Si ricompone l’ultimo tassello dell’auto-socio-biografia letteraria della scrittrice francese Annie Ernaux, premio Nobel per la Letteratura 2022. Da oggi 8 novembre è in libreria Il ragazzo (titolo originale Le Jeune Homme, L’orma editore, 2022) nella traduzione a cura di Lorenzo Flabbi, l’affermata voce italiana di Ernaux, premio Stendhal per la traduzione nel 2018.
Dopo Memoria di ragazza (L’orma editore, 2017) e L’evento (L’orma editore, 2019), Il ragazzo è un altro libro “scandalo” che, sin dall’incipit, propone un’implicita provocazione:
Cinque anni fa ho passato una notte impacciata con uno studente che mi scriveva da un anno e aveva voluto incontrarmi.
Il riferimento temporale è al periodo della relazione, ovvero agli anni 1998-2000 che figurano nell’ultima pagina del memoir. Un libro che Ernaux decide significativamente di pubblicare adesso, nel contemporaneo 2022, quando ormai ha ottantadue anni e la memoria ha avuto tutto il tempo di sedimentarsi.
Il ragazzo di Annie Ernaux: la trama
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Ne Il ragazzo, pubblicato in Francia da Gallimard con il titolo Le Jeune Homme nel mese di maggio 2022, Annie Ernaux racconta la storia d’amore da lei vissuta con un ragazzo di ben trent’anni più giovane.
Un “amour fou” (un amore folle o passione irragionevole, Ndr) che in realtà presenta una forte componente di riflessione.
Con la sua consueta scrittura chirurgica, Ernaux scompone il sentimento amoroso nei minimi termini e lo trasforma in un’analisi sociologica.
Durante la lettura si ha la sensazione di rileggere tutti i romanzi dell’autrice francese concentrati in un unico libro: tornano le atmosfere del libro-capolavoro Gli anni con l’implacabile moto della Storia, rivive la studentessa di Rouen raccontata ne L’evento e, insieme a lei, si accumulano in un vertiginoso precipizio tutti i ricordi di Annie bambina, la drogheria di Yvetot, la madre stesa sul letto con il vestito buono della domenica, il sentimento innominabile della “vergogna” e anche la percezione violenta e totalizzante della passione raccontata in Passione semplice (Rizzoli, 1992).
Il ragazzo di Annie Ernaux: la recensione
Nei primi folgoranti paragrafi del romanzo possiamo cogliere un’eco dello scandalo suscitato nei primi anni Novanta con Passione semplice, in cui la scrittrice raccontava la propria tormentata e ossessiva relazione con un uomo sposato, un diplomatico russo indicato con l’iniziale di “A”.
In quel libro Ernaux narrava il lato più irrazionale della passione, ma anche la sua essenza più gratificante: la passione come privilegio, come “dono elargito”. Già in Passione semplice un incipit inaspettato mirava a scioccare il lettore: l’autrice esordiva raccontando le sequenze di un film pornografico visto per la prima volta alla televisione e, infine, istituiva un’analogia sconcertante - ma intuitiva - tra l’atto sessuale e la scrittura.
M’è parso che la scrittura dovesse tendere a questo, l’impressione che provoca la scena dell’atto sessuale, l’angoscia e lo stupore, una sospensione del giudizio morale.
Ne Il ragazzo (L’orma editore, 2022) questa intuizione viene ripresa nelle prime righe:
Spesso ho fatto l’amore per obbligarmi a scrivere. Volevo trovare nella fatica, nella derelizione che ne segue, delle ragioni per non aspettare più niente dalla vita.
Ancora una volta Annie Ernaux si mette a nudo a colpi di penna, consapevole di provocare, ma riaffermando sempre la stessa intoccabile libertà di pensiero e, chiedendo, sopra ogni cosa, ai suoi lettori la sospensione del giudizio morale.
Se raccontando una relazione scandalosa in Passione semplice Ernaux affermava, in un certo senso, l’avvenuta liberazione sessuale femminile, ora nelle pagine de Il ragazzo la scrittrice riproduce la stessa volontà di traghettare il proprio vissuto privato nell’universale. Non racconta semplicemente una storia d’amore - fatto che nell’insieme totale del racconto occupa in verità una parte piuttosto esigua - ma ci restituisce un frammento di vita.
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Scrivendo, Annie Ernaux si spoglia di ogni difesa e parla di un amore che la società giudica “sbagliato” e che la maggior parte della gente osserva con rimprovero, oppure biasima con malcelate occhiate di scherno.
Nella sua lucida analisi ritornano alcune tematiche scottanti che sono alla base dei suoi romanzi, come la disparità di genere: perché un uomo può accompagnarsi a una donna più giovane senza suscitare la minima riprovazione, mentre una donna che sta con un ragazzo che potrebbe essere suo figlio viene praticamente messa al rogo e in quella relazione si coglie persino l’ombra scabrosa di un incesto?
Di fronte a quello di A., anche il mio era un volto giovane. Gli uomini lo sapevano da sempre, non vedevo in nome di che cosa io me lo sarei dovuto negare.
Significativo, sempre a questo proposito, il paragrafo in cui Annie e il ragazzo camminano tranquillamente mano nella mano in riva al mare e notano che la gente li osserva con disprezzo:
Le persone sedute sul muretto di cemento che costeggiava la spiaggia ci avevano seguito con lo sguardo da un capo all’altro. A. mi ha fatto notare che eravamo più inaccettabili di una coppia omosessuale.
Il giudizio sociale viene rivelato dalla scrittura di Ernaux e messo alla gogna: ne viene mostrata tutta la spietatezza feroce e, al contempo, l’insensatezza. Ritorna la sensazione della vergogna stavolta, però accompagnata, da una certa gioia trionfante e spudorata data dalla consapevolezza effettiva di “suscitare scandalo”.
Mi sembrava di essere di nuovo quella stessa ragazza scandalosa. Ma, questa volta, senza la minima vergogna, con un senso di vittoria.
Questo piccolo libro di appena una trentina di pagine si rivela essere, infine, più che una storia d’amore una profonda riflessione sul tempo: stare con il ragazzo per Annie significa riappropriarsi della propria trascorsa giovinezza sino a regredire addirittura all’infanzia. Accanto a lui torna a essere la ragazza di Rouen che viveva allo studentato femminile e ascoltava la canzone di Nancy Holloway che ora infatti, incredibilmente, ritorna e viene trasmessa alla radio come un ritornello dal passato.
Ma il ragazzo rappresenta anche l’incarnazione della sua stessa morte.
“Il était ma mort” (Lui era la mia morte, Ndr) scrive Ernaux in una dichiarazione che è anche una sentenza inappellabile. Quel giovane uomo che per lei rappresenta “le passé incorporé”, il passato incorporato, fatto corpo e sangue, contiene in potenza un futuro che lei non potrà mai vivere.
Ad ogni modo, attraverso la sua stessa esistenza, lui era la mia morte. Come lo erano i miei figli, e come lo ero stata io per mia madre.
Lungo l’asse di questa relazione asimmetrica si muove dunque una riflessione straziante che lacera l’anima.
Lei e il ragazzo vivono su due tempi asincroni, paralleli, che neppure l’amore riuscirà a negare. In questo scarto è inscritto anche il presagio inevitabile della fine: il tempo appare come un filo teso destinato, prima o poi, a spezzarsi.
Come in ogni passione prende corpo il dramma della gelosia che si mischia poi all’incomprensione e all’incapacità dell’altro di dare tutto di sé, una richiesta che presto giunge al parossismo.
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Annie è consapevole che non potrà mai dare al ragazzo il figlio che lui desidera. L’amore di quel giovane uomo è “generativo”, si ciba di promesse e richiede di avere fede in un futuro possibile, un tempo che a lei tuttavia non appartiene.
Non potranno avere un figlio insieme, eppure è come se fosse lui stesso suo figlio: la fine e il principio di ogni cosa. Nel volto del giovane A. la scrittrice vede racchiuso il suo passato e anche quel tempo futuro indefinito e dalla vastità sconcertante che lei non vedrà.
A un certo punto, mentre attendono un vaporetto per Venezia, lui le dice:
Vorrei essere dentro di te, e poi uscire da te per assomigliarti.
Se non è la più tenace dichiarazione d’amore questa.
Nelle pagine de Il ragazzo Annie Ernaux compone un mosaico di immagini, pensieri, gesti, sensazioni, ci immerge in un tempo costantemente in bilico tra passato, presente e futuro.
Restituendoci un altro tassello della sua memoria auto-socio-biografica ci parla di un amore scandaloso agli occhi della società ma non di chi lo vive, un amore che era semplicemente “destinato a essere”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il ragazzo”, l’ultimo libro di Annie Ernaux da oggi in libreria
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