Il rituale del male
- Autore: Jean-Christophe Grangé
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2016
Jean-Christophe Grangé, il Re Mida francese del thriller macabro è tornato e un motivo ci deve pur essere se “Il rituale del male”, il nuovo romanzo dello scrittore laureato in lettere alla Sorbona ha venduto 200.000 copie nel primo mese di diffusione. Le ampie storie dell’autore dei “Fiumi di Porpora” non tradiscono mai e sono sempre tanto ben scritte, da far dimenticare i torrenti di sangue versati nei capitoli, la perversione mortale e l’orrore psicofisico che raccontano.
Quando si pensa: è difficile staccarsi dalla lettura di queste pagine, si parla proprio di uno dei suoi romanzi scioccanti e magnetici.
Profondo nero, è il caso di dire, e non solo perché ma perché la narrativa di Jean-Christophe Grangé conduce in un tunnel buio pieno di lampi di violenza. Questo nuovo poliziesco parte infatti dal Congo di oggi, passa dal Centroafrica dei primi anni Settanta, si sviluppa in Francia, ma si conclude riportando di fatto ad una vicenda brutale nel Katanga, oltre quarant’anni fa.
Prima di qualche cenno sulla trama, sarà utile informare che in Francia è già in circolazione nel 2016 un secondo volume, collegato ai contenuti di questo.
Grigoire ed Erwan Morvan, padre e figlio sono nel capoluogo della provincia meridionale congolese, dove il quarantenne funzionario della polizia criminale di Parigi è nato e dove il genitore era stato esiliato (nell’Africa francese), perché troppo sinistroide per continuare il servizio di agente di polizia nel territorio nazionale.
Erwan stesso descrive quel colosso di Grigoire come un uomo valido professionalmente, ma capace di tutto. Un arrivista senza scrupoli. Una volta era il primo poliziotto di Francia, il più discreto se non il più fidato e aveva fatto carriera fino ai vertici, servendo diversi presidenti della Repubblica, nonostante la macchia nel suo stato di servizio del trasferimento in Congo, dopo il ’68. Il merito che gli aveva consentito il ritorno con gli onori in madrepatria era stato aver fermato nel 1971 un serial killer che mieteva vite nel territorio di Lontano, in Congo, nel Katanga. Lo chiamavano l’Uomo Chiodo, perché crivellava crudelmente le sue vittime con centinaia di chiodi, frammenti di vetro e schegge di metallo, trasformandole in minkondi, statuine infilzate da punte e cocci, coperte di catene, fibre e piume sporche di sangue, tipiche del Mayombe, una regione nel Basso Congo. I guaritori le confezionavano per tenere lontani gli stregoni e le loro fatture: le attivavano per difendersi piantando un chiodo o un pezzo di vetro.
Grigoire ne ha una collezione, si direbbe che le abbia sottratte dal nascondiglio del criminale. Settantottenne, da decine di anni serve il potere con efficienza, ma in famiglia è un orco. Picchia la moglie, un’ex bellissima hippie. Con i figli non è mai stato manesco, ma severo. Oltre ad Erwan, sono il secondo, Loic, un cocainomane skipper giramondo, separato dalla ricca moglie italiana e con due figli e la sorella più piccola, Gaèlle, ex anoressica, attrice poco impegnata - da scritture - e all’occorrenza pornostar oltre che escort.
Si chiederà: perché soffermarsi sul padre se il protagonista è il figlio? Perché è Grigoire che fa in modo di fare incaricare Morvan giovane di un’indagine delicata che riguarda l’Aviazione Militare.
Raggiunge Brest col vice, il tenente Philippe Kriesler, un alsaziano soprannominato Kripo dai colleghi parigini. Nell’Accademia aeronavale bretone di Kaerverec, un cadetto è morto in un bunker colpito da un aereo in esercitazione. L’ipotesi è che sia la conseguenza di un rito di iniziazione troppo violento al quale le reclute del primo corso, i "Ratti", sono sottoposte dalle "Volpi" degli altri anni. Ora si chiama "week end di integrazione" e spesso si svolge con modalità sadiche.
Indagando, interrogando, facendo sopralluoghi, contattando giovani militari e superiori, il poliziotto si rende conto che c’è qualcosa di molto diverso da un omicidio per maltrattamenti o da un nascondiglio fatalmente sbagliato. La conferma arriva dall’autopsia e dal lavoro dei medici legali. Il giovane smembrato dall’esplosione era già morto nel bunker bersaglio quando il missile del caccia Rafale ha centrato l’obiettivo. Lo sventurato era stato seviziato con estrema crudeltà, da vivo, tagliato con un bisturi e colpito con tantissimi chiodi, che prima erano stato leccati o fatti leccare.
L’Uomo Chiodo è tornato e tutto diventa più torbido. Le morti orrende ricominciano. Donne e uomini trasformati in grandi statue minkondi, in modo ancora più atroce.
La narrativa di Grangè è sempre una finestra sull’incubo, ma la leggere Jean-Christophe Grangé è tutt’altro che un tormento.
Il rituale del male: Episodio 2
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