Il retaggio
- Autore: Sybille Bedford
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2016
“Il retaggio” (Adelphi, 2016, titolo originale The Legacy, traduzione di Marina Antonielli) è il capolavoro della scrittrice e saggista tedesca Sybille Bedford (16 marzo 1911 - 17 febbraio 2006), pubblicato per la prima volta nel 1956.
Nell’Introduzione del volume, dedicato “A Evelyn Gendel”, considerato l’ultimo fra i grandi romanzi di famiglia, Sybille Bedford precisa che aveva cominciato a scrivere il testo “come un sacro dovere” nella canicola di un agosto romano. Era il 1952, Sybille aveva appena compiuto quarant’anni e avrebbe impiegato quasi tre per la stesura del libro composto dentro una stanza con le imposte chiuse, in un appartamento sito all’ultimo piano, che si trova una stradina fra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo. Quell’abbozzo di romanzo che vedeva la luce allora, racconta, a cavallo tra Ottocento e Novecento dal 1870 al 1914 in Germania,
“un triangolo di famiglie che, imparentate per via di matrimoni piuttosto infausti, erano completamente diverse per abitudini, principi e religione”.
Se a dividere i membri dei rispettivi clan erano l’estraneità o la vocazione alla politica, la geografia e il denaro, ciò che invece li univa era il fatto di essere rappresentanti eccentrici e anacronistici dei rispettivi ambienti di provenienza, convinti che non avrebbero mai rinunciato alle loro prerogative. Non avevano ancora compreso di essere già le vittime se non lo zimbello della nuova Germania unita e di quello che il futuro aveva in serbo per tutti loro. Quell’“immane mostruosità” che sarebbe stata la dittatura nazista di Adolf Hitler. Ecco dunque una solida e opulenta famiglia ebrea, i cui migliori esemplari erano Arthur “vecchietto arzillo, di corporatura gracile” e Henrietta Merz “un fagottino”, i quali discendevano dall’alta borghesia israelitica di Berlino. Le altre due famiglie “appartenevano a realtà discordi del Sud cattolico”: la prima, i Felden, sonnolenta, rurale, con lo sguardo rivolto al passato, la seconda, i Bernin, con sogni di gloria di dimensioni europee.
Sybille Bedford era nata a Charlottenburg, nel granducato del Baden, nella Germania del Sud, terra che avrebbe lasciato da bambina dapprima sulla scia degli eventi e in seguito per scelta, troncando di netto ogni legame con il Paese natio, che non avrebbe più rivisto fino agli anni Sessanta. Sybille, soprannominata Billi, fin da piccola bambina curiosa e grande osservatrice, dai tre ai dieci anni si era divertita a origliare, spiare il mondo che la circondava, che in queste pagine viene descritto con sottile e raffinata ironia. Non è quindi un caso che i suoi genitori, il barone Maximilian von Schoenbeck e l’inglese Elisabeth Bernhardt, siano stati presi come modelli per tratteggiare le figure di Julius Felden e della moglie Caroline, personaggi principali di questo romanzo. Ed è Billi la bambina sballottata tra due case, l’una abnorme per vastità e bruttezza, l’altra bellissima. Tuttavia
“quel retaggio non è la mia storia; si tratta per lo più di vicende antecedenti la mia nascita. La prima persona, usata forse in modo maldestro, scompare piuttosto presto come il gatto di Alice”.
Il retaggio
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