Il ritorno degli Dei
- Autore: Graham Hancock
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2016
Per un esercito di lettori, da vent’anni, Graham Hancock è un brillante ricercatore controcorrente di storia remotissima. Per altri è uno scrittore di godibili testi di fantastoria e archeologia misterica. Per il mondo scientifico è solo un cantastorie, se non addirittura uno “spacciatore” di pure fantasie. Piaccia o meno, però, questo giornalista e scrittore scozzese (classe 1950) guarda tutti dall’alto dei 20 milioni di copie nel mondo, 200mila in Italia, a cominciare dallo strabiliante e scientificamente eretico “Impronte degli Dei” (Corbaccio, 1996) e si appresta a rinnovare il successo di vendite col nuovissimo “Il ritorno degli Dei”, pubblicato da Corbaccio a febbraio 2016 (554 pagine 19,90 euro).
Dopo un ventennio, sarebbe ora dimostrata l’esistenza, solo ipotizzata nel primo volume, di una civiltà progredita, scomparsa sulla Terra da millenni. A fare acqua da tutte le parti sarebbero invece proprio le teorie della comunità scientifica per così dire “ortodossa”. Poggerebbero su basi che a suo dire si stanno dimostrando precarie, mentre si fa strada la certezza che tra 12.800 e 11.600 anni fa il nostro pianeta sia stato sconvolto dal cataclisma che ricordano duemila antiche narrazioni mitologiche. Un evento catastrofico planetario, che sconvolse l’ambiente terrestre e il genere umano.
Secondo Hancock, testimonianze scientifiche intervenute nel 2007 confermano la calamità apocalittica e hanno destabilizzato l’intero impianto delle tesi di storici e archeologi sulle origini della civiltà umana. Nelle religioni antiche e nella mitologia di tutti i popoli remoti, fa notare Graham, ricorre la cronaca di un’età dell’oro dell’umanità, interrotta da un’immane tempesta d’acqua o di fuoco. Diluvio “globale”, innalzamento delle acque o bruciante calore, un turbine di fiamme. Tutto potrebbe essere stato causato da un meteorite, dall’impatto di un corpo celeste, intercettato dall’orbita terrestre. E tutto avrebbe adesso conferme illustrate dettagliatamente nel volume
All’incirca 12 millenni addietro, un punto d’arrivo della storia umana è stato spazzato via: un episodio che non parla di rozzi cacciatori-raccoglitori ma di una civiltà avanzata, fa presente l’autore. Occorre verificare, quindi, se nonostante il grande tempo trascorso, quella civiltà abbia lasciato tracce identificabili. Il libro tenterà di fornire una risposta, premette l’autore, anticipando una versione decisamente “millenaristica” sul destino futuro del genere umano. Sostiene, infatti, che i più di duemila miti sul diluvio giunti da un remoto passato sono coerenti in particolare su un punto:
il cataclisma non fu accidentale, ma venne causato da noi stessi col nostro comportamento.
E se c’è una società che ha tutte le caratteristiche di quella allora giunta all’estinzione, quella è la nostra: aggressione dell’uomo all’ambiente, inquinamento, violenza contro i propri simili, conflitti, avidità.
Se si dovesse ripetere lo scenario dell’autodistruzione, avrebbero chanches di sopravvivere solo le popolazioni più marginali del pianeta, ad esempio i cacciatori-raccoglitori dell’Amazzonia e dei deserti, abituati a condizioni di sopravvivenza elementari. Ci si può domandare come ci ricorderebbero i loro discendenti tra mille o diecimila anni. Come verrebbe raccontata la capacità di vedere immagini e ascoltare suoni da tutto il mondo su un piccolo schermo?
Gli antenati degli antichi maya senza doversi muovere potevano vedere lontano – si legge nel “Popol Vuh”, il libro sacro - riuscivano a sapere tutto ciò che vi è nel mondo. Vedevano il volto arrotondato della terra. Questo accenno alla rotondità della Terra, da parte degli antichi guatemaltechi, è stupefacente.
Lo stesso Hancock ha però uno scatto di ottimismo quando afferma che l’umanità ha oggi la tecnologia per fronteggiare il degrado o per scongiurare l’eventuale disastro cosmico (se si dovesse materializzare un asteroide in rotta di collisione).
Comunque la pensiate, buona lettura con Graham Hancock. Da vent’anni gioca la sua partita e non senza successo: 20 milioni di copie sembrano poche?
Il ritorno degli dei
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