Il gatto e il diavolo
- Autore: James Joyce
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
In "The Selected Letters of James Joyce" (1957) si scoprono quasi tutti gli aspetti della vita e delle opere dell’autore modernista, compreso l’amore per la famiglia. Pensieri, ispirazione, realismo e surrealismo vivono nella corrispondenza epistolare con Stephen, il nipote, che permette di scoprire alcuni lati nascosti della sua produzione letteraria. Sottoforma di lettera risultano poi due favole redatte da Joyce: The Cat and the Devil (10/08/1936) e The Cats of Copenhagen (05/09/1936).
In particolare, "Il gatto e il diavolo", basata sulla leggenda de Les chats de Beaugency, è contenuta in una lettera scritta da Villers s/Mer e possiede elementi del folclore irlandese e francese.
Figure centrali di varie leggende sono i gatti, con vizi e virtù, vera passione di nonno e nipote; Stephen, dopo la scomparsa di Joyce, è divenuto esecutore testamentario della sua proprietà letteraria e unico discendente vivente. Noti al pubblico sono gli spostamenti dello scrittore in Francia e Danimarca, specialmente nel primo posto in cui trascorre un lungo periodo affascinato dalla ville lumière e da Ezra Pound. Ma Beaugency, nell’Europa continentale, è una destinazione privilegiata: paese francese di quasi 8.000 abitanti, situato nel dipartimento di Loiret e attraversato dalla Loira. La storia è davvero semplice: a Beaugency, minuscola città sulle rive della Loira, non esiste un ponte che l’attraversa. Il diavolo si presta per realizzare l’opera, chiedendo al sindaco di siglare un accordo: la condizione è quella della ricompensa con un’anima. A questo punto viene rimarcato il legame con l’Irlanda, chiamando il sindaco rieletto nel luglio del 1936 (per la settima volta) Alfred Byrne.
Anche se vi è un chiaro riferimento mefistofelico, nessuna anima viene data in cambio: è sorprendentemente un gatto bianco a risolvere il problema, evitando dannazione e punizione.
Sul piano linguistico sono molti i termini di nuovo conio nelle opere di Joyce, derivati da svariate lingue ad esempio, il tedesco, lo svizzero e il retoromanzo che danno origine a una lingua minore: il Bellsybabble. Il finale de "Il gatto e il diavolo" corrisponde a tutti i canoni di ciò che Vladimir Propp definirebbe «a magic fairy tale», una fiaba magica quindi. La storia deriva dunque da una leggenda popolare francese, una narrazione paradossale e fantastica con eventi assurdi, presentati come realmente accaduti. Forse scaturiti anche dal folclore italiano, dalle favole regionali che presentano valori morali e una sorta di fusione tra favola e leggenda: fedele a una tradizione ancestrale, l’Irlanda in sé è la terra di leggende persino sui felini.
Lo scopo è dimostrare come i gatti riuscirebbero a garantire un sistema migliore, non di tipo autoritario, sostituendo gli umani nelle loro occupazioni. Ripensare a James Joyce come un nonno amorevole che indugia nei sogni per catturare e sorprendere l’immaginazione del suo adorato Stephen non significa ridurne la grandezza letteraria. L’obiettivo è l’esplorazione di un lato misconosciuto del suo genio, quello surreale e comico racchiuso in un’oscura galassia in cui gli abitanti efficienti sono straordinariamente gatti magici dalle vesti antropomorfiche.
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