Il gioco dell’universo
- Autore: Dacia Maraini Fosco Maraini
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2007
Dialoghi immaginari tra un padre e una figlia
«Ho portato a termine questo lavoro perché l’avevo promesso, ma quasi contro me stessa e il mio corpo riottoso. Non so come ho fatto. Mi addolorava risentire la voce di mio padre che saltava su dai suoi scritti quasi senza che me ne accorgessi. Mi addolorava piegarmi sulle sue parole scritte, riscritte, sulle sue citazioni, sui suoi eterni cataloghi. I quaderni pieni di ritagli incollati, i disegni e le fotografie mi costringevano a una continua forzata coabitazione con un fantasma... ».
Alla morte del padre Fosco, Dacia si è tuffata dentro i taccuini paterni pullulanti di osservazioni sul linguaggio, sulla storia, sulle religioni, sui costumi ed i suoi occhi si sono riempiti della narrazione incompiuta di Fosco, il suo dolcissimo padre, ritrovando tra le righe il suo sguardo e i tanti luoghi in cui è stato e dove sono stati insieme.
Dacia con molto dolore porta a termine il lavoro del padre Fosco, intellettuale eccentrico, viaggiatore, antropologo, orientalista, fotografo, alpinista, docente di lingua e letteratura giapponese, scrittore, firmando insieme il libro con il sottotitolo "dialoghi immaginari tra un padre e una figlia". Dacia è totalmente immersa in quegli scritti, nelle foto, nelle poesie e sui racconti, che pare dar linfa e forza al padre perché possa, attraverso lei, proseguire il lavoro. E’ così immersa al punto tale che non vi è più differenza spirituale tra i due, come spesso accade fra padre e figlia, divenendo una sola anima.
Un uomo straordinario, curioso, avido di conoscenza, affascinante, Fosco non esita nel 1937 a salutare sul molo nel porto di Napoli la giovane moglie Topazia e la figlioletta appena nata, Dacia, per partire per una nuova avventura che lo porterà in Tibet. La scelta di questo viaggio e l’esplorazione di queste terre gli determinarono il desiderio di diventare antropologo. Infatti Dacia per la copertina del libro ha scelto la foto scattata da Fosco che ritrae una seducente principessa tibetana a 4000 mt di altezza.
Nei taccuini sono descritti anche gli anni trascorsi in Giappone: inizialmente recatosi per una ricerca antropologica sugli Ainu dell’Hokkaidō, durante la seconda guerra mondiale, Fosco fu internato con la propria famiglia dal regime imperiale nipponico a Nagoya, per aver rifiutato il giuramento di fedeltà al regime repubblichino di Salò. Per protesta contro le condizione disumane nel campo di concentramento nel quale viveva, Fosco si tagliò un dito e lo gettò in faccia ad una guardia. Con quell’atto ottenne un piccolo miglioramento delle condizioni di vita che permise ai Maraini di sopravvivere (Dacia racconta che ebbero una capra che permise loro di potersi sfamare). Oltre la conoscenza dei continenti, il viaggiatore Fosco, libero pensatore, si interrogava sulle tante questioni filosofiche e spirituali dell’uomo come sulle religioni, pur non avendo abbracciato nessuna fede:
“la fede è sempre in bilico sull’asse di un pensiero laico e portato alla razionalizzazione”.
La figlia descrive il suo interesse per la spiritualità e il misticismo come un bisogno di ricerca che potesse confortarlo, in quanto si riconosceva in uno spirito inquieto e libero. Dacia, mediante gli scritti del padre, ricostruisce non solo parte della storia della sua famiglia con alcuni eventi importanti della sua vita, ma riscopre con piacere e amore un padre giovane, bello, robusto, che amava viaggiare di continente in continente, che imparava subito le lingue e che al ritorno dai suoi viaggi, nelle sere estive, amava raccontare le bellezze dell’universo. Lei stessa, attraverso le parole scritte ed ereditate, si interroga su quali predisposizioni del carattere quel padre eccezionale possa averle trasmesso e quali ferite, delicate eppure dolorose, le abbia lasciato dentro.
Il profondo amore di figlia ne “Il gioco dell’universo“ regala al lettore non solo uno splendido ritratto di uno stravagante intellettuale del nostro Novecento, ma un prezioso ritratto di un uomo libero, sempre stupito dalle nuove conoscenze di popoli e lingue sconosciute ai più, un vero cittadino del mondo.
Il gioco dell’universo. Un padre, una figlia e il sogno della scrittura
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