Il ritorno del colonnello Arcieri
- Autore: Leonardo Gori
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: TEA
- Anno di pubblicazione: 2015
Arcieri chiede aiuto ai vecchi nemici e quelli glielo danno.
Bruno Arcieri: solo accennare ai tanti libri di Leonardo Gori che lo hanno per protagonista consumerebbe lo spazio di una recensione. Sarebbe altrettanto impegnativo illustrare la carriera, ma questo di fatto è obbligatorio, davanti a “Il ritorno del colonnello Arcieri”, spy story gialla pubblicata a maggio 2015 nella collana Narrativa TEA, 352 pagine 14 euro.
In estrema sintesi, il personaggio creato nel 2000 dal giallista fiorentino che adora i fumetti (quando non si dedica al suo Bruno, scrive saggi sul disegno animato e simili) è stato capitano dei Carabinieri negli anni Trenta, ufficiale di collegamento con gli Alleati dopo l’8 settembre 1943, poi agente dei servizi segreti e infine pensionato, negli anni Sessanta, ma senza nessuna intenzione di farsi da parte.
In avvio del romanzo, nel 1968, a Parigi, il nostro ha passato i 65 anni e divide la vita e il letto con Marie. Lui per primo si chiede perchè perda tempo a passare le notti con un vecchio, quando potrebbe avere ancora chiunque, bella com’è e più giovane di quindici anni. Però, in cuor suo la ringrazia, la fa sentire ancora vivo.
Si apprende intanto, a vantaggio di chi non lo conosce, che Arcieri ha subìto un attentato - auto sabotata – da nemici o anche amici. E che si nasconde, fingendosi un anziano qualsiasi. Lavora come cuoco in una trattoria, in un quartiere ora animato dai moti studenteschi. È il Maggio francese, la prima grande stagione di protesta giovanile.
Gioca a fare il vecchio, ma è ancora atletico, magro, diritto e con tutti i capelli neri. Si fa chiamare Marcel. È in fuga, per tante ragioni, compresso Andrea, il ragazzo di Viareggio compagno di stanza in ospedale- Si fingeva muto ed era spaventato: durante una manifestazione aveva visto quello che non doveva e qualcuno voleva assicurarsi che non potesse parlare. Era morto, infatti, a Firenze. Suicidato. Ma quelli si sono convinti che avesse spiattellato tutto a Bruno ed hanno fatto fuori l’ex vice, Carboni. Ufficialmente è stato un infarto, in una camera d’albergo, con una tanto più giovane di lui. Per questo Arcieri, braccato, ha chiesto aiuto ai vecchi nemici e quegli glielo danno, insistendo che Parigi è insicura e offrendogli riparo in Spagna.
A questo punto, davanti a un gioco così duro, prevale il temperamento. Perso per perso, se lo vogliono, lo avranno. Decide di rientrare in Italia, non se la sente di fare la vita del topo. C’è anche un fantasma in carne ed ossa che lo attira: Elena Contini, il suo amore quando era un giovane ufficiale, nel 1938. Fiorentina, bionda, ebrea.
Aiutato sempre dai “nemici”, passa a piedi la frontiera, sopra Ventimiglia. 15 maggio 1968, Santa Maria Novella, stazione di Firenze: Bruno Arcieri è tornato.
Barba lunga, abiti modesti e sgualciti, una pistola in tasca, può andare solo in una comune, l’alloggio indicato da Vanel, l’ex nemico. Ci sono ragazzi marxisti, amore libero, un fascista fiumano ante marcia e il novo contatto, un tedesco, reduce dell’Afrika Korps e mercenario in Congo.
Riprende la sua ricerca, deve conoscere le ragioni del terrore di Andrea. Cerca colleghi e conoscenti del passato, ma il tempo non trascorre senza pagarne il prezzo. I giovani amici di una volta sono dei vecchi malati e intorno il mondo cambia caoticamente. La gente va di fretta, gli occhi impauriti e cattivi, mamme con sguardi duri trascinano senza amore bambini piangenti. Quell’umanità suscita disagio, un senso di disordine maligno.
Il problema è che lo hanno trovato. Lo colpiscono in piena folla, in centro. Una botta al fianco.
Non va per niente bene, è tutto un pericolo, ma nonostante resti un uomo amaro e disilluso, Arcieri è un duraccio. La comune, che gli era stata presentata come un alberghetto dove non avrebbero fatto troppe domande, diventa un porto sicuro. È frequentata da un singolare sottufficiale dell’Arma, un maresciallo comunista, che rispetta e aiuta quei ragazzi sognatori.
Nella rivisitazione di Gori, il ’68 è perdente, ma appassionante. Da notare, le triangolazioni: il colonnello Arcieri è entrato nei gialli di Marco Vichi e il commissario fiorentino Franco Bordelli entra nei gialli di Leonardo Gori. Una sinergia efficace e decisamente singolare. Narrativa italiana creativa, con queste guest star che si affacciano e agiscono insieme.
Il ritorno del colonnello Arcieri
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