Il paradiso del diavolo
- Autore: James G. Ballard
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
“ […] stiamo costruendo l’ecologia del paradiso.” (Pag. 128)
James G. Ballard con un colpo solo atterrisce due fra le lobby più potenti della nostra società.
Dimostrando libertà di pensiero e mancanza di timori, lancia una condanna apocalittica sul movimento degli ecologisti, per poi opporsi al dominante pensiero delle ipocrisie, abbattendo il sogno utopico, o distopico a secondo dei punti di vista, delle femministe.
Con il romanzo Il paradiso del diavolo lo scrittore riporta le avventure abominevoli di un gruppo di persone unite, apparentemente, per salvare gli albatri dell’isola di Saint-Esprit. Siamo negli atolli del Pacifico, nel frammentato territorio chiamato Francia d’oltremare. Gli esperimenti nucleari francesi sull’atollo di Moruroa sono terminati, ma una goffa dottoressa confeziona una voce sulla possibilità di nuovi test proprio nell’isola di Saint-Esprit.
La dottoressa è Barbara Rafferty, una donna da un passato oscuro, ma che ora è una fervente naturalista e combatte la sua guerra personale nelle Hawaii. È descritta solitaria, mentre, con voce stridula, urla in un megafono o distribuisce volantini. È dimessa e trasandata eppure riesce a catalizzare le persone. La sua vittima personale e preferita è Neil, un atletico sedicenne, sportivo e ingenuo; sogna le grandi traversate in mare. Nonostante i suoi dubbi Neil si unirà all’armata Brancaleone della dottoressa: destinazione Saint-Esprit.
Conquistata l’isola, cacciati i francesi, si forma sull’isola un regno la cui regina è Barbara. Passato il desiderio di prevalere, l’ego umano tende ad assottigliarsi: gli stimoli diventano sottili e l’isola si trasforma da eden degli animalisti in un’accozzaglia di debosciati sozzoni.
Ballard è spietato sul comportamento antiecologista e gioca molto sul contrasto fra il loro pensiero e la loro condotta.
“Neil gettò la scatoletta vuota nel sottobosco.” (Pag. 89)
“Certo, il petrolio uscito dal Dugong aveva ucciso più uccelli marini in una volta di quanto non avessero fatto i soldati francesi in mesi e mesi […]” (Pag. 91)
“Le loro latrine poco profonde inquinavano il terreno della foresta, e le spiagge furono ben presto costellate di lattine vuote e bottiglie di vino rotte.” (Pag. 117)
I danni inferti al territorio dai francesi e molto inferiore da quello compiuto dai naturalisti, tuttavia continuano imperterriti ad essere oggetto di ammirazione, di messaggi e di inutili doni da parte di tutto il mondo.
Poiché lo scrittore è deliziosamente cattivo, denuncia come responsabili anche i tanti fanatici sostenitori: sono ciechi, vogliono capire la natura, mentre sono incapaci pure a comprendere la natura umana; inviano aiuti superflui ed eccessivi; non riescono a elaborare una libertà di pensiero; il loro senno ha subito troppi condizionamenti.
Lo stesso discorso vale per i giornalisti, che non sono alla ricerca di verità, ma della “loro’’ verità e quindi predisposti alla menzogna:
“Peggio ancora, gente molto più pericolosa: troupe televisive, giornalisti, agenti editoriali. Gente che ha una potenza distruttiva illimitata su ogni polpastrello.” (Pag. 99)
“ […] una giornalista svedese munita di un’intera collezione di spille a favore dell’aborto.” (Pag. 101)
Ma il meglio (o il peggio) deve giungere. Il più losco dei fini appare all’improvviso: quello non deve essere il regno degli animali e delle piante sottoposte al rischio di sparizione, ma deve invece proteggere le donne dalla loro minaccia naturale, ossia gli uomini.
Favolosamente, l’isola si muta in un incubo anche per il giovane Neil, così amato da Barbara. Le signore si trasfigurano, sotto la guida della dottoressa, eliminano tutti gli insignificanti uomini, salvando solo degli esemplari da monta. Rimangono solo le donne: loro devono prevalere ed emergere.
Lo scrittore è micidiale, fulminante. Le sue frasi raccolgono in sé tutta la psicologia di Barbara e metaforicamente di tutte le femministe.
Ecco la società distopica sognata:
“Saint-Esprit non è una riserva per gli albatri, è una riserva per le donne […] Noi siamo la specie più minacciata di tutte.” (Pag. 181)
Poi Ballard scopre il sogno segreto:
“Il fatto è che oggi non ci servono così tanti uomini. Il più grande problema che ha di fronte il mondo non è che ci sono troppo poche balene, o troppo pochi panda, è che ci sono troppi uomini.” (Pag. 182)
Perciò bisogna eliminarli, questo è il momento migliore perché:
“gli uomini hanno una debolezza che si portano dietro dal passato. I loro geni sono stati avvelenati da tutta l’aggressività e la competizione, sono come soldati che hanno visto troppe battaglie. Dobbiamo lasciarli riposare.” (Pag. 227)
E per riuscirci occorre popolare l’isola di femmine:
“In effetti avremmo bisogno di donne più che di uomini. Le donne lavorano di più e sopravvivono con meno.” (Pag. 177)
Per scoprire poi, freudianamente, il recondito struggimento fallico di Barbara:
“ […] essere uomo era il difetto genetico più grande di tutti.” (Pag. 215)
Il difetto genetico può essere uno solo.
La condanna del femminismo è spietato, diretto, un pugno in piena pancia per i sostenitori del politicamente corretto.
C’è pure una protesta antiborghese. L’ironia prevale. È divertente immaginare l’isola piena di ecologisti, tutti arrivati a bordo di potenti e costosi yatch. Capitalisti, ereditieri, persone a reddito arrivano sull’isola con il desiderio di soddisfare la loro vanità e insieme approdano perfino degli hyppies drogati (ma loro sono degli insetti fastidiosi da eliminare).
Il panorama delle isole del pacifico sta cambiando e i suoi antichi frequentatori si sono estinti: i romantici, gli amanti della conoscenza e della scoperta sono spariti.
Ballard è consapevole di un mondo in una fase di sviluppo negativo, ma la sua profezia è ancora peggiore. Il libro è del 1994 e da quella data il mondo si è aggravato, riempiendosi di fondamentalisti idealisti, talebani culturali e terroristi neo pagani. Lo scrittore individua il passaggio: i romantici quadri dei nativi delle isole di Gauguin stanno svanendo e al suo posto stanno arrivando la peggior razza di pazzi, perché la loro follia è appoggiata globalmente:
“ […] la visione romantica del Pacifico, che Gauguin e Robert Luis Stevenson erano stati i primi a sognare stava cedendo il passo a una di gran lunga più puritana.” (Pag. 104)
Ballard possiede un talento sarcastico intrigante. Lo trovo comico, quando riferisce i gusti culinari degli animalisti. Hanno comunicato al mondo l’intenzione di trasformare l’isola in una specie di arca di Noé, dove salvare la fauna in via di estinzione e gli arrivi di bestie rare sono continue. Gli affollati recinti in poco tempo diventeranno la cambusa degli amanti della natura. Quando uccidono e si mangiano voracemente tutti gli esemplari, Ballard è spietato :
“ […] gli affascinanti e vistosi uccelli che più smuovevano la coscienza degli animalisti si rivelavano anche i più stopposi nella pentola.” (Pag. 185)
Oltre il coraggio di esporre episodi assurdi ma simbolici, Ballard affronta caparbiamente il carattere psicologico dei protagonisti.
Neil, narra gli avvenimenti, è un ragazzino sognatore, incapace di maturare.
Ma è Barbara la protagonista emergente.
Fin dall’inizio Barbara non è trattata in modo tenero, anzi il linguaggio non lascia dubbi sul ruolo della donna. Ignoriamo il suo assurdo fine, ma assimiliamo presto la sua lucida follia. Già dalle prime pagine, la descrizione dello scrittore è sempre esatta. Ecco alcuni esempi del suo raccapricciante cinismo:
“ […] la donna era stanca dell’interminabile serie di manifestazioni contro il buco dell’ozono, l’effetto serra e il massacro delle balene.” (Pag. 13)
“ […] sperando di vedere qualche segno di accoglienza ostile. L’opposizione era la sua ragione di vita.” (Pag. 14)
“ […] Abbiamo l’opinione pubblica mondiale dalla nostra, e tu vuoi buttarla via?” (Pag. 76)
Lei è continuamente alla ricerca della posa, del momento esatto per poter vincere. Sa scegliere i nemici ma anche le sue vittime predestinate. Il giovane Neil è l’esempio della sua spietatezza. Infatti il ragazzo nonostante gli inverosimili accadimenti ancora ricerca una giustificazione.
Si potrebbero inquadrare le vicissitudini dei verdi come la creazione di una setta.
Barbara è il guru dominatore e gli altri partecipanti gli adepti, condizionati al punto di abbandonare ogni scelta autonoma. Ora appartengono a un gruppo esclusivo, perciò devono escludere ogni vita sociale, fino ai condizionamenti e controlli sulla attività sessuale. Lei sceglie come e chi si deve accoppiare.
Il paradiso del diavolo è un libro combattivo ed energico, in cui una trama avvincente non ci abbandona mai. Ballard usa una sommatoria di generi classici della letteratura, intrecciandoli fra loro: la camera chiusa, l’isola, il genere avventuresco, i naufraghi alla Robinson, ma pure il giallo, una tensione emotiva sugli strani accadimenti dell’isola e azione. Emerge anche un tono splatter per la presenza di tanto sangue.
Il paradiso del diavolo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il paradiso del diavolo
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Bellissimo libro e bellissima recensione. Come ho già letto altrove, inizi a leggere il libro per curiosità e poi vieni travolto dagli eventi e non vedi l’ora di arrivare alla fine.