Il pensiero di Rol
- Autore: Maria Luisa Giordano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
È stato consultato da De Gaulle e D’Annunzio, convocato da Mussolini, era di casa dagli Agnelli e gli Einaudi, ha parlato con Einstein e Fermi, incontrato Dalí e Cocteau, ma Gustavo Rol rifiutò sempre qualsiasi contatto con Adolf Hitler.
Veggente, medium, spiritista, tutte classificazioni attribuitegli da altri e che respingeva: era certamente un sensitivo il torinese dagli occhi profondi che mostrava i suoi “esperimenti” ad amici e conoscenti nel salotto di via Silvio Pellico. Sosteneva ch’erano non altro che parte della scienza e “in futuro tutti li potranno realizzare”.
Maria Luisa Giordano ha dedicato una serie di testi a Rol (1903-1994), grazie alla sua lunga vicinanza di amica di sempre.
“Ho avuto l’immensa fortuna e il privilegio di essergli stata vicina come una figlia, per tanti anni l’ho accompagnato dai malati, gli sono stata accanto mentre dipingeva”.
Nei precedenti — ricordiamo Il salotto di Rol (Edizioni del Capricorno, 2019) — la studiosa di medicina alternativa, pranoterapeuta, scrittrice, traduttrice e interprete scomparsa nel febbraio 2021, ha proposto episodi di cui è stata testimone e condiviso le intense sensazioni provate insieme ai presenti agli “esperimenti” di Rol, nella casa dove “il tempo sembrava fermarsi e accadevano cose al tempo stesso vicenda concreta e avventura mirabolante”. Questa volta, nel volume postumo Il pensiero di Rol (Edizioni del Capricorno, 2021), aveva diretto i suoi ricordi verso le parole pronunciate dal “dottore”, ricordando quello che comunicava a quanti ammetteva in casa e anche taluni momenti speciali della vita di un uomo “enigmatico e inafferrabile”.
C’è chi ha lasciato scritto che ciò che fa Rol è talmente meraviglioso da diventare normale. Fa cose e le chiama “giochi”, che sul momento non stupiscono, ma nel ricordo assumono una dimensione sconvolgente. Sono note firmate da Federico Fellini, nel suo libro Fare un film, del 1980. Tra Gustavo e il grande regista c’era un rapporto di sincera stima, l’uno apprezzava le enormi qualità e potenzialità dell’altro.
Rol è un signore dai modi cortesi — sempre Fellini — di eleganza sobria, potrebbe essere un preside di ginnasio di provincia, di quelli che sanno scherzare qualche volta con gli allievi e fingono interesse per argomenti quasi frivoli. Si comporta in modo garbato, civilmente contenuto, sebbene talvolta "si conceda ad allegrezze più abbandonate”. Allora racconta volentieri barzellette, parlando di proposito con una forte venatura dialettale, come Macario.
È decisamente interessante il motivo al quale Federico dimostra di attribuire questo comportamento volutamente più sciolto:
“La sua costante e previdente preoccupazione di sdrammatizzare le attese, i timori, lo sgomento che si può provare davanti ai suoi traumatizzanti prodigi di mago”.
A Fellini non sfuggiva però che i suoi occhi non si potevano guardare a lungo, nonostante questo giocare, sminuire, sdrammatizzare, per far dimenticare quanto stesse accadendo e dimenticare lui per primo.
“Occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta, di un personaggio di un bel
film di fantascienza”.
Rol sapeva respingere la tentazione di esibire una certa misteriosa onnipotenza, sembrava ridurre ogni volta la dimensione superiore a una misura umana accettabile, di tutti i giorni. “Forse perché ha fede e crede in Dio”, riteneva l’estimatore Federico Fellini.
“Hanno qualcosa di patetico ed eroico i suoi tentativi spesso disperati di stabilire un rapporto individuale con le forze terribili che lo abitano, di cercare di definire una qualche costruzione concettuale, ideologica, religiosa, che gli consenta di addomesticare in un parziale, tollerabile armistizio, la tempestosa notte magnetica che lo invade, scontornando e cancellando le delimitazioni della sua personalità”.
Questo il giudizio del regista romagnolo, ma non è certamente facile definire la personalità di Rol, anche se Maria Luisa Giordano è stata particolarmente efficace nel riassumere la fama asimmetrica goduta dal mentalista torinese. Da un lato attirava su di sé — e in parte anche alimentava suo malgrado — un’attenzione forte e talvolta sovreccitata proprio a causa degli esperimenti che conduceva in privato. Dall’altra, la stessa notorietà lo ingabbiava in definizioni grossolane, dal sensitivo al mago, che cercava di contrastare senza mai riuscirci del tutto.
Secondo Giordano, Rol era due persone insieme: il sabaudo sagace, bon vivant, salottiero e il Rol intenso, profondo, spirituale, che coltivava il dubbio, indagava in modo “fervente sullo spirito del mondo sensibile, esplorandone l’invisibile nascosto in ogni sostanza” e praticava instancabilmente il percorso che conduce alla scienza.
A questi Rol, gli estranei hanno voluto artificialmente aggiungerne altri due: il Rol dotato di poteri soprannaturali e il Rol illusionista, imbonitore. Figure entrambe false e immaginarie.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il pensiero di Rol
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