Il morto in piazza
- Autore: Ben Pastor
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2017
Giunge in libreria per Sellerio l’ultimo della serie di romanzi storico-polizieschi che la scrittrice italo americana Ben Pastor continua a pubblicare con la fluente traduzione e l’attento editing di Luigi Sanvito.
In questo ultimo lungo racconto prevale la parte di ricostruzione storica, ambientata in una manciata di giorni convulsi, subito dopo l’entrata a Roma delle truppe alleate, il 4 giugno del ’44, mentre il 6 avveniva il massiccio sbarco di truppe in Normandia; le vicende personali del protagonista, il tenente colonnello della Wehrmacht, Martin Von Bora, di cui peraltro sappiamo quasi tutto, restano invece un po’ sullo sfondo.
Lo avevamo lasciato a Roma, in fuga verso il nord, in attesa di ricongiungersi con il grosso delle truppe d’occupazione tedesche sul territorio italiano, quando viene raggiunto da un ordine segreto e misterioso: deve raggiungere un piccolo paese abruzzese, sulle montagne dell’entroterra, Faracruci, dove un confinato per ragioni politiche, l’avvocato Borgonovo, sembra sia in possesso di lettere personali del Duce, che lo stesso Mussolini gli avrebbe consegnato a Campo Imperatore, in virtù della loro antica militanza comune nel partito socialista, poco prima di essere liberato dai paracadutisti tedeschi ed essere trasferito in Germania. Quelle lettere preziosissime, scambio epistolare tra Mussolini e Winston Churchill, alludono ad un attentato alla vita di Hitler che avrebbe dovuto svolgersi in Italia, a Bologna, cambiando così il sistema delle alleanze e il destino del nostro Paese. Una bomba pronta ad esplodere, nelle mani dell’anziano confinato, da otto anni recluso a Faracruci, abituato ormai ai ritmi di un mondo contadino quasi immobile, poco sorvegliato dagli stessi carabinieri, tutto dedito alla lettura dei classici e alla scrittura quotidiana di una sorta di diario indirizzato al figlio. Ma non appena Bora, a bordo della sua Mercedes, riesce a giungere nel piccolo borgo intenzionato ad ottenere le lettere da Borgonovo, a qualunque costo e mentre tra i due uomini nasce una sorta di silenziosa vicinanza per via della comune cultura e della profonda rettitudine morale, ecco che nel sonnacchioso paese avviene un fatto eclatante: un cadavere viene ritrovato in mezzo alla piazza, sotto gli occhi di tutti. L’uomo è stato ucciso altrove, e lì trascinato; verrà riconosciuto come un soldato americano, giunto imprevedibilmente fin lassù, per oscure ragioni. Mentre i carabinieri fuggono al nord, nelle ore convulse tra l’avanzata degli alleati e la dolorosa ritirata tedesca, Bora si ritrova ad essere l’unica autorità in paese ed è deciso a compiere la sua missione che si complica con il delitto che rimanda ad un altro altrettanto misterioso fatto di sangue, avvenuto esattamente venticinque anni prima, la notte di San Massimo. Vittima don Raffaele Brandimarte, detto Fifì, maggiorente del luogo, ucciso da una fucilata per motivi non del tutto chiari. Il presunto colpevole era fuggito in America, senza mai più fare ritorno.
La trama complicata ha un finale mozzafiato e nelle ultime pagine si respira un’atmosfera da redde rationem, quale quella che dovettero vivere in quelle terribili giornate vincitori e vinti, vittime e carnefici. La caratteristica peculiare di questo ultimo libro di Ben Pastor è l’affetto che la lega alla terra d’Abruzzo, patria d’origine della sua famiglia, che si riflette in ogni pagina: dall’uso del dialetto, alla ricostruzione di abitudini, modi di dire, soprannomi, festività ,filastrocche, abbigliamento, cibi: ecco i bocconotti, celebri biscotti, ecco liquori artigianali serviti al ristorante Adua dal fascistissimo proprietario, Fissa-Fissa, la cui moglie Ginevra ha il nome di una regina e il soprannome di un gioiello abruzzese, la Presentosa. Citazioni letterarie del poeta abruzzese per eccellenza, maestro di stile e di vita irripetibile, Gabriele D’Annunzio, tornano in diverse parti del libro; il notaio Ricci, ormai anziano, interrogato da Bora gli racconterà di aver conosciuto il poeta:
“Ho passato molto tempo in sua compagnia, prima che se ne andasse nel 1904 per non tornare più. E le assicuro che i suoi personaggi ‘primitivi’ si sarebbero trovati a proprio agio nella Faracruci del 1919. E i suoi giovani decadenti, i suoi debosciati combattuti tra la vita cittadina e i loro impulsi primari, avrebbero riconosciuto in Raffaele Brandimarte uno di loro. Il nome che aveva adottato al club di carte era Aurispa, come il protagonista del Trionfo della Morte”.
Ma anche la poesia di Pascoli, X agosto e l’antologia Tristia del poeta latino Ovidio nato a Sulmona ed esiliato a Tomi sul Mar Nero, oltre ai tanti libri conservati nella biblioteca della opulenta casa appartenuta ai Brandimarte e poi passata alla Chiesa, dove viene alloggiato Bora, ci parlano di una piccola comunità ricca di tradizione e di cultura, pur nella miseria dei suoi contadini, nella diffusa ignoranza, nell’austerità dei luoghi impervi e lontani dalle città: l’Aquila e Pescara appaiono lontanissime dagli scenari in cui la vita del paese si svolge con ritmi lenti e sempre uguali, malgrado le due guerre mondiali e i terremoti che scuotono con ostinazione quelle terre. Bora e Borgonovo, i due protagonisti, amici e avversari, giocano la carta del rispetto e della onestà intellettuale, in dialoghi e lunghe ore passate insieme che ci raccontano la possibilità di essere nemici ma di conservare umanità e senso della dignità. La stessa autrice nella nota finale scrive dei suoi antichi conterranei:
“Il silenzioso ritegno degli abruzzesi sul proprio coraggio ha fatto sì che il grande pubblico restasse ignaro del terribile effetto del conflitto su quelle terre... un popolo che si è sempre dimostrato ‘all’altezza’, e non ha mai preteso medaglie”.
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