Il prigioniero del cielo
- Autore: Carlos Ruiz Zafon
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
- Carlos Ruiz Zafón
- Il prigioniero del cielo
- pp. 349
- Trad. Bruno Arpaia
- Ed.Mondadori 2012
Leggendo “Il prigioniero del cielo” sono consapevole di calarmi nell’anima torbida e oscura di un romanzo fedele al suo genere, un mix ben riuscito tra gotico e fantasy.
Pochi dettagli sono sufficienti ad accompagnare il lettore dentro un grande labirinto narrativo: una libreria, un carcere, uno scrittore, la Città dei maledetti.
L’autore prosegue magistralmente in quest’opera la saga del Cimitero dei Libri Dimenticati, già nota a quanti ne abbiano apprezzato gli antefatti descritti ne “L’ombra del vento” e ne “Il gioco dell’angelo”.
D’altra parte il romanzo, da qualunque ordine si proceda e a prescindere dalle opere precedenti, si presta bene ad una lettura trasversale in quanto trasmette intensità di mistero e avvolgente inquietudine anche a chi si approcci ex novo ai testi del grande romanziere spagnolo.
Carlos Ruiz Zafón attinge dalla storica Barcellona del secondo dopoguerra per sviscerarne gli anfratti e muovere il microcosmo di personaggi che gronda passioni forti e atrocità.
Prossimo il Natale, in una fredda giornata di dicembre, la sagoma di uno sconosciuto si affaccia nella storica libreria di Sempere e Figli stagliandosi torva con aria affatto amichevole.
La favola natalizia, come in un precipitarsi di eventi, segue cronologie di azioni e sequenze che gravitano intorno ai protagonisti.
Fermìn, uomo dai nobili sentimenti e dalla sintassi riccamente elaborata, rivelerà dolori e segreti custoditi a lungo sotto la coltre di una sferzante ironia; Daniel Sempere rappresenta, invece, il filo conduttore delle umane vicissitudini, colui che unisce passato e presente nel proprio temperamento di iberico fiero e combattivo.
Il livello narrativo è sempre alto e coerente, pure nei tratti in cui la storia attraversa intrecci complicati tra ombre e paure, lungo il tunnel di Mauricio Valls e delle speranze da lui divorate.
Noto una certa modalità destabilizzante dell’Autore nell’introdurre frammenti di vita e personaggi, ma ciò fatalmente accresce il ritmo narrativo e inchioda il lettore.
Lo stile, descrittivo e puntuale, regala infine coerenza interna e massimo effetto realistico.
Giunta al finale assaporo pagine delicate sulla forza insuperabile dell’amicizia e dell’amore, tuttavia l’epilogo di nuovo mi sorprende offrendomi l’ennesimo colpo di scena. Complimenti.
E ancora rifletto sulle arcane parole di Juliàn Carax.
Il prigioniero del cielo
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Fantastico Zafon, concordo con la recensione. Fermin é il mio personaggio preferito.
Dopo aver adorato la trilogia e in attesa del quarto capitolo, ho letto "le luci di settembre" che mi ha confermato ancora una volta che Zafon sa come catturare il lettore.
Leggere questa splendida tetralogia di Zafon è scoprire un mondo di matrioske che ti avvolge e coinvolge inconsapevolmente e ti spinge a rileggere i precedenti per riannodare tutti i fili. Lui è sceneggiatore, infatti leggerlo è come sedersi in una sala in ultima fila e godersi uno splendido film.