Il sale rosa dell’Himalaya
- Autore: Camilla Baresani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Camilla Baresani scrive in un modo del tutto originale: avvezza a un italiano spigoloso, asciutto, anche in una vicenda che lei racconta in modo obiettivo e non indulge in un dolorismo scontato o nel sentimentalismo. Mi ricorda il premio Nobel Elfriede Jelinek, meno morbosa, forse.
Giada è una ragazza di trent’anni che vive come una che è riuscita nel lavoro e nella vita nella città spietata di Milano: con la sua laurea alla Bocconi si esalta pensando che anche come stagista giovanissima non ha fatto fotocopie, né ha tolto spam dalla posta elettronica dei suoi capi.
Vuole mettersi in proprio in un ufficio tutto suo, togliendo alla temuta Francesca von Eppen, la terribile donna con cui collabora, un cliente importante. Ci riesce e Spasini va a casa sua a cena. Ma Giada non c’è, perché, uscendo di casa in tutta fretta per comprare il sale rosa dell’Himalaya da usare in cucina, viene rapita da due uomini, due rumeni che la portano in una baracca.
Questi "dannati" in terra la tengono legata in un letamaio e approfittano del suo essere donna, per fare sesso non pagato, come e quando vogliono, con una giovane donna elegante, quello che è Giada agli occhi degli altri.
Ne "Il sale rosa dell’Himalaya" (Bompiani, 2014), Camilla Baresani non cede a pruriti sessuali, non fa psicologismi, si basa sui nudi fatti: due uomini "malvissuti" che campano di furti e spaccio, che non si lavano, hanno meno di trent’anni, ma sembrano già vecchi, che hanno trovato una bambola viva per le loro esigenze sessuali, fino a quando non si saranno stancati di vedere come Giada è diventata magra, sporca, in buona sostanza poco appetibile anche nel sozzo aspetto.
Giada lotta per la vita. Al di fuori di questa baracca ci sono la polizia, i parenti, gli amici, i colleghi, la domestica che avvalorano l’identità di Giada: una donna di trent’anni, con uno stipendio già alto, abbastanza carina, che ancora non ha un fidanzato ma non sembra che se ne faccia un cruccio, corteggiata il giusto, che ha fatto dei debiti importanti per mettersi in proprio. Una in gamba, che la stampa in quindici giorni trasforma come una mantide pericolosa.
Prima che finisca la prima settimana, dopo le foto che qualcuno ha postato su un social, di Giada nessuno ha un’idea benevola. Risuonano i mugugni di una città piccola come Bergamo, dove è nata la donna, per poi andare a Milano, dove viene vista come una provinciale egocentrica, una fanatica del successo che non vede più un film e non legge più un libro perché "il tempo è denaro".
La condizione di rapita dura abbastanza, ma non sveleremo più niente della trama... comprate e leggete questa storia crudele.
“Il sale rosa dell’Himalaya” è un vero romanzo che non ammette generi, non ha etichette: non è un noir (o meglio è anche qualcosa d’altro), né un romanzo psicologico, una strada per la redenzione anche.
L’italiano di Camilla Baresani è bellissimo, spezzettato, va avanti e indietro nel tempo perduto, cronistico. Si capisce che mi è piaciuto molto e che lo consiglio caldamente.
Il sale rosa dell'Himalaya
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