Il paradiso dei lettori innamorati
- Autore: Antonio Monda
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
Conversazioni con grandi scrittori sui film che amiamo e detestiamo
E, per quanto mi riguarda, ho sempre creduto che fosse assolutamente vero anche per il cinema quello che Isaac Bashevis Singer diceva riguardo alla letteratura “Non c’è paradiso per un lettore annoiato”.
Partendo da questo pensiero del Premio Nobel per la Letteratura 1978, l’autore che insegna presso il Film and Television Department della New York University ha redatto un volume che racchiude una serie di Conversazioni con grandi scrittori sui film che amiamo e detestiamo come recita il sottotitolo del libro.
Venti autori che rappresentano il Gotha della letteratura americana contemporanea (da Martin Amis a Jonathan Franzen, da Don De Lillo a Zadie Smith e da Donna Tartt a Jeffrey Eugenides) svelano al lettore le pellicole che hanno segnato le loro esistenze, non certamente le opere più belle di tutti i tempi ma quelle che hanno rivestito un ruolo importante nelle loro vite.
Antonio Monda, il quale vive e lavora a New York nel suo appartamento che si affaccia su Central Park, ha allestito un salotto letterario per riflettere su tutti quei film ai quali si ritorna nei momenti di commozione e debolezza, di gioia e condivisione, quei film che “ci ricordano un momento e un’emozione forte” e che “parlano direttamente al cuore”.
È logico quindi che le risposte dei venti personaggi intervistati che non sono cinéphiles “svelino qualcosa sulla personalità dell’intervistato che va oltre il semplice gusto o la preparazione cinematografica”. Nell’introduzione al volume che Monda dedica “ai miei nonni, nati negli anni in cui è nato il cinema”, l’autore confessa che
“se un giorno qualcuno mi ponesse la domanda che ho fatto ai venti scrittori incontrati per realizzare questo libro, entrerei subito in crisi: non mi è possibile limitare solo a cinque titoli i film della mia vita”.
Fellini è considerato “il più grande regista di tutti i tempi”, mentre nessuno come Frank Capra, siciliano trasferito in America a sei anni “mi ha fatto capire che si può essere fedeli alle proprie radici e insieme immersi nella cultura che ci adotta”.
Tra i film prediletti dallo scrittore/saggista Il padrino di Francis Ford Coppola, capolavoro assoluto, perfetto e insuperato (“Gli ho fatto una proposta che non poteva rifiutare”, “Si va ai materassi”, “Credevi di poter fregare un Corleone?”) nel quale il regista compie il miracolo di farci comprendere che quella famiglia di spietati e violenti criminali è composta di uomini e donne che hanno gli stessi nostri sentimenti.
“Il bello dei grandi film è che ti danno, per qualche secondo, l’illusione dell’eternità”
e allora Paul Auster, il padre di Trilogia di New York scegliendo cinque titoli di pellicole che lo hanno segnato maggiormente sul piano sia umano sia artistico cita I migliori anni della nostra vita di William Wyler “perché è un film estremamente importante da un punto di vista sociologico, che racconta i cambiamenti che avvengono sulla psiche e sul fisico degli uomini dopo una tragedia come la guerra”.
Per Don De Lillo il cinema è un’arte con la quale è necessario confrontarsi senza supponenza. Se per il creatore di Americana uno dei film cult è L’albero della vita di Terrence Malick, la pellicola che De Lillo non apprezza è Sentieri selvaggi di John Ford film epico ma “pieno di difetti”. Un fattore che accomuna molti scrittori è una forte critica verso la cinematografia francese, soprattutto nei confronti di Jean Luc Godart. Jeffrey Eugenides considera il cinema “un’arte a tutti gli effetti” (“Io e Annie di Woody Allen grandissima commedia”).
Jonathan Franzen, l’autore reso famoso dalle sue Correzioni:
“Lamerica di Gianni Amelio è un film meraviglioso che rimarrà sempre dentro di me”
perché
“racconta il dramma di un popolo e l’artificialità del concetto di identità nazionale”.
Patrick McGrath si scopre romantico citando Breve incontro di David Lean che “riesce a comunicare la forza travolgente dei sentimenti mantenendo lo stile asciutto e tipicamente inglese”, mentre Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann è “un film dalla struttura narrativa perfetta”.
Il film del cuore di Cathleen Schine che ama profondamente il cinema è Umberto D. (“è un film di una purezza e di una semplicità rare”) di Vittorio De Sica (“uno dei miei registi preferiti”).
Chi ha il privilegio di scegliere questo libro non potrà non essere d’accordo con l’autore il quale seguendo le riprese de La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani ha compreso come si crea il cinema e di che materia sono fatti i sogni. Esattamente come scriveva William Shakespeare sei secoli fa quando la Settima Arte era solo scritta nelle stelle.
“Noi siamo di materia simile ai sogni, la breve vita è nel giro d’un sonno conchiusa”. (La tempesta, IV, 1).
Il paradiso dei lettori innamorati. Conversazioni con grandi scrittori sui film che amiamo e detestiamo
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