Il mare non bagna Napoli
- Autore: Anna Maria Ortese
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Adelphi
E’ stato definito “una discesa agli inferi” ed è esattamente questo. La Napoli distrutta dalla guerra emerge da queste pagine come se fosse davvero un girone di dantesca memoria. Anna Maria Ortese proietta noi lettori attraverso una serie di episodi al limite del paradossale, ci fa incontrare personaggi che restano incollati addosso e che, per lungo tempo, occupano il nostro immaginario. La piccola Eugenia, quasi cieca, non riesce a contenere la sua immensa gioia, la trepidazione per l’imminente conquista degli occhiali, costati ben ottomila lire, una vera fortuna per la sua sgangherata famiglia. Il destino, però, non si lascia intimidire dal desiderio acuto di una ragazzina che vuole solo essere come tutti gli altri… E’ solo la prima di una lunga galleria di maschere che incontreremo durante il percorso attraverso le case e i vicoli del capoluogo campano. Le piccole e grandi crudeltà familiari in casa Finizio, tutte riversate sulla malinconica figura di Anastasia, figlia-cameriera della madre destinata alla solitudine e ad una vita di rassegnazione:
«… la vita, nella loro razza, non produceva che questo: un rumore fioco».
E ancora, la folla animata e indifferente dinanzi al Monte dei Pegni, “grande opera di pietà” del Banco di Napoli; e poi i Granili, luogo in cui si svolge una vita parallela a quella della città, varcarne la soglia significa quasi entrare in un’altra dimensione e affrontare realtà di cui, forse, avremmo preferito ignorare l’esistenza. La galleria creata dalla Ortese è davvero indimenticabile, i fantasmi fuoriusciti dalla sua penna ci ricordano che tutto è fugace e che la vita può essere una disgrazia.
«… per fortuna, niente può offenderci. Questo è il solo vantaggio di Napoli».
Nel 1994, l’autrice scrive una piccola prefazione al libro, apparso per la prima volta nel 1953 e accusato di essere “contro Napoli”, per spiegare il motivo per cui l’immagine della città sia così disperata e piena di ombre. La Ortese afferma di aver proiettato sulla Napoli del dopoguerra tutto il suo personale spaesamento e il suo rifiuto nei confronti della realtà, tali da portarla a vedere solo il dolore e il male, ignorando le immense risorse di cui, comunque, godeva la città. Anna Maria Ortese quasi si scusa di aver scritto un piccolo capolavoro e questo dispiace; “Il mare non bagna Napoli” va letto non con occhio troppo realistico, ma con la disposizione critica di chi vuole capire la vita, in questo caso, in tutta la sua miseria.
Il mare non bagna Napoli
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Il primo racconto di questa memorabile raccolta della Ortese è incredibilmente commovente nella sua allegoria.
Eugenia, bimba poverissima, riceve in dono dalla zia un paio di occhiali costati ben «ottomila lire, vive vive!». La sua felicità nel recarsi a ritirarli dall’occhialaio di via Roma nel centro di Napoli è incontenibile, lecita e toccante: grazie a quelle lenti potrà presto conoscere il mondo, quella bellissima realtà che finora le è stata negata a causa della sua acuta miopia. Tuttavia, una volta messi gli occhiali sul viso: «Eugenia, sempre tenendosi gli occhiali con le mani, andò fino al portone, per guardare fuori, nel vicolo della Cupa. Le gambe le tremavano, le girava la testa, e non provava più nessuna gioia».
Il mondo le appare infatti ben diverso da come se l’era immaginato: sporco, nero, scombussolato, caotico. in una parola: miserabile. La zia strappa rapidamente gli occhiali dal viso della povera bimba quando la piccolina, presa dai capogiri, inizia a vomitare. Eugenia viene ributtata con violenza in quella sua realtà cieca e solitaria ma ahimè nota e consolatoria.
Pare non esserci salvezza per la sua vita povera e meschina.
Un racconto che è un capolavoro.