Il mistero Borromini
- Autore: Massimo Aureli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2022
Bernard, un monaco sapiente e Dominc, il giovane novizio assistente. Non siamo tra i personaggi de Il nome della rosa, come sembrerebbe e nemmeno nel Medioevo: è il XVII secolo l’epoca in cui si svolgono le azioni del mistery in costume del 1600 Il mistero Borromini. Non mancano malefatte in questa estate del 1667 e le attraenti interazioni (anche tra importanti figure storico-artistiche) sono articolate da Massimo Aureli con scioltezza narrativa e attendibilità storica, nel romanzo proposto da Newton Compton nelle librerie fisiche e online da marzo 2022 (352 pagine).
Aureli si dichiara sui social amante di storia antica e appassionato di archeologia. L’interesse per la scrittura è cresciuto grazie al lavoro in una biblioteca comunale, che gli ha facilitato l’accesso agli strumenti per le sue ricerche. Comporta approfondimenti accurati, indubbiamente, la scelta di collocare in un valido contesto storico le vicende thriller che immagina. Il suo primo romanzo (I pilastri della cattedrale, Newton Compton, 2018) ha preteso un anno di studi e il nuovo impegno non meno. Tra gli altri temi è andato infatti a toccare l’irriducibile rivalità tra due giganti dell’arte italiana: l’architetto barocco Francesco Borromini (nato Castelli) e il collega e scultore Bernini, che l’autore insiste a chiamare Giovan Lorenzo, dal momento che in documenti e atti compare la forma abbreviata Gio, mai Gia, che riporterebbe al Gian Lorenzo di uso corrente e apocrifo.
Padre Bernard de Rochefort è alto, robusto, ben proporzionato. Nasconde bene i cinquantanni, sebbene capelli e pizzo comincino a incanutire. Non è soltanto un religioso colto, è un uomo di scienza ed è stato anche monaco-cavaliere dell’Ordine di Malta, nella guerra di Candia contro i turchi.
Clemente IX — che lo ha apprezzato in Spagna, quando il futuro papa Rospigliosi era solo nunzio apostolico — lo ha chiamato a Roma dalla Francia, per riorganizzare l’esercito dello Stato della Chiesa. Alle proteste dell’interessato di non considerarsi il massimo esperto militare, sua santità risponde ch’è l’unico di cui si possa fidare.
Dominc da Reims non ha nemmeno vent’anni, ma il carattere mite lo rende un assistente perfetto. Orfano di entrambi i genitori, è molto legato al suo maestro, che osserva attentamente per seguirne l’esempio e questi attende che il ragazzo smilzo assuma la corporatura di un soldato, perché non intende fargli prendere i voti, preferisce avviarlo al servizio dei poveri, degli oppressi e soprattutto della verità, che pratica a sua volta. Obbligato alla carriera ecclesiastica dai progetti di potere della nobile famiglia bretone, ha vestito bene la tunica militare con la croce a otto punte quanto ora indossa il semplice saio.
Il pontefice stima padre Bernard come un uomo leale, onesto, perspicace e di grande intelletto. Ed è anche per un’esigenza imprevista che deve fare ricorso alle doti del francese, già dimostrate in varie indagini per conto di diverse diocesi. A Roma si è verificato un dramma improvviso, la morte del grande architetto Borromini. Il Santo Padre stenta a credere al presunto suicidio del migliore architetto al servizio del Vaticano e firma una bolla che autorizza da Rochefort a condurre un’indagine come suo consulente personale. Dovrà accertare che dietro non vi sia qualcosa o qualcuno in particolare.
Un sopralluogo nell’appartamento, un confronto con il procuratore che sta svolgendo l’inchiesta, qualche domanda in giro e Clemente ottiene il parere dal suo esperto: i dubbi sul suicidio potrebbero essere fondati.
A detta del medico che lo seguiva, Borromini viveva un periodo difficile, cadeva spesso in stato confusionale e delirante. La notte del 2 agosto si sarebbe gettato contro la lama di una spada incastrata al letto. Non era morto subito. Soccorso dal capomastro che lo accudiva, aveva avuto il tempo di convocare un notaio e dettare un nuovo testamento a favore del nipote Bernardo Castelli, dopo avere bruciato il testo con le volontà precedenti.
Secondo certi testimoni, il morente ripeteva che nella stanza era entrato l’acerrimo nemico Giovan Lorenzo Bernini, a trafiggerlo. In effetti, il talento investigativo induce padre Bernard a non escludere l’ingresso di qualcuno. Un sicario assoldato dallo stesso Bernini?
È chiaro che la paranoia potrebbe aver tradito Borromini, ma non è detto che nel delirio possa avere indicato una verità, sia pure distorta. Decifrarla richiederà un’indagine accurata che porterà la coppia investigativa in giro per il Lazio, non escludendo l’esumazione del cadavere dell’architetto, col riscontro di tracce di acido nitrico. Se ingerito, può provocare l’asfissia.
Come si vede, i sospetti ricadono sull’altro grande di questa storia, Bernini, che l’autore tratta col rispetto che meritano la fama artistica e la capacità di seminare bellezza in tutta Roma. Nella vicenda non ci sono soltanto personaggi veri (il papa, i cardinali della curia romana, gli artisti) e inventati (il detective in saio e il novizio assistente). Compare il dodecaedro, un manufatto antico con dodici facce pentagonali, che serviva a calcolare le sempre difficili proporzioni perfette. Agiscono i Liberi Muratori, che di lì a poco daranno vita alle Logge massoniche. E non trascuriamo l’eterno femminino, Costanza e la bella Olimpia.
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