Il mistero del terzo miglio di Colin Dexter

In quel mattino di luglio Maximilian Alexander Browne-Smith, Professore del Lonsdale College di Oxford, non poteva certo immaginare che gli sarebbe rimasto da vivere un periodo più breve di quello previsto con tanta sicurezza dallo specialista rinomato e costoso che aveva consultato. “Un periodo molto più breve”. Il sessantasettenne Professore denominato con “l’orribile nomignolo” di Malaria dai suoi studenti, al quale mancava solo un anno alla conclusione del suo incarico universitario per sopraggiunti limiti di età, stava viaggiando verso Londra. Recatosi alla stazione di Paddington Browne-Smith per prendere la metropolitana Browne-Smith, arrivato a destinazione “Facilis descensus Averno”, scese le scale per entrare nel Flamenco Bar Topless. Alcuni giorni dopo il capo ispettore investigativo Morse del comando della Thames Valley Police, il quale si era appena ripromesso che avrebbe cambiato vita limitando il suo consumo di cibo, alcol e tabacco, era stato convocato nello studio del Preside di Lonsdale. Il docente più pedante e coscienzioso dell’Università era sparito dopo aver lasciato un biglietto: “Per favore metta da parte la mia corrispondenza. Starò via per parecchi giorni”. Dove era andato Maximilian Alexander Browne-Smith? Mercoledì 23 luglio Morse aveva ricevuto una telefonata dal sergente Lewis. “Abbiamo un cadavere, signore, almeno in parte...”. Nel villaggio di Thrupp, in un canale della contea era stato rinvenuto un cadavere orrendamente mutilato privo di testa, mani e gambe.

“Se il nostro assassino avesse voluto che la sua vittima fosse identificata, non le avrebbe, ripeto, non le avrebbe tagliato le gambe”.

Era questo il ragionamento di Morse che era sempre più sicuro che quelle che avevano trovato non fossero le spoglie mortali del Professore scomparso, perché i due elementi che avrebbero potuto dimostrare che non era il suo cadavere erano stati entrambi deliberatamente rimossi senza pietà.

“Forse qualcuno ce la sta mettendo tutta per farci credere che il cadavere fosse quello di Browne-Smith, tutto qui”.

Il mistero del terzo miglio (titolo originale del volume: The riddle of the third mile, Sellerio, 2014, traduzione di Luisa Nera) fa parte della serie dedicata al poliziotto inglese Morse, “un tipo geniale e originale” nato dalla penna di Colin Dexter. Tutti i romanzi basati sul personaggio dell’ispettore britannico, maniaco di cruciverba e giochi enigmistici, sono in corso di pubblicazione presso la casa editrice siciliana. Morse possiede un ironico disincanto, ama le citazioni dotte e ascolta con piacere le opere wagneriane. Il nostro eroe spesso non disdegna di prendere una sbandata per la protagonista femminile del romanzo, questa volta i suoi pensieri tornano ai suoi trascorsi universitari quando un giovane Morse si era innamorato per la prima volta. L’amore era finito male ma

“il tempo cura anche i cuori più teneri, e ora posso lasciarla andare”

ricordava Morse citando il poema Wessex Heights di Thomas Hardy. Per il sergente Lewis il suo capo

“era il suo eroe, ma perfino gli eroi avevano le loro piccole debolezze, come Lewis aveva verificato più di una volta”.

In questo caso complicato, un autentico rebus, Morse era convinto che l’uomo cui stava dando la caccia fosse intelligente quasi quanto lui. Non solo, il poliziotto aveva avuto la sensazione di essere vicinissimo alla verità, la quale non si trovava celata in un episodio di codardia avvenuto nel 1942 durante la II Guerra Mondiale in Africa (“ero un giovane ufficiale durante la battaglia di El Alamein...”), ma all’interno del Lonsdale.

“Bisognava riportare a riva ancora molti resti galleggianti prima di poter ricostruire in ogni sua parte il relitto di un uomo... bisognava recuperarli dalle acque cangianti del canale che passavano di continuo dal verde al grigio al giallo al nero... al bianco...”.