Il ragno nero
- Autore: Jeremias Gotthelf
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
Credo che il grado di dissomiglianza tra gotico e horror letterari risieda nella misura del “perturbante” evocato. Il gotico è un genere più sottile, mentale, frastagliato: inquieta servendosi del non-detto, delle ombre. L’horror è, spesso, iper-realistico, ultra-visibile, una categoria espressiva in cui poco o nulla è lasciato all’immaginazione. L’elemento orrifico è esibito più ancora che mostrato. Non entro nel merito della sostanza narrativa: dico che la radice enfatizzata di molta narrativa “nera” si rintraccia nei romanzi gotici dei capiscuola, punto e basta. Ho appena finito di leggere “Il ragno nero” (Adelphi, 1996) di Jeremias Gotthelf (uno dei più bravi scrittori di lingua tedesca dell’Ottocento), e tra le pagine vi si individuano i prodromi della tradizione “fantastico-demoniaca” a seguire (il patto col diavolo, il sacrificio umano, l’insetto come incarnazione del Male, il villaggio infestato, le morti misteriose, la modificazione psicologica e corporale), con il valore aggiunto di una prosa elegante. Le storie di Jeremias Gotthelf si svolgono quasi sempre tra le valli selvatiche della Svizzera tedesca, e questa non fa eccezione. Il romanzo comincia in modo solare, come una favole valligiana, una comune vicenda di battesimi di paese, tracimando sottilmente nell’inquietante, quindi nel tenebroso degli incubi e delle paure dell’inconscio collettivo. Proprio il contrasto tra il microcosmo tranquillo, devoto, regolato del contesto e quello oscuro e subdolamente intrusivo del Male, concorre all’aspetto più inquietante di questo romanzo. Come ebbe a esprimersi su di esso Elias Canetti:
“Lessi Il ragno nero e mi sentii perseguitato, come se quel ragno si fosse annidato nel mio viso”
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La versione che vi segnalo esce per la collana “Echi dal labirinto” (editori Moretti&Vitali) con prefazione del suo direttore Roberto Caracci, che scrive, fra l’altro, focalizzandone il sostrato:
“…il racconto è investito anche di una potenza immaginaria archetipica, che ci parla delle figure dell’Anima di sempre, quelle che accompagnano nella storia gli individui e i popoli, i patrimoni delle grandi e piccole comunità: non solo il Bene e il Male, il divino e il demoniaco, la strega e l’angelo”
Anche per la caratura, per così dire universale, “Il ragno nero”, si impone quindi come un romanzo tout court, stratificato, ben scritto e di impatto quasi visivo. Da non perdere.
Il ragno nero
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