Il passato ha un prezzo. Il commissario Botteghi e una brutta storia livornese
- Autore: Diego Collaveri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Il commissario Botteghi è ormai il compagno delle mie estati, ed è stata dura aspettare questa volta fino a settembre per leggere la sua nuova avventura. Noi lettori siamo strani, ci immedesimiamo nei personaggi che leggiamo vivendo le loro storie, ma a volte ci infiliamo anche nei panni degli autori e io mi sono immaginata Diego Collaveri alla ricerca di quel fatto particolare, di quella motivazione in grado di alzare nuovamente l’asticella dopo lo splendido ultimo capitolo Il commissario Botteghi e il mago, che ho amato. La cosa che mi ha sempre colpito di Collaveri e me lo ha fatto apprezzare sempre di più nel corso degli anni è proprio questa sua capacità di sorprendere, di spingersi sempre un pochino più avanti, che ha reso la sua saga sempre più accattivante e coinvolgente man mano che si va avanti. Questa però è un’arma a doppio taglio, perché al tempo stesso crea nel lettore affamato (in questo caso me medesima) un’aspettativa altissima a ogni uscita.
Quindi, appena terminato il lavoro, mi sono precipitata in libreria per prendere finalmente la mia copia di Il passato ha un prezzo. Il commissario Botteghi e una brutta storia livornese (Fratelli Frilli Editori, 2020) e dopo cena mi sono immersa nella lettura.
Collaveri è riuscito a non tradire le mie aspettative? La risposta sta nell’aver “divorato” il libro tutto di un fiato, saltando diverse volte sul divano a bocca aperta, tanto che subito andavo a rileggere le frasi colpevoli per lo stupore.
Come l’autore ormai ci ha abituato, la storia si apre con un flashback. Questa volta siamo nel febbraio del 1919, dove una folla inferocita sta braccando due poveri soldati francesi. A prescindere dalla ricostruzione storica, la capacità che ha Collaveri di farti respirare persino gli odori del tempo e farti provare sensazioni così reali qui raggiunge per me il suo massimo. Sono bastate davvero le prime righe per avere brividi.
Dopo questo incipit nel passato, veniamo sbalzati ai giorni nostri ed ecco arrivare il nostro commissario Botteghi, incazzato come sempre di prima mattina, un po’ preoccupato per la convocazione del Questore. Dal superiore apprende dell’omicidio di un geometra, una sua vecchia conoscenza con cui aveva avuto dei trascorsi non proprio felici: vicino al corpo della vittima un biglietto, scritto in punto di morte, con sopra il nome del commissario.
E qui già si capisce quanto questa storia andrà sul personale del nostro Botteghi, cosa che personalmente aspettavo già da un po’. Ma come s’incastra questo con il fatto raccontato nell’incipit? Non ho fatto in tempo a chiedermelo che la trama mi ha completamente risucchiato in un susseguirsi di fatti che mi hanno lasciata davvero a bocca aperta, culminando con la rivelazione di una strage realmente accaduta a Livorno, perfettamente insabbiata e cancellata dalla memoria collettiva.
Collaveri tesse una trama fitta e intrecciata, che si dispiega nel susseguirsi della storia con una sicurezza davvero unica, senza mai far venire meno né la suspense, né tantomeno il gioco col lettore, disseminando fin dall’inizio tutti gli indizi necessari alla risoluzione del caso. È un autore che conosce ogni angolo del mondo che ha creato e muove i suoi personaggi con una maestria e una delicatezza davvero uniche. Niente è mai per caso, niente è da considerare scontato.
Nel corso della storia, non solo ci addentreremo dentro rivelazioni davvero sorprendenti, ma andremo a fondo anche nel passato del commissario; e qui Collaveri gioca la sua carta migliore, dando al lettore proprio quel tanto che basta per soddisfare una parte della curiosità cresciuta nel corso della saga, dosando bene la cosa per non saziarla del tutto, ma anzi: accrescerla ancora di più.
Il ritmo incalzante non ha mai un attimo di tregua, tanto che nemmeno mi sono accorta delle ore che passavano. Un finale inaspettato, che mette il commissario in una posizione davvero scomoda, che mi ha portato a chiedermi che cosa accadrà dopo, e credo fosse proprio questo l’intento dell’autore, creare un ribaltone nell’attitudine del suo personaggio, che fino a ora ha seguito un percorso in crescita lungo la serie.
Tutta la storia è carica di riflessioni, di spunti su pensieri attuali; mai come in questo romanzo Collaveri si lascia andare a confronti storici sulle situazioni sociali attuali, arricchendo il romanzo di un’analisi profonda della nostra quotidianità. Per mio gusto personale, non so davvero cosa chiedere di più a un libro.
Ho chiuso il volume più affamata di quando l’ho cominciato, adesso sì che voglio sapere come continuerà. Lo rileggerò più volte perché, come nel caso degli altri romanzi, il testo è talmente disseminato di particolari che più lo leggi più completi la visione della storia nei minimi dettagli e apprezzi i diversi toni e stati d’animo con cui viene raccontata.
Concludo dicendo che la nota storica delle Guide Labroniche in fondo, con tanto di fonti da dove Collaveri ha ripescato e ricostruito i fatti storici, non solo fa capire quanto impegno e professionalità ci siano dietro questo romanzo, ma lo impreziosisce dandogli il giusto riconoscimento che merita.
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Diego Collaveri ha scritto per la casa editrice Frilli L’odore salmastro dei Fossi, Il segreto del voltone, la Bambola del Cisternino, Il commissario Botteghi e il Mago. Ora torna con la sua creatura di carta, il commissario Botteghi appunto, protagonista de Il passato ha un prezzo. Un libro che si divora in un attimo.
Il romanzo si apre con un atroce delitto: quello del geometra Morelli, trovato orribilmente mutilato, accanto a sé un biglietto con sopra scritto il nome del commissario Botteghi. Che significa? Cosa c’entra lui con questo personaggio enigmatico, che viene da un passato remoto, che Botteghi cerca da sempre di risolvere e di affrontare, lasciando tutto alle spalle. Il geometra si occupava, in quanto tecnico comunale di siti storici cittadini. Ricoprendo questo incarico era venuto a contatto con il simbolo di un atroce massacro compiuto a Livorno nel 1919, abilmente insabbiato da personaggi in alto loco. Forse che operando in questo modo ha urtato la suscettibilità di persone ambigue e con tanto da nascondere? La sua personale saggezza gli impone di essere:
“semplice, schietto, talmente lineare da uscire dagli schemi complicati che troppo spesso si nascondono dietro gli omicidi.”
Dunque il cammino verso la verità è impervio e viene da lontano. Sarà in grado il commissario di compierlo con successo?
Un bel giallo che ha un suo punto di forza nell’amore per la città di Livorno, abilmente descritta:
“Livorno era una città troppo giovane riguardo al turismo (…) una città portuale ed operaia com’era stata, che al tempo del grande boom economico tra gli anni ’70 e ’80 aveva goduto del fiorire. (…) cominciando a far fruttare tutte le particolarità che questa città ha da offrire e dandole il giusto posto che merita tra i gioielli storici della regione e della nazione. “
Un altro punto di forza è la particolare ricerca storica compiuta dall’autore che emerge con prepotenza nei fatti narrati con tanta perigliosità e certezza. Ne consegue una lettura intrigante accanto alla indagine vera e propria che presenta l’amore per la Storia e la città di Livorno. Un buon costrutto narrativo e la particolarizzazione dei personaggi completano gli elementi accattivanti di questo romanzo. Buona lettura.