Il mio amico colleziona ceramiche di Meissen
- Autore: Lino Roncali
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Il dolore del cuore per la perdita insanabile che la morte sancisce in modo ineluttabile è cantato da un poeta trasformatosi in un’antica prefica. Si tratta di Lino Roncali con il suo ultimo libro Il mio amico colleziona ceramiche di Meussen (Samuele editore, 2024, 74 pagine con la prefazione di Gian Mario Villalta).
L’assenza è un continuo pianto con lacrime invisibili diventate parole, versi a volte simili a pietre di cui conservano l’inalterabilità ma non l’aridità. È calda la memoria di un caro amico scomparso, antiquario, di cui restano quadri, oggetti, orologi, tappeti a testimoniarne la presenza viva. La complicità tra i due è costante, tangibile, la morte non la spezza, semmai l’accresce e fa sì che si acuiscano nell’autore le eterne domande sul destino, sul mistero del dopo.
ma conforta poco saperti accanto / mi pesa il mistero del tempo / che disfa la vita fatalmente / mentre mi accompagni
Ai quesiti Roncali non dà risposta; li ripropone e li accentua nell’immagine di una coccinella che sale sul davanzale portando sulla schiena rossa il puntinato nero della sua fatica. Dove andrà? Nella bianca immensità. Tutti siamo la coccinella, così egli medita, tutti stiamo scalando quel davanzale.
L’autore è un pittore; inserisce nel libro alcune sue belle grafiche in bianco e nero, nelle quali la figura umana è tratteggiata misteriosa tanto quanto la vita, a significare la ricerca dell’artista sull’individualità.
È poesia simile a un’urna funeraria. Se gli Egiziani tenevano compagnia alla mummia con le cose che avevano caratterizzato l’uomo in precedenza, il poeta fa altrettanto con la sua evocazione biografica quasi diaristica, ricca di pathos. Il lettore, verso dopo verso, attende la conclusione della storia fatta anche di rancore (che sempre si accompagna a ogni perdita) per essere stato lasciato solo:
vorrei potergli perdonare / questa sua colpa senza fine.
I paesaggi sono quasi tutti autunnali o invernali, a sottolineare la malinconia sobria ma struggente, cornice adatta allo stato d’animo cimiteriale. L’elaborazione del lutto è faccenda individuale e pure collettiva, avviene per ciascuno nel modo suo proprio. Per il poeta le parole, mi sembra, sono paragonabili alle bende delle mummie impregnate di olii conservativi ma che, constata Roncali, non possono esprimere tutto quanto vibra prima di giungere alla lingua e manifestarsi.
La rivisitazione è dettagliata, l’amico emerge più presente che mai come personalità forte, originale, amico di due cani, filosofo quieto e spesso sorridente, padre di famiglia con figlie che compongono il suo ritratto. E il superamento del dramma avviene nella chiusa finale addolcita dalla rassegnata realtà, nella quale le due anime elettive si ritrovano idealmente per l’eternità, nel gioco della mente pacificata:
Ormai ho imparato pezzo a pezzo / a ricomporti nel mio tempo / e salutarti come sempre / sicuro che non disturberò.
Il mio amico colleziona ceramiche di Meissen
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