nel volume che segna il suo ritorno al romanzo storico, volge lo sguardo alla lavorazione della seta, introdotta in Europa intorno al 550 d.C., divenuta nel corso dei secoli simulacro di potere e di ricchezza. Promossa inizialmente da Filippo Maria Visconti e proseguita poi da Francesco Sforza e dai suoi successori, l’attività dedicata alla produzione di filati serici è stata una delle imprese milanesi più redditizie della seconda metà del XV secolo. L’apprendistato era pratica comune e i lavoranti erano per lo più donne, che provvedevano a seguire le varie e successive fasi della produzione: dall’iniziale trattura dei bozzoli alla filatura finale, tutto passava per le loro mani.
Unica eccezione alla manodopera femminile, la figura del battiloro, cioè il maestro artigiano capace di ridurre il lingotto d’oro in una lamina che, una volta tagliata in fili sottilissimi, veniva unita allo stame di seta dando origine a tessuti preziosi destinati all’alta aristocrazia. Inoltre, durante la documentazione indispensabile per la stesura della trama, la brava autrice ha scoperto di quanta parte allora la seta rivestisse nell’economia di Milano, ed è rimasta piacevolmente colpita dall’apprendere
“dell’esistenza di società imprenditoriali formate da sole donne. Supportate da un capitale iniziale messo a disposizione dalle più abbienti fra loro, dividevano i propri compiti nella gestione dell’attività manifatturiera”.
Il filo di luce
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