Il gatto che aggiustava i cuori
- Autore: Rachel Wells
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2016
Per gli amanti dei gatti ecco una bella iniziativa editoriale promossa da Garzanti: in edicola troviamo una serie di libri dedicati agli amati felini, in collaborazione con il settimanale "Oggi". Tra questi, ne scelgo uno dal titolo che è tutto un programma, Il gatto che aggiustava i cuori di Rachel Wells, tradotto da Elisabetta Valdrè e edito per la prima volta nel 2016.
L’autrice, alla sua prima esperienza letteraria, dimostra buone doti affabulatorie, acume psicologico, senso dell’ironia unita alla tenerezza. Riesce a mettersi nei panni di Alfie, gatto felice "da divano" che improvvisamente perde la sua anziana padrona, deceduta. Piuttosto che finire orfanello in un gattile, dopo un consulto con altri gatti di strada, Alfie sceglie di lanciarsi all’avventura e di cercare per sé una nuova casa.
Diventerà un "gatto dei portoni", accolto e amato da ben quattro famiglie residenti in Edgar Road, a Londra. In un primo doloroso periodo il piccolo mendicante conosce la durezza della vita randagia e racconta in prima persona:
"Ero uno di quei gatti sfortunati che devono badare a se stessi, che vivono nella paura e sono sempre affamati e stanchi; che non si sentono mai veramente in forma e non hanno nemmeno alla lontana un bell’aspetto.”
Wells, alla fine di questo delizioso romanzo che può essere letto da tutta la famiglia — è una dolce favola per grandi e piccini —, nei ringraziamenti include i gatti che ha avuto, per lei fonte di ispirazione e sostegno. Parla dunque con cognizione di causa.
Il tema del libro è l’abbandono e il suo superamento. Anche i personaggi umani che incontriamo hanno vissuto lo stesso dramma, la perdita e il cambiamento forzato della loro realtà esistenziale: Claire è stata lasciata di punto in bianco dal marito per un’altra fanciulla; Jonathan deve dimenticare Singapore e ricostruirsi a Londra; Franceska giunta dalla Polonia con il marito in cerca di lavoro ha tanta nostalgia di casa; Polly bellissima ex modella soffre di depressione "post partum" e stenta a entrare nel ruolo di madre. Il gatto diverrà loro nume tutelare e per amore rischierà anche la vita, preso a calci da un bruto.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma, ammonisce il saggio micetto, le ferite non guariscono mai del tutto, resta sempre qualcosa da cicatrizzare. Resta anche l’amore vincente e indimenticabile, per fortuna. Alfie ricorda a tutti noi la gratitudine. Insegna che l’amore è tutto, è il sentimento da lui ricevuto “in primis” da Margaret, la vecchia padrona precedente, e dalla gatta Agnes. Da loro il nostro protagonista impara la lezione universale, messa in pratica con i nuovi amici umani:
"Non avrei mai dimenticato Joe e quello che mi aveva fatto perché, malgrado mi fosse costato caro, era stato l’inizio di una nuova vita. Non avrei mai dimenticato che Aleksy era tornato da scuola con un premio per aver scritto un tema sul suo migliore amico, cioè il sottoscritto. Non avrei mai dimenticato che all’inizio per Franceska era stato difficile vivere in Inghilterra ma io le avevo facilitato il compito. Non avrei mai dimenticato che per Claire ero stato io a salvarla e Polly aveva sostenuto la stessa cosa. Non avrei dimenticato che Jonathan […] diceva a Claire che l’avevo salvato dalla terribile Philippa. Non avrei mai dimenticato il lungo viaggio che mi aveva portato fin lì”.
Il libro mette in scena alla grande la “pet therapy”, basata su un profondissimo arcaico legame tra animale e uomo. Lo abbiamo dimenticato e spesso lo abbiamo tradito. Essi, gli amici a quattro o due zampe, non tradiscono.
Qualche scettico potrebbe obiettare che la scrittrice ha trasferito la nostra psiche nel gatto alla maniera di Esopo, il quale esplicitava la morale incarnandola simbolicamente negli animali. Ma non si tratta di questo. Ormai la scienza ha studiato le capacità telepatiche di cui i gatti sono ampiamente dotati, la loro straordinaria intelligenza creativa, le sincronie psichiche esistenti tra noi e loro. In particolare ricerche compiute presso la Tufts University School of Veterinary Medicine attestano che le strutture dei cervelli umani e quelle dei felini sono molto simili nelle cortecce cerebrali dei due lobi.
Il gatto che aggiustava i cuori
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