Il passato è une bestia feroce di Massimo Polidoro

“Ero morto, non c’erano altre spiegazioni.”

In questo modo inizia “Il passato è una bestia feroce”(Piemme), il primo thriller di Massimo Polidoro. Bruno Jordan è un giornalista della rivista “Krimen”, quando un giorno riceve una misteriosa lettera firmata da Monica, una ragazzina amica di Bruno e scomparsa più di trent’anni prima. La lettera riaccende la curiosità del giornalista per la sorte capitata all’amica e decide di tornare a Verazzano, il paese nel quale ha trascorso la propria infanzia, per indagare sul caso mai risolto.

Come avevo già anticipato, ho avuto l’occasione di far parte della squadra di lancio e leggere il libro in anteprima. Lo stile del romanzo è semplice, lineare e scorrevole, ma allo stesso tempo avvincente ed intrigante, tant’è che non riuscivo a staccare gli occhi dal libro con il solo desiderio di continuare a leggere, grazie anche all’ottima chiusura di ogni capitolo. La trama è coinvolgente e ricca di colpi di scena, anche se certi passaggi, per un abituale lettore di thriller, possono risultare prevedibili.

Un altro punto di forza del romanzo è l’ambientazione italiana: l’autore ricrea in maniera efficiente l’infanzia di Bruno e dei suoi amici in un piccolo paese, con ottimi riferimenti agli anni ’80, che non ho vissuto, ma di cui ho sempre sentito parlare con una certa dose di nostalgia e adorazione.
I personaggi principali sono, in generale, ben delineati. Bruno Jordan è il classico “eroe”, un po’ ribelle e anche un po’ arrogante, ma dotato di una massiccia dose di ironia:

“Per me l’ironia era una dichiarazione di dignità. L’affermazione della superiorità dell’essere umano su quanto gli capita.”

L’esordio di Massimo Polidoro nel mondo del thriller è davvero buono e sono sicura che, con il tempo, lo scrittore saprà lasciarci ancora di più a bocca aperta.