Il re di Norvegia
- Autore: Amos Oz
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2011
Tra i racconti di Amoz Oz (romanziere e saggista israeliano, nato a Gerusalemme nel 1939, influente intellettuale dalle posizioni politicamente conciliatorie e social-democratiche), questo "Il re di Norvegia" è uno tra i più felici, per acume psicologico, levità descrittiva e delicata ironia. Si sorride, leggendolo, non si ride: e anzi ci si sente coinvolti in un sentimento di solidale e comprensiva simpatia umana per l’evidente inadeguatezza del protagonista nel rapportarsi con il prossimo.
Zvi Provizor, scapolo cinquantacinquenne, fa il giardiniere nel kibbutz Yekhat, e ama in maniera incondizionata il suo lavoro, a cui dedica ogni attenzione, cura e pensiero.
Si alzava ogni mattina alle cinque, spostava gli innaffiatoi, rastrellava la terra nelle aiuole di fiori, piantava e potava e bagnava, tagliava l’erba con quella macchina rumorosa, spruzzava i disinfestanti chimici, spargeva e interrava letame e fertilizzante.
Emotivamente sensibile e introverso, si rivela particolarmente propenso e interessato a qualsiasi avvenimento tragico accada nel mondo, andando a scovare nei quotidiani e nelle cronache radiotelevisive proprio le notizie più drammatiche, scandalose e catastrofiche che vengono riportate, per poi riferirle a chiunque incontri sul lavoro o al bar: “terremoti, aerei precipitati, crolli di edifici con vittime, incendi e alluvioni”.
Raccoglie necrologi e immagazzina nella memoria i lutti di tutto il kibbutz, creandosi così una fama funerea di menagramo tra i colleghi, che tendono a isolarlo anche a mensa, e ne commentano sarcasticamente la riservatezza e la sessuofobia.
Inaspettatamente però, Zvi Provizor incontra una vedova, Luna Blank, insegnante dall’indole artistica e romantica, e stabilisce con lei un rapporto di reciproca e casta amicizia, fatta di scarse confidenze e molti sospiri.
Lui si sedeva sulla destra della panchina di sinistra, in fondo al prato, e lei non lontano, sulla sinistra della panchina di destra. Lui le parlava e strizzava gli occhi, lei stropicciava il fazzoletto fra le dita.
Quando tuttavia Luna azzarda un approccio fisico appena più confidenziale, il mesto giardiniere si ritira spaventato, e alla donna delusa non resta che lasciare il kibbutz, rifugiandosi all’estero.
Zvi Provizor, quasi sollevato dalla partenza di lei, torna alla sua monotona esistenza, tra fiori e piante grasse, immergendosi con sempre più angosciata e morbosa curiosità nella cronaca nera dei notiziari e dei giornali: per lui la notizia della morte del re di Norvegia, da tempo malato di tumore, rimane il massimo della sofferenza sopportabile con cui confrontarsi.
Amos Oz osserva, racconta, scuote la testa, sorride.
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