Il Livro do Desassossego por Bernardo Soares, in italiano Il libro dell’inquietudine, di Fernando Pessoa venne pubblicato postumo quasi cinquant’anni dopo la morte del poeta ed è una sistemazione di fogli sparsi e raccolti. Feltrinelli l’ha pubblicato e rieditato più volte (l’ultima nel 2012, pp. 279) con l’ottima traduzione dal portoghese di Antonio Tabucchi (anche prefatore) e Maria Josè De Lancastre.
LIBRO DELL INQUIETUDINE
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Il libro dell’inquietudine
È una meraviglia per chi ama la contemplazione e lo sprofondamento dentro di sé, fino alla propria scomparsa, avendo come punto d’appoggio un qualunque elemento esterno, come capita negli esercizi di contemplazione di raja yoga, nei quali la focalizzazione mentale su un oggetto lo dilata all’infinito e lo dissolve. Qui lo sguardo dell’autore viene da una finestra, metafora della porta dell’anima; sguardo su Lisbona che assurge a universo intero, come per altri è accaduto, Dublino per James Joyce o l’isola di Grado per Biagio Marin, Trieste per Umberto Saba, Praga per Kafka.
È un libro metafisico sull’essere e l’esserci, come sottolinea Tabucchi, ed è la testimonianza della "malinconia dell’uomo di genio" (Aristotele). È il diario intimo di chi è inadatto alla vita, a "questa vita" del quotidiano, da cui Pessoa vuole evadere, ma pure a cui, con distaccata visione, si aggrappa.
L’artista impiega vent’anni per vergare questi appunti che trapassano dal consueto al sublime; i voli suoi tipici fanno innamorare chi gli si accosta. Leggiamo nell’appunto n. 2, intitolato "il viaggio dentro la testa":
"Dal mio quarto piano sull’infinito, nella plausibile intimità della sera che sopraggiunge, a una finestra che dà sull’inizio delle stelle, i miei sogni si muovono con l’accordo di un ritmo, con una distanza rivolta verso viaggi a paesi ignoti, o ipotetici, o semplicemente impossibili."
Bernardo Soares: chi è?
Prosa d’arte che è pura poesia. I pensieri, gli sguardi meditativi sono numerati, vanno da 1 a 259. Possono essere letti partendo da un punto x, aprendo le pagine a piacimento qui e là, perché in realtà il tempo e lo spazio scompaiono, scompare la trama come scompare il protagonista Bernardo Soares. Quest’ultimo è uno degli eteronimi di Pessoa, come lui anonimo impiegato di concetto. È l’unico eteronimo, tra gli altri immaginati dal Nostro, di cui non è tracciata la biografia. Il perché sta nell’elemento di estraneazione e sradicamento, tratto psicologico del personaggio.
È la sottile inquietudine che fa tremare e nel contempo bramare: tremare di fronte alla nostra inevitabile scomparsa fisica, fisica nel senso di materiale, corpo chiuso in una forma tridimensionale che ci è cara; bramare la fusione leopardiana nel tutto.
Pessoa, esoterista e templare, conosce perfettamente e sperimenta i legami esistenti tra gli enti. Sa ciò che la fisica quantistica ha definito "entanglement", allacciamento. Ed è la "simpatia" degli stoici, solidarietà dell’universo con tutte le sue parti, raccontata anche in modo fiabesco da Paulo Coehlo ne L’alchimista.
Così sente Bernardo Soares, nel buio a luce spenta, affacciato alla finestra-anima:
"Tutto ciò che esiste, esiste forse perché un’altra cosa esiste. Nulla è, tutto coesiste: forse è giusto che sia così."
L’inquietudine
L’appartenenza al tutto dona sicurezza, dolcezza (Leopardi). È la formula identificativa della filosofia induista "Aham Brahmasmi": "Io sono Brahma".
Ma l’inquietudine allora?
L’inquietudine è l’esperienza di dissolvenza assoluta, "sunyata", termine sanscrito per indicare lo zero, il vuoto, il "nulla". Con il nulla termina il libro da brividi metafisici, che non sono nichilismo in senso negativo, ma "dimenticanza di un dio ignoto":
"Nulla, nulla, parte della notte e del silenzio e di ciò che con essi io sono di nulla, di negativo, di intermittente, spazio fra me e me, dimenticanza di un dio ignoto..."
I tre puntini di sospensione rimandano alla grandezza della teologia negativa (Meister Eckart) e al "vuoto" buddhista come sostrato ultimo, di cui Bernardo Soares-Pessoa è parente. Anche nella Teogonia di Esiodo il Caos, e nel poema babilonese Enuma Elish Apsu, il vuoto, sono l’origine abissale senza origine del cosmo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il libro dell’inquietudine: commento al libro di Fernando Pessoa
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