Il ritorno del centurione
- Autore: Harry Sidebottom
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
Gaio Furio Paolo è un veterano delle Legioni di Roma, nel II secolo avanti Cristo, ma non è anziano e nemmeno un ufficiale, quando torna in congedo nel Brutio, l’antica Calabria. The return, titolo inglese del romanzo storico di Harry Sidebottom che lo vede protagonista, è diventato in Italia Il ritorno del centurione, pubblicato a luglio da Newton Compton, con la traduzione di Vittorio Ambrosio, nella solita robusta versione cartonata (320 pagine) e nel formato digitale, preferito da chi riesce a fare a meno della consistenza fisica di un volume.
Esperto di tradizioni e costumi romani, l’autore è nato a Cambridge ma si è laureato in storia antica nel Corpus Christi College di Oxford. Ha insegnato la materia in varie università, insistendo nella ricerca accademica sulla cultura greca all’impatto con l’impero romano e sulla guerra nell’antichità classica, come veniva concepita nel mondo greco e latino. Un rodaggio come articolista e saggista breve per antologie ha poi suggerito di mettere a frutto le conoscenze tecniche e la fluidità di scrittura avviando l’attività narrativa, che lo ha visto affermarsi tra i grandi nomi internazionali dell’historical novel, con le serie Il trono di Cesare e Il guerriero di Roma.
Dalle campagne militari in Grecia, Paolo torna a casa da eroe, nel 145 a.C., anno 609 ab Urbe condita (dalla fondazione della città sui sette colli). Non ha chiuso i conti col passato, però, come crede. Dopo molti anni in cui ha perso sangue per l’onore di Roma, scrive Sidebottom nell’efficace presentazione, vuole trascorrere il tempo che ha davanti lavorando in silenzio nella fattoria di famiglia, ma sembra che la morte lo abbia seguito dal campo di battaglia.
Il male commesso e il dolore inflitto a comando riaffiorano nella sua mente – l’autore descrive gli orrori dell’assedio e del saccheggio di Corinto – e l’uomo è tormentato da apparizioni che lo mettono a disagio. Una vecchia intralcia il suo passo, con indosso una veste nera sudicia. Lunghi capelli grigi le pendono sulle spalle come serpenti arruffati. Si accompagna di solito a due sorelle, spettrali come lei. Occhi arrossati e uniti fissano Paolo con disprezzo.
Quando la squadra di arruolamento era arrivata a Temesa, nella Sila, aveva scelto le armi insieme all’amico di sempre Alcimo, per le ragioni che spingono i giovani a impugnarle: mettersi alla prova, vedere il mondo e fare fortuna. Entrambi hanno raggiunto i primi due obiettivi, ma solo Paolo il terzo.
Erano inseparabili e durante l’addestramento si era aggiunto Tazio, a formare un trio di compagni di ogni avventura. Insieme fino alla morte, diceva Alcimo, senza immaginare quanto le sue parole potessero risultare premonitrici.
Paolo si rivede presso quell’ultima casa a Corinto. Sente il chiasso dei soldati ubriachi vincitori, le urla di donne e bambini terrorizzati. Avverte nelle narici l’odore acre del fumo.
Dai Greci, dalla loro letteratura, ha imparato a tenere lontani i demoni del passato. Cavagli gli occhi e le loro ombre non potranno seguirti, tagliagli i piedi e non potranno rincorrerti, strappagli la lingua e non potranno fare il tuo nome, mozzagli le mani e non potranno farti del male.
Ora tornava ai venti iugeri di terra del padre nel Brutio, con le armi e la corazza unte d’olio per conservarle e con una corona civica, riconosciuta a chi avesse salvato la vita a un cittadino romano e tenuto la posizione in battaglia fino all’ultimo. Chi deteneva quel simbolo di valore e di rispetto andava onorato per tutto il resto della vita, era esonerato dai pubblici doveri, aveva diritto a un posto di rilievo ai giochi e perfino i senatori dovevano cedergli il passo. Ma lui aveva salvato l’uomo sbagliato.
Ricordi degli errori e orrori tormentano il suo presente in forma di esseri mitologici che ostacolano il cammino. Un demone antico, del resto, popola i racconti di Temesa. Polite, un compagno di Odisseo, aveva violato ubriaco una vergine del luogo ed era stato lapidato dai paesani. Lasciato insepolto, senza la moneta per traghettare negli inferi, non aveva trovato pace e si era dato a infestare le colline, trucidando chiunque incontrasse. Uomini, donne, fanciulle, bambini, smembrati atrocemente.
Consultato l’oracolo di Delfi, gli abitanti l’avevano pacificato offrendogli ogni anno una vergine in sacrificio. Il rituale era proseguito fin quando un campione di pugilato a Olimpia si era nascosto nel tempio per proteggere la bella ragazza di cui era innamorato e aveva battuto Polite, costretto a gettarsi in mare. Qualcuno assicurava però che la sua ombra vagasse ancora intorno. E più d’uno gli attribuisce una serie di uccisioni che prendono a ripetersi a Temesa. In giro vengono trovati corpi massacrati a colpi di mannaia o di spada. C’è chi dice che il demone vada tacitato con le vergini, ma c’è anche chi ritiene che certe ferite possono essere state inferte da un uomo abile con le armi. Per stornare i sospetti su di sé, Paolo deve improvvisarsi investigatore.
Alla maniera di Sidebottom, è il mondo antico che rivive in una sorta di giallo moderno in costume.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il ritorno del centurione
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