Il raggio verde
- Autore: Jules Verne
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
"Il raggio verde" (“Le Rayon vert”, 1882) è il ventitreesimo dei Viaggi Straordinari scaturiti dalla penna dell’impareggiabile Jules Verne. Il titolo deriva da un fenomeno ottico realmente esistente: in quel momento in cui il sole si china a baciare il mare prima di immergervisi completamente, se la giornata è tersa e il caso vi è favorevole, potrebbe capitarvi di cogliere un rapido guizzo verde, proprio nel punto in cui l’acqua e l’astro si incontrano. Il tutto sarebbe così rapido da sembrare quasi magia; e in effetti il raggio, niente più che un particolare capriccio della rifrazione della luce, porta quei pochi che lo vedono a credere di aver davvero assistito a qualcosa di, se non proprio sovrannaturale, quantomeno mistico.
Almeno, ne è convintissima di Helena Campbell, l’eroina di turno, quando annuncia agli zii, che non accetterà di sposarsi fino a che non avrà visto con i suoi occhi il suggestivo fenomeno. Infatti, come narra la leggenda:
“Il raggio verde ha la virtù di fare sì che chi l’ha visto non possa più ingannarsi nelle cose che riguardano il sentimento […]; chi è stato tanto fortunato da vederlo una volta, vede chiaro nel proprio cuore e in quello degli altri.”
La ricerca porterà i tre in Scozia, dove alla quest si uniranno altri personaggi, più o meno utili alla vicenda. Credo che il finale della storia intenerirà molti cuori; per questo scelgo di non dirvi altro, se non che si tratta una conclusione a mio parere appropriatissima.
Quel che mi ha spinto a leggere questo romanzo è stata la sua relativamente poca notorietà. Mi chiedevo: merita davvero di passare in sordina rispetto agli altri capolavori di Verne? Solo la lettura poteva darmi la risposta.
Ne “Il raggio verde”, l’autore si dimostra ancor più prolisso di quanto non lo sia in “Ventimila leghe sotto i mari”, sostituendo alla biologia marina brani di geologia e scorci di storia medievale con l’unico risultato di annoiare inutilmente il lettore. Se la scintilla prometteva bene, inoltre, la fiamma non fa altro che languire sino all’estinzione: il pretesto per il viaggio e le sue circostanze sono così curiose da suscitare un divertito e inevitabile interesse, poi stroncato da uno sviluppo quasi inesistente.
Pur sapendo che non avrei ritrovato l’adrenalina di un giro del mondo in tempi record o l’inconfondibile meraviglia della visione degli abissi dal sicuro ventre del Nautilus, la mia speranza era comunque quella di ritrovare il mio amato Verne. Il romanzo non è affatto scadente, ma non c’è sentimento, non c’è coinvolgimento. Laddove avrei dovuto commuovermi (l’intento dell’autore è palese), mi trovavo di fronte a scene studiatamente mielose, di un’artificiosità intollerabile. Ho dovuto incassare una cocente delusione, insomma. Spero che un futuro incontro con un altro Verne possa farmela smaltire.
Ma concludere una recensione su una nota così amara è a dir poco antipatico.
Vi lascio dunque con un’esortazione: dopo aver sperimentato la visione di Verne - dopotutto, vi consiglio di farlo - andate a cercare il vostro raggio verde, perché, posso assicurarvelo, si tratta di più che di un semplice fenomeno ottico.
Il Raggio Verde
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