Il maestro delle ombre di Donato Carrisi

Libro che si legge di un fiato, presentato già da Valentina Zanin, “Il maestro delle ombre” si regge sul misterioso proclama di papa Leone X che “mai, mai, mai” la città di Roma deve rimanere al buio. Eppure accade proprio nel Nuovo Millennio, quando siamo tutti iperconnessi con i social, whatsapp, le notizie in rete, le chat, bontà sua per Donato Carrisi chi è registrato a Facebook è “un inutile sfigato” (chi ci assicura che anche lo scrittore sotto falso non si diverta a navigare tra i social, dove può prendere materiale dell’orrore che gli serve per i libri?).

Insomma a Roma piove da tre giorni, ma non una pioggia normale, sono scrosci spaventosi, mai visti, e tuoni e fulmini che scaricano sulla centrale elettrica fino alla disfatta della luce. Per 24 ore Roma resterà al buio con tutto il terrore del “mai, mai, mai” questa città al buio.
Accade alle 7.41 di mattina, tutto si spegne e fuori già sembra sera, per colpa degli acquazzoni. Il Tevere è al livello di guardia e potrebbe esondare da un momento all’altro.
La trama è di quelle del terrore, ci sono devoti del diavolo nella Città Eterna, che girano con un tatuaggio azzurro stellato e i due personaggi principali, Marcus e Sandra, devono capire come trovare un bambino di nome Tobia Frai, che è stato tolto alla madre Matilde, undici anni fa.
Quando vanno a casa della donna, all’Esquilino, si ritrovano in una casa piccola e ordinata che puzza di nicotina. Matilde fuma come un’ossessa da quando non sa più chi ha rapito il suo bambino all’età tre anni quando, a Castel Sant’Angelo, per un singolo momento, la madre aveva lasciato la mano del figlio.
Tra gli altri personaggi c’è l’ispettore Vitali, un tipo vispo e bastardo, sciupafemmine a suo dire, che si fa strisce e strisce di cocaina, tanto è un poliziotto e nessuno può arrestarlo.

La trama non è possibile svelarla perché è a matrioska: se si inizia a scrivere a riguardo poi bisogna necessariamente continuare.
Quello che possiamo dire è che Donato Carrisi sa descrivere con maestria una Roma buia e piena di brutta gente che distrugge tutto e ha confidenza con ogni via di Roma, tant’è profonda la conoscenza di Google Maps.
Mai che un thriller millenarista non venda a Natale, quando siamo stanchi di regali e di gentilezza finta e, quindi, ci sfoghiamo sulle pagine di un libro dove non solo Roma è al buio, ma il Tevere esonda in più punti con tutti gli annessi e connessi di morte e distruzione. Il bene trionferà? Non si dice.