Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte
- Autore: Rosi Braidotti
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
“Lunga vita alla nuova carne!” sentenzia un ormai tele-transustanziato James Wood alla fine di “Videodrome”. Ma la fissa del corpo protesico, commisto, altro da sé, segna in impronta il cinema di David Cronenberg dall’inizio al ballardiano “Crash”, autentico manifesto dell’ibridazione materiale, apoteosi dell’uomo-macchina fatta pellicola. Rivedetevi buona parte della filmografia del regista canadese, fatemi sapere, e poi adesso basta, che il prologo cinematografico mi è scappato per libera associazione: posti, infatti, i sacrosanti distinguo accademici, la filosofa Rosi Braidotti mi sembra attestarsi sulla scia, con un saggio consistente, che parrebbe inquietare sin dal titolo - “Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte (DeriveApprodi, 2014) - non fosse che gli intenti dell’autrice sono tutt’altro che terroristici, escatologici semmai. Leggete quando scrive tra le pagine 203 e 204, quasi in chiusura di excursus:
“(…) il mio interesse per il postumano è direttamente proporzionale al senso di frustrazione che suscitano in me l’umano, le risorse e i limiti troppo umani che delimitano le nostre intensità personali e collettive (…) Desidero pensare a partire dal qui e ora, da mia sorella Dolly la pecora e dall’oncotopo, mia divinità totemica; dai semi dispersi alle specie in estinzione. E anche, simultaneamente e senza contraddizioni, dagli sconcertanti mezzi generativi (…) grazie ai quali la vita – bios e zoe compresi – riprende continuamente a lottare. Questo è il tipo di materialismo che fa di me una pensatrice postumana fino al midollo e, in pratica, una felice membra delle svariate specie di compagnia”.
Sdoganamento teorico-pratico del post-umanesimo, e così sia? Piuttosto la sua assunzione a categoria ontologica: a ben guardare l’aspetto più dirompente (rivoluzionario?) del lavoro della Braidotti; il suo approccio contro-tendente alla moda degli anatemi per partito preso che l’idea di post-umano si attira addosso da quando passatismo è diventato longa manus di reazionarismo e/o di cieco fideismo. La sfida speculativa posta in campo dall’autrice sembrerebbe giocarsi, invece, a testa alta sul terreno del futuro e della prassi politico-filosofica: dopo avere acclarato senza tema di smentita il rigor mortis dell’umanesimo, la Braidotti fa proprie le sfide poste in essere dal post-umano (per metterla giù in spiccioli dalle protesi di nuova generazione al cibo geneticamente modificato, dalla seconda vita degli universi digitali alle tecnologie riproduttive) e da esse muove, senza sterili nostalgismi per la defunta umanità, aggiornando invece la pars costruens ai possibili cambiamenti in atto, all’impiego in senso più opportuno dei contributi provenienti da sacche neoumaniste, discendano essi da studi di genere, da movimenti postcoloniali o ambientali.
In altre parole: la partita tra umano e post-umano (leggi anche come “colonizzazione” della vita da parte dei mercati, come pedissequa sottomissione alle leggi del profitto) potrebbe risultare ancora aperta, ma non sarà certo la demonizzazione strumentale del progresso tecnico-scientifico a far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Il libro è impavido, disalienato, denso di tesi provocatorie, salutare (oserei dire), costa 17 euro ma presuppone una certa familiarità col linguaggio tecnico della filosofia e delle scienze sociali: è una semplice istruzione per l’uso, non una nota di demerito.
Il postumano. La vita oltre l'individuo, oltre la specie, oltre la morte (Vol. 1)
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