Il libro sordo di Mirna Tarquini

Il libro sordo di Mirna Tarquini (ChiPiùNeArt, 2022) è un’opera prima, una sorprendente opera prima, posto che l’autrice è una ragazza di diciannove anni dalla scrittura straordinariamente ricca, curata (e a tratti lirica) non fine a se stessa ma messa al servizio di una storia in cui si rivela un precoce talento narrativo.

La protagonista del romanzo non viene mai chiamata per nome. Fin dalle prime pagine ci viene presentata come un’appassionata lettrice, piuttosto solitaria, che una libraia un po’ scorbutica, Amelia, prende a ben volere, assumendola come aiutante. Della storia fanno parte anche un gatto, Spike, una ragazza, Beatrice detta Bebo, che trascorre l’estate nel paese in cui la protagonista abita tutto l’anno, Gioele, immerso nel suo silenzio di sordomuto e nelle pagine dei numerosi libri che legge, in cui sembra cercare risposte a domande inespresse. Ciascuno dei tre ragazzi ha un doloroso segreto e un suo peculiare modo di fare i conti con esso. Gli adulti ‒ genitori, nonni ‒ non sono figure di mero contorno: hanno ruoli importanti e ben definiti, nel bene e nel male, all’interno di una trama molto articolata.
La natura, il paesaggio, gli ambienti in cui si svolge la storia sono descritti con grande attenzione ai dettagli e alle sensazioni visive, auditive, tattili.

“L’aria profuma di notte umida, fresca, e il vento carezza la pelle come seta bagnata. […] Tira un soffio d’aria simile a un flauto di legno: la notte lo suona con occhi malinconici e nostalgici ogni volta che il suo sguardo ricade sul mare”.

Il passaggio dall’adolescenza alla maturità è complicato, ma in alcuni casi lo è così tanto che si rischia di non sopravvivere. Crescere è infatti un’impresa ardua, sempre; in certe condizioni, può rivelarsi addirittura disperata:

“Perché il mondo macchia, ti segna gli occhi, e dopo non sei più lo stesso: ti strappa l’innocenza e dilania ogni cosa, ogni visione, ogni colore, fino a lasciarti con pochi stracci fra le mani”.

Mirna Tarquini racconta un dolore che svuota di senso l’esistenza e dal quale solo grazie a una forte volontà di vivere ci si può salvare.

“C’è un buco nell’anima di tutti noi, forse? Buchi proprio come quella finestra che dà sul nulla, da dove si affaccia la notte esule”.

Il libro sordo è un esordio davvero interessante, una storia di formazione in cui la non comune maturità dell’autrice non va a discapito della freschezza di uno sguardo giovane che si posa sul mondo.