Il mare lontano da noi
- Autore: Cosimo Calamini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2014
“Sono con le mani nella sabbia, la schiena curva, come una centometrista concentrata prima dello sparo”.
Serena sta per fare una gara di corsa avendo come avversario Fabrizio suo marito che è teso e infervorato “perché vuole vincere ad ogni costo”. L’arbitro della gara è la figlia Agnese di sette anni “dal musetto impertinente, gli occhi belli come quelli di suo padre, i capelli lisci, caschetto e frangia”.
Intorno a Serena, Fabrizio e la piccola Agnese, il mare appena increspato dalla brezza, l’orizzonte piatto, la sabbia calda, un pattino che annaspa leggero verso gli scogli artificiali, un gruppo di adolescenti che schiamazzano intorno a un pallone e Florenzo il bagnino dalla barba bianca, “rilassato, quasi ascetico” che controlla che nessuno affoghi all’improvviso. Mulinando le gambe come un motore a elica Serena vince la gara di corsa con il marito “brava Mamma!”. Fabrizio si lamenta accusando la moglie di aver barato, di essere partita in anticipo, ma è una bugia perché l’uomo otto volte su dieci perde contro Serena.
“Si deve rassegnare. Non c’è niente da fare: sono più veloce di lui”.
Serena e Fabrizio sono una giovane coppia come tante, che vivono con la loro figlia a Lanuvio “piccolo paese addormentato” in provincia di Roma. Lui lavora in una televisione privata, dove fa il cameraman o il tecnico di studio ”a seconda dell’occorrenza”, lei è una ricercatrice di storia della “gloriosa Sapienza, l’ateneo più grande d’Europa”.
Ogni mattina Serena dopo aver lasciato Agnese di fronte al cancello della scuola rimonta in macchina, direzione Anagnina, parcheggia e poi s’infila tra la folla, in attesa della metropolitana.
“I venti minuti in macchina, da Lanuvio ad Anagnina, sono il mio momento anarchico della giornata: di solito ascolto la radio, programmi comici o musicali, e capita spesso che canti a squarciagola canzoni, battendo le mani sul volante per tenere il tempo”.
Ma questo è un giorno importante, decisivo per Serena: oggi verrà assegnato il posto da ricercatore a tempo indeterminato e i candidati sono la stessa Serena e Marco Scarlino, un ricercatore con ottime pubblicazioni, gran lavoratore dai grandi occhiali fumé, terribilmente noioso e banale. Quel posto spetterebbe alla giovane dottoressa Serena che ha cominciato a collaborare con la cattedra di storia contemporanea subito dopo la laurea, grazie al suo relatore il Prof. Leonardi, il quale in seguito l’ha voluta al suo fianco. Tre anni di dottorato, trascorsi tra l’Inghilterra e gli USA, fondamentali per la stesura della tesi dedicata al rapporto tra italiani e italoamericani nel secondo dopoguerra.
“Tutta la ricerca era partita da una lettera ritrovata in casa di mio nonno, Antonio Franciosa”.
Ma quel posto di ricercatore viene assegnato al banale Scarlino. Quando tutto sembra perduto per la lottatrice caparbia Serena, ecco che arriva inaspettata da oltre oceano una proposta alla quale è difficile dire no.
“La fondazione di un facoltoso italoamericano ha finanziato in modo piuttosto cospicuo una borsa di ricerca. Vuole studiare i rapporti tra italiani e italoamericani nel corso del Novecento. Il Prof. Maletta della Monteclair University sta mettendo su una squadra di ricercatori: ti vorrebbe con loro”.
Con uno stile moderno e sincero ne "Il mare lontano da noi" (Garzanti, 2014), Cosimo Calamini racconta la vita dei giovani trentenni di oggi, una generazione che spesso si trova a dover compiere una scelta dolorosa ma necessaria.
Secondo l’ultimo Rapporto italiani nel mondo 2013 presentato dalla Fondazione Migrantes nell’ottobre dello scorso anno, dal 2007 a oggi il numero degli italiani residenti all’estero è aumentato del 20%. Vivono fuori dai nostri confini quattro milioni e 400 mila persone, un milione in più rispetto a cinque anni fa e a lasciare il nostro Paese sono soprattutto i connazionali fra i 35 e i 44 anni, proprio come accade alla protagonista del romanzo.
Serena ha la possibilità di ottenere quel lavoro che ha sempre sognato, per il quale ha “sgobbato” anni sui libri, un lavoro che è anche un omaggio a suo nonno, fotografo di professione nella cittadina marina di Anzio ma appassionato di storia e scrittore a tempo perso. Le lettere spedite da un cugino italoamericano ad Antonio Franciosa trovate dalla nipote contenevano un potenziale eccezionale: in quelle righe c’era la vera essenza dello spirito di quell’epoca (fine 1940-1950). “La guerra fredda, la divisione in blocchi, l’inizio della sudditanza psicologica nei confronti degli americani, la colonizzazione sottotraccia” e le storie di famiglie divise e di migrazioni dolorose, un periodo storico che l’autore ha il merito di rievocare.
Ricominciare da capo, essere un pioniere, un migrante significa anche provocare uno sconvolgimento, un cambiamento, un piccolo terremoto nei confronti di Fabrizio e di Agnese, restii ad abbandonare il “bozzolo” caldo e familiare di Lanuvio. Un romanzo che è una favola moderna e coinvolgente che non potrà non catturare i lettori.
“Mi alzo e vado alla finestra: l’aria è calma e pacificata, si vede l’orizzonte lontano, una striscia di mare in fondo alla piana, quella dell’Agro Pontino, terra di migranti, che dal Nord-est del Paese, giunsero a popolare le paludi da bonificare. Migranti, proprio come me. E prima che Fabrizio e Agnese si sveglino, chiedo al cielo se la mia nave partirà davvero per l’America e cosa troverò laggiù, ma nessuno mi risponde”.
Il mare lontano da noi
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