In occasione della festività del 1° maggio c’è una citazione che viene ripetuta spesso:
Il lavoro nobilita l’uomo.
La frase è attribuita allo scienziato Charles Darwin, padre della teoria evoluzionista, ma non c’è la completa certezza che sia stato proprio lui l’autore della frase.
Certo che il proverbio riflette un modo di pensare che si è radicato nelle menti a partire dal XIX secolo con l’avvento della Rivoluzione industriale che, conclusasi nel 1840, aveva portato il progresso delle strutture produttive e l’avanzamento delle tecnologie.
Non si può ancora parlare di capitalismo vero e proprio, in ogni caso già all’epoca il lavoro aveva un peso rivelante nella definizione del ruolo della persona nella società e, di conseguenza, nel determinare la dignità dell’uomo. Il lavoro diventava importante per la gratificazione dell’individuo e per quella “realizzazione personale” che sta in cima alla piramide dei bisogni di Maslow, ovvero l’autorealizzazione.
Scopriamo più nel dettaglio il significato di questa frase, ma soprattutto, in occasione della Festa dei Lavoratori, chiediamoci: oggi è ancora così?
“Il lavoro nobilita l’uomo”: significato
La frase Il lavoro nobilita l’uomo, attribuita a Charles Darwin, conferisce al lavoro una funzione morale e non più meramente produttiva.
Attraverso il lavoro veniva riconosciuta all’uomo la possibilità di elevarsi, sulla scala sociale ma anche dal punto di vista morale. Lavoro diventava sinonimo di crescita, e questo era già intuibile ai tempi di Darwin.
Ma oggi è ancora così?
Sicuramente il lavoro nella società odierna ha un’importanza determinante, per cui le persone vengono persino definite - spesso a torto - sulla base del lavoro che svolgono. Viviamo in mondo capitalistico, rigidamente organizzato sulla base di logiche di produzione e scambio, in un cui ciascuno di noi diventa - con il suo potenziale produttivo - parte di un grande meccanismo che funziona come un orologio dagli ingranaggi oliati alla perfezione. Il lavoro serve per acquisire indipendenza, uno status sociale più elevato, una retribuzione maggiore e quindi una certa sicurezza economica. Ma il lavoro, oggi, può ancora essere considerato “nobilitante”?
Certamente per Darwin, scienziato visionario, lo era; ma oggi, dando una rapida occhiata al mondo in cui viviamo, possiamo renderci conto che non è sempre così. A fronte di una certa fetta di popolazione realizzata nel proprio impiego, ce n’è un’altra porzione - che purtroppo aumenta a dismisura - che deve fare i conti con le dinamiche più becere del servilismo e dello sfruttamento. Viviamo in una società in cui la cosiddetta “meritocrazia” è un termine astratto: forse nel mondo ideale immaginato da Darwin il lavoro, inteso in senso nobilitante, era ancora possibile, ma oggi - al netto di alcuni fortunati - spesso l’attività lavorativa accresce nella gente un senso innegabile di frustrazione.
Il lavoro nobilita davvero l’uomo?
Il pensiero di Darwin era bello e giusto, perché ci ricorda che l’uomo ha bisogno di lavorare per sentirsi utile nella società e crescere anche dal punto di vista morale. Eppure oggi stiamo assistendo al fenomeno opposto: una larga frangia di popolazione disoccupata che si oppone di netto a un’altra sfruttata.
Il tema “lavoro” nel ventunesimo secolo è un tasto dolente; non a caso nell’ultimo periodo stanno fiorendo una moltitudine di saggi sull’argomento.
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L’ultimo degno di nota è stato edito da HarperCollins Italia e si intitola Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell’incantesimo e si pone proprio contro la romanticizzazione imperante dell’attività lavorativa. Gli autori e filosofi Andrea Colamedici e Maura Gancitano riflettono sul fatto che nel mondo post-pandemico gli equilibri sono cambiati e il lavoro non è più visto come il centro della vita dell’individuo. Nel saggio vengono analizzate proprio le origini e gli sviluppi del concetto di lavoro, in tutte le sue accezioni storiche, morali e religiose.
Forse in fondo era ciò che, tra le righe, voleva dirci pure Darwin: il vero lavoro non è sacrificio né sottomissione, ma ciò che davvero “nobilita” e innalza la nostra anima.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il lavoro nobilita l’uomo”: significato e chi l’ha detto
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