Il liceo classico di Adolfo Scotto di Luzio

Il libro in questione, "Il liceo classico", è un saggio sulla scuola italiana, su quella che viene identificata come la più importante: il liceo classico.
Adolfo Scotto di Luzio, autore del saggio, ne delinea la nascita e il declino.
Scuola rivoluzionaria rispetto alle proposte di retorica dell’Ottocento (che erano fra l’altro clericali) ha al suo attivo, unico caso in Occidente, lo studio del greco.
Concepita come scuola d’élite fino a 50 anni fa era l’unica che consentiva l’iscrizione a tutte le facoltà universitarie. Era uno strumento di esclusione sociale e questo alla fine la rese vulnerabile agli attacchi di una società come la nostra, fortemente tecnologica.

Non bisogna sminuirne i meriti. Attraverso il liceo classico l’Italia è diventata mediamente più colta, almeno nei ceti più alti, ha permesso l’accesso alle professioni liberali in modo più proficuo.
La sua fama di scuola elitaria è diventato più forte via via che si avvicendavano altri modelli educativi e la minor considerazione degli studi umanistici rispetto a quelli scientifici.
Quello che danneggia di più il liceo classico è il fatto di considerarlo uno status symbol senza capirne i valori che sono importanti per la cultura occidentale. Ed è qui che si gioca la partita secondo l’autore: o il liceo cambia adottando metodi più conformi alla società moderna o è destinato a sparire. Ma, aggiungo io, il suo fascino è destinato a durare.