Il penultimo sogno di Angela Becerra

Val la pena di far notte leggendo? Sì, se s’incappa in un libro che lo meriti!

Joan e Soledad muoiono suicidi, vestiti da sposi ed uniti da un abbraccio inestricabile. Perchè? Cosa univa le vite di due anziani, all’apparenza estranei? Cercherà risposta alla prima domanda Aurora, la figlia di Soledad, scoprendo di conoscere ben poco della vita materna ed incrociando le ricerche del figlio di lui, Andreu, che cerca di ricostruire l’esistenza di quel padre, dimenticata nella propria brama di una vita diversa, ricca e opulenta.
Pur con motivazioni differenti, i due si troveranno ad indagare sulle vite dei genitori per capirne la morte, inciampando nella svolta decisiva delle proprie esistenze. Alla fine, quando non sarà più così importante saperlo, arriverà anche la risposta al "perchè" iniziale.

Decisamente la penna di Angela Becerra è felice, se riesce anche a sorvolare su qualche pesante incongruenza nel racconto: pianoforti che, dopo essere stati trasportati a destra e a manca, suonano perfettamente senza aver visto un accordatore; altri pianoforti che subiscono l’asportazione di un tasto e riprendono perfettamente a suonare dopo che - a decenni di distanza e di silenzio - il tasto viene rimesso al proprio posto; giorni e giorni di coma vegetativo che scompaiono di colpo lasciando il malato addirittura in grado di parlare immediatamente...
Forse qualche miracolo di troppo, se proprio si vuole trovar un difetto a questo racconto, che però ha il grandissimo pregio di respirare con il fiato giusto, senza far pesare gli ininterrotti flashback tra la vecchia triste fiaba di Juan e Soledad e l’attuale storia di Aurora e Andreu.

In breve: val la pena di far notte leggendo? Decisamente sì, e per le più sentimentali scapperà sicuramente più di una lacrima:
"Sono qui. Non ti ho mai lasciato. Prima di te, non ero. Dopo di te... rimane solo il siamo"