Il principio del male
- Autore: Stefano Tura
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2016
“Nulla è più oscuro dell’animo umano”
Anna Costa, 24 anni, Marco Presti, 30, segnatevi questi nomi. Sono le prime vittime - un pestaggio di inaudita violenza – di Stefano Tura, una vecchia conoscenza dei tele nauti (un modo elegante per non limitarsi all’abusato: telespettatori) ed anche dei cultori di ottimi thriller all’italiana. Calma, però. Non è mica l’assassino! È solo – e non è poco – il brillante autore di un noir anglo-felsineo da poco in libreria con la livrea dei migliori Piemme, “Il principio del male” , (2016 - 370 pagine 18,50 euro). Firma nota, perché dal 2006 è il corrispondente RAI da Londra, con servizi spesso divertenti e ironici, ma oltre alla carriera giornalistica, avviata nella sua Bologna come cronista di nera del Carlino, è autore di libri gialli di successo, compresa la serie con l’ispettore Alvaro Gerace, giunta con questo al quinto titolo.
La casa era modesta, ma da tre settimane era la loro, un monolocale al pianoterra, con ingresso autonomo e piccolo giardino, a Bramford, nel Suffolk. Tutto molto british e tranquillo, ma è orribile quanto accade nella piccola abitazione. Un’aggressione crudelissima, a una coppia di giovani bolognesi. Lei muore, scempiata (ma senza segni di violenze sessuali), Presti è ospedalizzato e sopravvive, segnato nel corpo e nello spirito, come si ripete in questi casi. Erano in tre o forse quattro, a volto coperto. Hanno preso tutto quello che capitava sotto tiro e lo hanno usato per picchiare. Da lui non si riesce a sapere altro.
Le indagini perdono slancio e si spengono, ma un anno dopo, una coppia di origine caraibica è massacrata ad Ipswich, capoluogo della contea, a tre chilometri da Bramford. Massacrati è dire poco, le stanze sono esplosioni di sangue dovunque ed è come se si fossero accaniti a fracassare tutto.
Casi simili: interni come mattatoi, donne martoriate a sangue ma non violentate, uomini percossi con violenza alla testa. Le modalità sono sovrapponibili e si tratta di stranieri. Tra i due episodi, sempre nel Suffolk, l’omicidio feroce, a botte, di una giovane prostituta croata - il cadavere è in riva al fiume Gipping – e poco dopo, l’uccisione a colpi d’arma da fuoco di un ragazzo, un clandestino centroafricano. Le investigazioni annaspano, quanto basta per scatenare l’azione di un mestatore xenofobo, a capo di un partito di estrema destra.
A tutti sfuggono i legami tra le vicende, soprattutto all’azzimato ispettore Talbot della polizia locale. Un omicida seriale è comunque l’ultimo accidente che vorrebbero affrontare: dappertutto avrebbero guardato a quel buco di mondo. Ma questo non vale per “Big Mac”, Peter McBride, detective di famiglia giamaicana della NCA, l’agenzia criminale di Scotland Yard, distaccato presso la polizia di Contea. È uno dei poliziotti più originali di tutti i tempi ed è nato dalla straordinaria capacità narrativa di Stefano Tura, che conferma il talento di disegnare con abilità le personalità complesse di quasi tutti i personaggi, senza però appesantire le dinamiche thriller del racconto.
Ha descritto McBride come un poliziotto crudo ma onesto che vive in un mondo di corruzione e che ha un conto da regolare legato alla sua gioventù passata nelle gang di Manchester, la parte violenta dell’Inghilterra. Infatti, per lo sdegno di Talbot, è stato arrestato a dodici anni per spaccio e possesso d’armi da taglio e detenuto due anni dopo per l’omicidio di un pessimo coetaneo. Entrato in un programma di rieducazione, è ora un ottimo investigatore, ma del tutto fuori registro. Proprio come Gerace, ispettore a Bologna, uno che crede ancora nella giustizia e non sopporta il tirare a campare di tanti colleghi demotivati. Vive una relazione senza troppi pensieri con la collega Clarissa Di Natale, nonostante i quindici anni di differenza (lei ne ha 36), ma soprattutto è cocciutamente impegnato nella ricerca, dimenticata da tutti, di cinque bambine rapite in Romagna negli ultimi undici mesi. Nessuna ritrovata.
Quattro, tra i quattro-cinque anni e tutte straniere,
“se esiste questo schifo di essere umano lo troverò”
Alvaro e Clarissa mettono nel mirino un tale Marcello Ruffini, clown-animatore nei parchi della riviera, 25-30 anni, leggero accento riminese.
C’è un filo sottile che lega le indagini inglesi e italiane, oltre all’affinità tra i due poliziotti, che si incontrano e collaborano. Entrambi sono lontani dal cliché del funzionario che sogna il quieto vivere e lo stipendio a fine mese. Entrambi fiutano la pista giusta, ma i superiori li boicottano, perché trovano le loro ipotesi troppo complicate. Sarebbero “faticose” da seguire.
Il principio del male
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