Il museo dell’innocenza
- Autore: Orhan Pamuk
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2009
"Era l’istante più felice della mia vita": con questo incipit così chiaro inizia un romanzo lungo, complesso, denso di emozioni ed estremamente coinvolgente sul piano emotivo che il premio Nobel Pamuk ha scritto dando voce al protagonista, il signor Kemal, alter ego dello scrittore.
Siamo nei primi anni ’70 ad Istanbul dove il trentenne Kemal, voce narrante della storia, ricco e viziato, sta per fidanzarsi con la bella Sibel, ragazza di ottima famiglia, colta, raffinata. In una vetrina vede una borsa di una nota griffe occidentale ed entra nel negozio per regalarla alla futura moglie. Nella boutique lavora come commessa la diciottenne Fusun, di smagliante bellezza, che Kemal riconosce come lontana cugina che aveva frequentato a lungo nell’infanzia. Per i due è un colpo di fulmine che li porterà presto ad un rapporto intenso e completo, vissuto quotidianamente in un appartamento di famiglia abbandonato, ad onta del senso di colpa che vive Kemal, legato a Sibel con cui sta per fidanzarsi in un rito mondano e formale che costituisce nella società turca un impegno solenne. Malgrado la furia erotica e sentimentale che ha travolto Kemal, questi ugualmente accetta il fidanzamento ufficiale che si svolge all’Hilton e a cui partecipa anche Fusun. Dopo quella serata, la giovane donna sparisce e comincia la malattia d’amore di Kemal: malattia fisica e psicologica, ossessione amorosa, follia. Egli cerca Fusun ovunque, tenta di nascondere alla fidanzata e agli amici il suo tormento, colleziona oggetti appartenuti o toccati dalla sua amata, trascura il lavoro e la famiglia, finisce per rompere drammaticamente il legame con Sibel. Per otto anni non la rivede Fusun, finchè la ritroverà sposata ad un giovane e spiantato cineasta, Feridun, ricevendone un colpo mortale...
Mi fermo nel racconto della lunga e complicata vicenda che coinvolge i vari personaggi, così numerosi da far decidere all’autore di pubblicare un elenco dei loro nomi alla fine del romanzo. In realtà si tratta di un romanzo d’amore, ma anche un romanzo sul collezionismo e sull’idea di museo come luogo da vivere con e per i ricordi; un romanzo sul cinema e sull’amore per i film d’epoca; un romanzo sulla passione travolgente che supera convenzioni e abitudini; un romanzo sulla società turca a cavallo tra tradizione e modernità. Il libro mi ha fatto rivivere atmosfere, sapori e profumi proustiani. La struttura narrativa, con la sua intercambiabilità tra personaggio e autore che si scambiano i ruoli, dà la dimensione della grande potenza narratologica di Pamuk: per questo libro incantevole, pieno di malinconia, di delicata e sensibile analisi dei palpiti del cuore, così fedele nella ricostruzione storico-sociale di un’intera stagione della Turchia che si prepara ad entrare in Europa, il suo Nobel mi appare davvero meritato.
Il museo dell'innocenza
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E’ un libro che ho trovato eccezionale, diverso e nonostante possa ,a lungo andare, sembrare noioso, e’ una poesia. Bravo Pamuk.
I terribili fatti di cronaca degli ultimi tempi ci riportano, purtroppo, il volto violento e letale dell’ossessione d’amore: uomini rifiutati dalla donna che credono di amare, ma che in realtà considerano come una loro proprietà, un oggetto il cui fine ultimo è sottomettersi ai loro voleri, da punire senza pietà se prova a ribellarsi. L’amore, però, anche se non corrisposto o separato per forza, può presentare mille sfaccettature, e l’ossessione non è da meno: è nato quindi, nella fantasia di Orhan Pamuk, scrittore turco in seguito Premio Nobel, il personaggio di Kemal. Si tratta di un uomo che ha compromesso, con le sue stesse mani e per puro perbenismo, un amore che, però, ha rifiutato di essere messo da parte, invadendo invece ogni suo gesto e pensiero, ogni giorno di più. La sublimazione della passione di Kemal, tuttavia, non avviene attraverso la trasformazione in oggetto della donna amata, che, anzi, viene rispettata come una dea, ma attraverso l’elezione a simbolo di qualsiasi oggetto che la sua Füsun tocchi, usi, sfiori, anche solo presumibilmente.
L’azione inizia a Istanbul a metà degli anni Settanta, in una Turchia attraversata da una rivoluzione culturale che può essere equiparata a quella italiana dello stesso periodo: le ragazze, almeno quelle dei ceti medio-alti, iniziano a sentirsi liberate dalle vecchie regole, ma allo stesso tempo le temono ancora. Studiano all’estero, si vestono tranquillamente all’occidentale e affrontano rapporti prematrimoniali, perfino convivenze, sebbene non esenti da dubbi sulla propria “moralità” e sulla considerazione che possa avere di loro il loro stesso fidanzato. Kemal è fidanzato da tempo con Sibel, una ragazza bella, di buon carattere e di buona famiglia, ma il caso vuole che, in un negozio, si imbatta in Füsun, una lontana cugina che non vedeva da anni. La passione esplode senza che nessuno dei due abbia la forza di fermarla: diventano amanti, una situazione che prosegue fino al giorno in cui Kemal, un po’ per incapacità di cambiare le cose, un po’ per amore verso la bella vita, si fidanza ufficialmente con Sibel, con un sontuoso ricevimento. Si illude di poter avere la moglie e l’amante, ma Füsun scompare. Inizia da lì l’ossessione d’amore di Kemal, che lo porta a rovinare e chiudere il rapporto con Sibel e a trascurare la sua vita lavorativa. Quando, però, dopo disperati tentativi, rintraccia Füsun, la ritrova sposata, con un brav’uomo ma, presumibilmente, senza amore. Kemal inizia così a frequentare la loro casa, e a collezionare, letteralmente rubandoli, tutti gli oggetti che gli ricordano Füsun, a partire dai mozziconi di sigaretta fino agli orecchini. La vita, però, cambia anche in modo tragico, e Kemal, sempre più disperato, concepisce l’idea di dedicare alla sua amata un museo che racconti la loro storia. Ricerca così lo scrittore Orhan Pamuk, affinché ne scriva il romanzo e lo aiuti nella progettazione di questo museo. Un museo che, dal 2012, esiste davvero: è possibile visitarlo a Istanbul, e, il prossimo 7 e 8 Giugno, sarà mostrato, nelle principali sale cinematografiche italiane, un documentario, “Istanbul e il museo dell’innocenza”, dedicatogli.
Il romanzo, molto più descrittivo che incentrato sull’azione, è un lavoro di cesello fatto di impressioni, ricordi, emozioni. Sullo sfondo di un delicato amore, ci presenta una Turchia che sicuramente non conosciamo, e che non mancherà di meravigliarci per freschezza e modernità.