Il melograno
- Autore: Luciana De Palma
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Il melograno si svolge nell’agitata Istanbul del 2013, dove Nazif, professore di storia, sopporta a stento la coabitazione con la moglie Semra, cinica e arrogante e il figlio Erim, indolente e maleducato. In un piccolo monolocale attiguo alla loro casa vive suo fratello Lemi, cardiopatico e sognatore, spesso disoccupato.
A Semra poco importa della disabilità di Lemi ed essendo l’intestataria del piccolo immobile ne pretende la liberazione e il saldo degli affitti arretrati.
Nazif a stento sopporta tanta aridità; fra un’orrida zuppa di lenticchie e tante ore trascorse barricato nel proprio studio ricorda la gioventù trascorsa col fratello minore, la sua ingenuità prima che lo cogliesse il primo attacco della malattia, i genitori pedanti e tradizionalisti, il fidanzamento con Semra e la pessima impressione che ne aveva ricevuto Lemi.
Lemi che partecipa ai moti rivoluzionari scrivendo poesie sovversive. Lemi che gli scrive sue notizie (e poesie) nascondendole in una fessura dell’albero di melograno nel loro giardino. Lemi che cerca un editore non a pagamento per le sue poesie. Lemi che ora lotta contro la morte, colpito da un grave infarto.
Sullo sfondo un’eterna pioggia scrosciante, poco Islam e molta indifferenza in una Istanbul che si riflette perfettamente in Semra: egoista, scostante, anaffettiva.
L’opera prima di Luciana De Palma risente enormemente del background dell’autrice, ottima poetessa e alla prima assoluta nella narrativa.
I dialoghi sono scarsi e brevi, il POV è fisso su Nazif e la sua blanda andatura da cinquantasettenne alto e massiccio: lentamente apprenderemo delle sue sofferenze/insofferenze, della situazione familiare ormai compromessa, del progressivo consumarsi fra il dovere che lo trattiene con la moglie e il figlio e l’affetto, tutto rivolto al gigantesco e filiforme fratello minore.
Ne risulta una prosa avvincente, introspettiva all’estremo, spesso toccante ma non molto rapida.
A mio parere la suddivisione del testo in capitoli avrebbe contribuito a vivacizzare l’azione, spesso arrestata dai monologhi interiori e dalle croniche indecisioni di Nazif.
Il finale tuttavia regala un lampo nel buio donando al lettore, rassegnato all’infinito tormento del protagonista, un barlume di speranza.
Nel complesso il romanzo mi è piaciuto e pertanto lo consiglio tranquillamente a tutti lettori, senza alcun limite di genere.
Viceversa riservo una tiratina di orecchie all’editore: nel testo vi sono alcuni refusi di semplice identificazione, forse prima di mandarlo in stampa occorreva un altro giro di bozze.
Lettura in ogni caso gradevole.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il melograno
Lascia il tuo commento